La schiavitù e la tratta delle persone

Papa Francesco e un Rapporto dell’Onu denunciano gli abusi

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Martedì scorso papa Francesco, insieme ai rappresentanti di diverse fedi religiose, ha firmato una Dichiarazione comune di condanna della schiavitù.

L’evento è stato notevole, sia per la gravità del problema che per il numero di religioni firmatarie: cattolici, ortodossi, anglicani, musulmani, ebrei, buddisti, indù.

È scritto nella dichiarazione congiunta: “Ispirati dalle nostre confessioni di fede, oggi ci siamo riuniti per un’iniziativa storica e per un’azione concreta: dichiarare che lavoreremo insieme per sradicare il terribile flagello”.

Solo pochi giorni prima della firma della dichiarazione congiunta a Roma, l’Ufficio delle Nazioni Unite contro il traffico di Droga e il Crimine (UNODC) ha pubblicato il rapporto annuale 2014, proprio sulla tratta delle persone.

Secondo il rapporto dell’UNODC tra il 2010 e il 2012, le vittime della tratta, provenienti da  almeno 153 paesi, sono state ritrovate in altri 124 paesi. Le vittime tendono ad essere rapite nei paesi poveri per poi essere sfruttate nei paesi più ricchi.

Complessivamente, sono stati individuati almeno 510 canali di traffico a livello mondiale. Si tratta di un dato che rappresenta il minimo di quanto avviene in realtà, perché i dati riportati dall’UNODC non comprendono i casi nascosti della tratta ed è probabile che il numero effettivo dei flussi sia molto più alto.

Il rapporto non fornisce alcuna stima per il numero totale delle persone vittime della tratta, e al momento, non esiste alcuna previsione realistica sul numero delle vittime a livello planetario. Il rapporto dell’UNODC ha raccolto i dati provenienti forniti dai singoli paesi.

Secondo quanto scritto nel Rapporto, negli ultimi anni un certo numero di paesi ha approvato leggi che vietano la tratta delle persone ma la “risposta globale della giustizia nei confronti della criminalità che pratica la tratta di esseri umani, è storicamente molto debole e non è migliorata granché”.

Infatti, nonostante che il fenomeno criminale sia cresciuto di molto, tra il 2010 ed il 2012, il 40% dei Paesi hanno effettuato meno di 10 condanne all’anno. Il 15% dei 128 paesi monitorati nel rapporto non ha registrato una sola condanna.

Anche quando i responsabili della tratta delle persone vengono arrestati e processati, solo uno su quattro dei sospetti subisce una condanna.

I trafficanti di persone hanno maggiori probabilità di essere condannati in Europa occidentale e centrale rispetto alle altre regioni del mondo.

Il traffico di persone può essere locale, regionale o, al contrario, comportare la percorrenza di lunghe distanze. Più di 6 su 10 di tutte le vittime attraversano almeno  una frontiera nazionale. È più frequente che il traffico di persone avvenga tra paesi vicini.

La tratta domestica è la più comune. In un caso su tre, avviene nel paese della vittima.

Anche se sono coinvolti anche uomini e ragazzi, la maggioranza delle vittime sono di sesso femminile. Donne e ragazze rappresentano circa il 70% delle vittime della tratta.

Tra il 2010 ed il 2012, circa il 40% delle vittime rilevate è stata utilizzata per costrizione al lavoro nero. Si tratta di una forma di lavoro forzato in attività che comprendono la produzione industriale, le attività di pulizia, la costruzione edilizia, il catering e i lavori nei ristoranti, il lavoro domestico e la produzione tessile.

Tuttavia, il maggior numero di vittime, circa il 53% del totale, è costretta nelle attività di sfruttamento sessuale.

Le attività che non riguardano né il lavoro forzato né lo sfruttamento sessuale sono comunque in aumento. Si tratta del traffico di bambini per la lotta armata, o per la microcriminalità o per l’accattonaggio forzato. Alcune di queste forme minori possono diventare problemi significativi in alcune zone, che però sono relativamente limitati se valutati da un punto di vista globale.

Ci sono notevoli differenze regionali per quanto riguarda le forme di sfruttamento. La tratta a scopo di sfruttamento sessuale è rilevante in Europa e in Asia centrale, con il 65% delle vittime. In Europa orientale e Asia centrale questa percentuale arriva fino al 71%.

In Asia orientale e nel Pacifico, la principale forma di traffico è legata alla costrizione al lavoro. Nelle Americhe vengono rilevati i due tipi di tratta: lavori forzati e prostituzione in proporzioni uguali.

Un altro punto sottolineato dal rapporto è che sta crescendo in maniera significativa la percentuale di bambini tra le vittime. A livello globale, i bambini ora comprendono quasi un terzo di tutte le vittime della tratta. Ogni tre vittime, due sono le ragazze e uno è un ragazzo.

Le regioni con il maggior numero di bambini come vittime sono l’Africa ed il Medio Oriente.

In Europa e in Asia centrale, le vittime della tratta sono adulti, soprattutto donne.

Come rilevato dal rapporto dell’UNODC, la tratta delle persone è un crimine in crescita. Eliminare la tratta delle persone e la schiavitù è certamente una necessità urgente, ma il compito che ci attende non sarà facile.

A questo proposito Papa Francesco, nel suo discorso ai leader religiosi riuniti in Vaticano ha affermato: “Dichiariamo che “a nome di tutti e di ognuno dei nostri credo, che la schiavitù moderna – in forma di tratta delle persone, lavoro forzato, prostituzione, traffico di organi – è un crimine contro l’umanità”.

Per questo “chiamiamo all’azione tutte le persone di fede, i leader, i governi, le imprese, tutti gli uomini e le donne di buona volontà, affinché diano il loro forte appoggio e si aggiungano al movimento contro la schiavitù moderna, in tutte le sue forme”.

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Fr. John Flynn

Australia Bachelor of Arts from the University of New South Wales. Licence in Philosophy from the Pontifical Gregorian University. Bachelor of Arts in Theology from the Queen of the Apostles.

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