La Santa Sede invoca una messa al bando delle armi nucleari

Alla Conferenza generale dell’Aiea, mons. Camilleri plaude all’uso di energia atomica nei campi medico-sanitario e sociale, ma ribadisce la condanna alla proliferazione degli armamenti

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Sì all’implementazione degli utilizzi di energia atomica in campo medico-sanitario e in quello sociale, ma una forte contrarietà alle armi nucleari. È questa la posizione della Santa Sede, espressa da mons. Antonie Camilleri, sottosegretario per le relazioni con gli Stati, alla 58esima Conferenza generale dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (Aiea) in corso a Vienna.

Mons. Camilleri ha elencato gli ambiti nei quali le attività dell’Aiea assicurano – specialmente nei Paesi in via di sviluppo – un valido contributo: agricoltura, sicurezza alimentare, risorse idriche, lotta all’inquinamento. Altresì il vescovo ha ricordato il Programma Pact (Program of Action for Cancer Therapy), il quale opera per la lotta ai tumori.

L’energia atomica può però rappresentare un motivo di preoccupazione laddove venga utilizzata per finalità belliche. Mons. Camilleri invoca una ferma determinazione per bloccare la proliferazione delle armi nucleari, primo passo verso un disarmo a livello mondiale. In tal senso si colloca la proposta vaticana di istituire in Medio Oriente una “free zone”, al fine di impedire l’accesso nell’area di armamenti nucleari e di distruzione di massa.

Quest’anno ricorrono 100 anni dalla Prima Guerra Mondiale e 75 dalla Seconda Guerra Mondiale, monito di mons. Camilleri è non dimenticare le tragiche conseguenze, le cui tracce sono ancora oggi visibili, dell’uso della bomba atomica nel 1945 in Giappone da parte degli Stati Uniti. La raccomandazione della Santa Sede all’Aiea è a stabilire un lavoro comune con le altre Organizzazioni delle Nazioni Unite come l’Organizzazione Mondiale della Sanità e la Fao per sostenere e far entrare in vigore il Trattato che bandisce i test nucleari.

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ZENIT Staff

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