La santità nella tradizione bergamasca

Tutti gli elementi che caratterizzano la spiritualità della terra orobica

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Una santità “popolare”

Quella che emerge dalla lunga tradizione bergamasca è una santità che potremmo chiamare “popolare”, nel senso che essa si manifesta non tanto in fenomeni straordinari, ma nei contesti della vita quotidiana. Ha i tratti della semplicità evangelica che consiste nell’aderire a Gesù con l’impeto e l’entusiasmo di un bambino verso i suoi genitori. Questa santità si sviluppa intorno alle virtù della fede, della speranza e della carità, si nutre frequentemente di preghiera, si affida con fiducia alla guida della Chiesa, si apre con generosità ai bisogni del mondo e soprattutto dei più poveri.

Una santità nutrita di preghiera

Per molti secoli la terra bergamasca è stata un ambiente dalla fede profonda e solida, una fede che si esprimeva nel rivolgersi al Signore con spontaneità, fiducia, rispetto e obbedienza, cogliendo in Lui la fonte benevola dell’esistenza, il fedele Compagno di viaggio, il Padre che sempre ci attende per l’abbraccio eterno. Alla sua parola e alle sue vie ci si può affidare con pace e intima gioia, perché apportatrici di salvezza anche quando sono molto diverse dalle nostre. Parole e vie radicate nella mente e nel cuore dalla costante catechesi parrocchiale, nutrite dalle frequenti celebrazioni sacramentali e dalle numerose e sostanziose devozioni.

Una santità operosa, che entra nella storia

La santità bergamasca si esprime in un atteggiamento operoso sia nella vita personale che in quella sociale. A Bergamo la vasta e forte organizzazione sociale è stata un’emanazione spontanea del sentimento religioso della fede. Un’operosità che nel passato ha preso corpo nell’esteso e fecondo associazionismo cattolico, dove si manifestava pubblicamente la fede, la devozione al Papa e la volontà di creare una civiltà cristiana contro il liberalismo e il socialismo. Una santità che diventava pazienza nelle difficoltà, sobrietà nell’uso delle cose, costanza e fiducia nel camminare con la Chiesa. Una santità che generava serena concordia nelle numerose famiglie patriarcali e la disponibilità a condividere con tutti i poveri quel poco che si aveva.

Una santità aperta alla speranza

Altro elemento che caratterizza la tradizione spirituale bergamasca e che ha segnato molti santi della terra orobica è lo sguardo fiducioso, ottimista e pieno di speranza sulle persone e sulle vicende; fiducia fondata sulla Provvidenza e sulla bontà umana. Fiducia nel comportamento ricco di dolcezza e longanimità rifuggendo dal pessimismo. L’attenzione benevola al nuovo si esprime pure nella sua partecipazione attiva e appassionata a gruppi e organizzazioni cattoliche.

Una santità educata da preti zelanti

Bergamo è nota per l’abbondanza e la qualità dei suoi sacerdoti, educati secondo un modello ben consolidato: senso altissimo della dignità del sacerdozio e delle sue gravi responsabilità, ricerca costante della volontà di Dio, zelo infaticabile per le necessità spirituali e materiali dei fedeli; zelo da esplicare soprattutto nei “luoghi” che il prete deve considerare come la sua “casa”: l’altare, il confessionale, il pulpito. Per realizzare questi ideali si è adottato uno stile caratterizzato da solitudine, povertà, distacco dai parenti, rigorosa ascesi e totale disponibilità alle richieste della Chiesa e capacità di interpretare e condividere le problematiche del popolo. Stare tra la gente con lo stile del Signore per aiutare tutti a riconoscerlo nella sua bontà misericordiosa e accoglierlo nella propria esistenza.

Direttore Fondazione “Papa Giovanni XXIII”

Tratto da: L. Tintori, “Santi, beati e servi di Dio della terra bergamasca”, Ed. Velar, Gorle 2013.

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Ezio Bolis

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