La saggezza e lungimiranza di Leone XIII

Angela Pellicciari spiega il magistero del Papa di Carpineto Romano

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di Antonio Gaspari

ROMA, lunedì, 7 febbraio 2011 (ZENIT.org).- Benedetto XVI nutre grande ammirazione per il Papa Leone XIII. In occasione della vista svolta il 5 settembre del 2010 a Carpineto Romano, paese natale di Gioacchino Pecci, spiegò che Leone XIII riuscì a diffondere un messaggio che “coniuga fede e vita, verità e realtà concreta”

“Il Papa Leone XIII – sottolineò Benedetto XVI -, con l’assistenza dello Spirito Santo, è capace di fare questo in un periodo storico tra i più difficili per la Chiesa, rimanendo fedele alla tradizione e, al tempo stesso, misurandosi con le grandi questioni aperte”.

In effetti nonostante i continui e feroci attacchi contro la Chiesa cattolica, Leone XIII (1878-1903) riuscì a diffondere un magistero saggio e lungimirante.

A questo proposito Benedetto XVI parla del magistero di Leone XIII come quello di “una Chiesa capace di affrontare senza complessi le grandi questioni della contemporaneità”.

Per favorire la conoscenza e approfondire le tante verità del magistero di Ledone XII, la storica Angela Pellicciari ha pubblicato il libro: “Leone XIII in pillole” edito da Fede & Cultura.

ZENIT l’ha intervistata.

Il Pontefice Leone XIII è conosciuto soprattutto per i suoi contributi sulla Dottrina Sociale, mentre lei sostiene che i suoi contributi al Magistero petrino sono molto più vasti. Può spiegarci il suo punto di vista?

Pellicciari: Penso che, dopo aver calunniato e ridicolizzato Pio IX (1846-78), non si potesse usare lo stesso metro con Leone XIII (1878-1903): bisognava, piuttosto, cercare di contrapporre il lungimirante, moderno e saggio Leone XIII, all’ottuso ed incapace Pio IX. Così facendo si è deliberatamente puntato sulla Rerum novarum, scordando che questa enciclica ha senso solo se inserita in un contesto di fede e di cultura molto più vasto.

Leone XIII visse in un periodo in cui la Chiesa fu duramente criticata e attaccata da liberalismo, massoneria e socialismo. Può spiegarci in che modo reagì il Pontefice?

Pellicciari: Raccontando, proprio come Pio IX, la verità. Ricordando che il cattolicesimo liberale diffonde menzogne nel tentativo di dividere la Chiesa ed annullarne le difese; ribadendo che il potere temporale è essenziale al Papa per svolgere la sua missione spirituale; rammentando a noi italiani che le tante “glorie” della nostra storia sono frutto della presenza a Roma del papato e della fede della popolazione; mettendoci in guardia dall’apostasia che ci porta inevitabilmente alla rovina.

Il pontificato di Leone XIII è vastissimo per produzione di scritti. Con quale criterio ha scelto le ‘pillole’ pubblicate nel libro di Fede & Cultura?

Pellicciari: In una bellissima enciclica, la Saepenumero considerantes, Leone XIII descrive cosa è diventata la scienza storica: una “congiura contro la verità”. I liberal-massoni si appropriano del patrimonio del popolo cristiano e, per dare una parvenza di giustizia alla propria sete di potere e di ricchezza, fanno appello alla supposta schiavitù cui l’Italia cattolica sarebbe stata ridotta dalla Rivelazione e dal Magistero. Per farlo, riscrivono la storia basandola su falsità sistematicamente divulgate da scuola, università, libri e giornali. A distanza di tanti decenni noi siamo gli eredi di quella congiura: sappiamo solo quello che la propaganda ci ha raccontato. Ho cercato di mettere in risalto i tanti fatti che abbiamo dimenticato.

Lei ha sostenuto che il pontificato di Leone XIII è molto simile a quello di Papa Benedetto XVI. Ci spiega il perché?

Pellicciari: Per la grande lucidità e semplicità, per la grande sapienza, con cui analizzano e descrivono la realtà culturale della propria epoca. Poi per la difesa di Roma e della sua storia che entrambi fanno con coraggio.

Quali sono gli insegnamenti che possiamo attingere da Leone XIII?

Pellicciari: Uno mi sembra di grandissimo interesse: nella Humanum genus, la più completa enciclica sulla e contro la massoneria, papa Pecci sostiene che i massoni affidano ad alcuni “fratelli” il compito di propagandare fra la popolazione una “sfrenata licenza”. Per governare, per comandare sulle persone senza che se ne accorgano, bisogna renderle schiave delle proprie passioni. Solo trasformando gli uomini in marionette, solo privandoli della volontà con la scusa della libertà, si riesce a “soggiogarli” e “renderli inclini all’ascolto”. E’ una lezione di grande attualità che permette di capire le ragioni dell’attacco alla morale naturale (ma anche alla ragione) condotto negli ultimi decenni.

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ZENIT Staff

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