La Santa che ha visto il Purgatorio

Giunge nelle librerie “Santa Francesca Romana e il Purgatorio”

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di Alfonso Maraffa

ROMA, sabato, 18 febbraio 2012 (ZENIT.org).- L’avvocato avellinese Carmine Alvino e il sacerdote salernitano don Marcello Stanzione, parroco di Santa Maria La Nova nel comune di Campagna (SA), sono gli autori del libro edito dalla editrice Segno di Udine intitolato “Santa Francesca Romana e il purgatorio”. Quando Santa Francesca Romana morì, tutta la città di Roma era al suo funerale; la gente la fece oggetto di un immediato quanto spontaneo culto popolare.

Questa Santa attraverso molte visioni non solo poté vedere il Paradiso e l’Inferno, ma anche il Purgatorio come ci assicura il suo confessore e parroco allora in Santa Maria in Trastevere. Oltre il Trattato sui miracoli di Francesca Romana e o suoi combattimenti contro gli spiriti maligni, c’è anche un libro del Parroco di Santa Maria in Trastevere Giovanni Matiotti e un trattato dove si descrive come l’arcangelo Raffaele condusse Francesca Romana vicino al Purgatorio e glielo fece vedere.

Certo che questo scritto è molto influenzato dalla rappresentazione del purgatorio di Dante Alighieri al canto 33 della sua Divina Commedia. Ciò comunque non toglie che talune cose descritte dalla Santa al suo confessore non siano veramente toccanti ed abbiano indotto molte persone a curarsi si più delle povere anime e abbiano cerato di venire loro aiuto.

Del resto la rappresentazione quasi topografica del Purgatorio fatta da S. Francesca Romana non è oggetto di Fede, ma soltanto illustrazione di quanto insegnano la Chiesa e la teologia nel loro magistero circa la doppia pena nel Purgatorio quella del “ danno ” e quella del “ senso ” come già sopra più volte illustrato.

Secondo Francesca Romana il Purgatorio, questo “ Regno dei dolori ” è diviso in due grandi regioni : quella superiore dove si trovano le anime che soffrono la pena del danno, quelle che non possono vedere Dio, e pene meno gravi sensibili per colpe non gravi commesse ; qui il Purgatorio consiste in un’infinita nostalgia di Dio e della sua beatificante visione.

Nel Purgatorio di mezzo soffrono quelle anime, che hanno colpe più gravi da espiare.

A sua volta questa regione si divide in tre zone. La prima è come una palude di acqua gelata ; la seconda come uno stagno di pece che scorre e piena di olio bollente ; la terza zona come uno stagno dove bolle una schiuma come di argento e oro liquefatto. Qui 36 angeli hanno da Dio il compito di immergere di volta in volta le anime in questi tre stagni ; essi compiono questo loro incarico, con molta coscienziosità, ma anche con molto rispetto verso le anime e con molta compassione e verso le quali dimostrano un grande amore. In fine la terza regione, quella più bassa, che sta molto vicina all’Inferno, è piena di un fuoco che penetra le ossa e le midolla, fuoco che si distingue da quello dell’Inferno solo per la sua opera purificatrice e santa. Anche qui ci stanno ancora tre diverse zone.

Nella prima dove si soffre un po’ meno ci stanno i laici, i cristiani secolari che vivono nel mondo e soffrono castighi per colpe gravi non ancora espiate ; la seconda dove la pena è assai più grave è , destinata ai chierici che non furono ancora ordinati sacerdoti, e così pure le religiose e i fratelli laici ; infine la terza zona, la più dolorosa è quella destinata ai sacerdoti e ai vescovi.

E questi che ebbero maggior dignità e maggior conoscenza della dottrina e maggiori grazie cui non hanno corrisposto come si conveniva e che non sono vissuti in maniera degna della loro condizione soffrono naturalmente le pene maggiori differenti dalle pene dell’Inferno solo per la loro durata, che non sono eterne. Anche qui la pena non è uguale per tutti, ma a seconda del numero della gravità delle colpe commesse e non espiate e a seconda del grado della dignità della persona, eguale cosa si dica per la durata e intensità delle pene.

E’ tuttavia confortante il pensiero che Francesca sostiene, che cioè Dio accoglie effettivamente le intenzioni di coloro che offrono preghiere o opere di riparazione o di penitenza a pro di una determinata anima, a meno che non ci siano particolari motivi per cui tali opere o preghiere non giovano a quella determinata anima ( per esempio se uno non ha mai avuto stima della Messa o ha trascurato di seguirla o di ascoltarla nei giorni di festa, questi non usufruisce dei meriti del S. Sacrificio offerto per lui ). Santa Francesca Romana dice che le preghiere e le opere buone offerte dai fedeli sulla terra per una determinata anima del Purgatorio tornano subito a favore di questa anima, però esclusivamente a lei, ma anche a tutte le altre in forza della loro intima comunione fra loro.

Se però detta anima è già nella gloria, allora il merito delle preghiere e opere buone va naturalmente a favore delle altre anime del purgatorio che ancora sono in pena.

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ZENIT Staff

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