La Santa Sede all'ONU: perché non si trova il denaro per i poveri?

Esorta a dare priorità alla riduzione della povertà

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NEW YORK, domenica, 28 marzo 2010 (ZENIT.org).- La Santa Sede ritiene che i Paesi che sono riusciti a trovare il denaro per salvare le istituzioni finanziarie nel contesto della crisi economica dovrebbero avere risorse anche per aiutare i poveri.

Lo ha segnalato l’Osservatore Permanente della Santa Sede agli uffici ONU di New York, l’Arcivescovo Celestino Migliore, questo mercoledì in un intervento davanti alla 64ª sessione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

Il presule è intervenuto al IV Dialogo di Alto Livello sul Finanziamento dello Sviluppo, sul tema “Il Consenso di Monterrey e la Dichiarazione di Doha sul Finanziamento dello Sviluppo: Stato di Applicazione e Lavoro Futuro”.

Monsignor Migliore ha sottolineato che “l’impatto devastante della recente crisi finanziaria sulle popolazioni più vulnerabili del mondo” è “una preoccupazione condivisa da Governi e cittadini di tutto il mondo”.

“Di fatto – ha aggiunto -, l’oscura ombra di questa crisi potrebbe frustrare gli sforzi compiuti finora per aiutare a ridurre la povertà e non far altro che aumentare il numero astronomico delle persone che vivono nell’estrema povertà”.

Quanto agli aspetti positivi, l’Arcivescovo ha segnalato che la crisi ha “dato luogo a una cooperazione politica internazionale senza precedenti, evidente nei tre successivi incontri di alto livello del G20 a Washington, Londra e Pittsburgh nel 2009” .

“Questi incontri sono stati capaci di raggiungere un accordo su misure d’emergenza per riattivare l’economia mondiale, inclusi i pacchetti di incentivi fiscali e monetari che hanno evitato una catastrofe globale”, ha affermato.

“Ad ogni modo, la stabilizzazione di alcune economie o il recupero di altre non significa che la crisi sia finita”.

“L’insieme dell’economia mondiale, in cui i Paesi sono molto interdipendenti, non sarà mai capace di funzionare senza problemi se persisteranno le condizioni che hanno provocato la crisi, e soprattutto se continueranno a esistere le disuguaglianze fondamentali a livello di entrate e ricchezza tra individui e Nazioni”.

Imperativo morale

Il rappresentante della Santa Sede ha sottolineato che “non possiamo aspettare un recupero definitivo e permanente dell’economia globale per prendere misure”.

“Una ragione significativa è che la riattivazione delle economie delle popolazioni più povere del mondo aiuterà senz’altro a garantire un recupero universale e sostenibile”.

“La ragione più importante è però l’imperativo morale: non lasciare tutta una generazione, quasi un quinto della popolazione mondiale, in estrema povertà”.

Allo stesso modo, ha sottolineato l'”urgente necessità di riformare, rafforzare e modernizzare il congiunto del sistema di finanziamento per lo sviluppo dei Paesi, così come i programmi dell’ONU, includendo le agenzie specializzate e le organizzazioni regionali, rendendole più efficienti, trasparenti e coordinate, sia nell’ambito internazionale che in quello locale”.

“In questo senso, la crisi ha portato alla luce l’urgente necessità di procedere alla riforma del Fondo Monetario Internazionale (FMI) e della Banca Mondiale, le cui strutture e i cui procedimenti devono riflettere le realtà del mondo di oggi, e non quelle del periodo successivo alla Seconda Guerra Mondiale”, ha indicato.

“La comunità internazionale, attraverso la Banca Mondiale e importanti agenzie multilaterali, dovrebbe continuare a dare priorità alla lotta alla povertà”.

L’Arcivescovo Migliore ha anche riconosciuto che “alla fine della Seconda Guerra Mondiale la comunità internazionale è stata capace di adottare un sistema completo che garantirebbe non solo la pace, ma anche il fatto di evitare la ripetizione di un disordine economico globale”.

L’attuale crisi globale, ha aggiunto, “offre un’opportunità simile, che richiede un approccio integrale, basato sulle risorse, sul trasferimento di conoscenze e sulle istituzioni”.

“Per raggiungere ciò, tutte le Nazioni, senza eccezione, devono impegnarsi in un rinnovato multilateralismo”, ha segnalato.

“Allo stesso tempo, l’efficacia delle misure adottate per affrontare la crisi attuale dovrebbe valutarsi sempre sulla base della capacità di risolvere il problema principale”.

“Non dovremmo dimenticare che lo stesso mondo che potrebbe trovare in poche settimane trilioni di dollari per riscattare le banche e le istituzioni finanziarie di investimento non ha ancora potuto trovare l’1% di quella quantità per le necessità degli affamati, iniziando dai tre miliardi di dollari necessari per fornire cibo agli scolari che hanno fame o dai cinque miliardi necessari per sostenere il fondo alimentare d’emergenza del Programma Alimentare Mondiale”.

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ZENIT Staff

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