Don Julián Carrón

Meeting of Rimini

La risposta alla crisi antropologica è in una “bellezza disarmata”

Don Julián Carrón presenta a Milano il suo ultimo libro: il coraggio di porsi domande e di verificare la fede di fronte alle sfide della vita

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Nel decennale della sua elezione a presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione, don Julián Carrón ha rielaborato unitariamente in un volume vari suoi interventi a commento dei fatti che, in modo più significativo, hanno segnato la società e la cultura, e dunque la vita del movimento, durante la sua guida. La bellezza disarmata, edito da Rizzoli, è stato presentato mercoledì scorso, presso l’Auditorium di Milano – Fondazione Cariplo, in un dialogo tra l’autore e i giornalisti Luciano Fontana, direttore del Corriere della Sera, e Gianni Riotta, editorialista de La Stampa.

Davide Prosperi, vicepresidente di Comunione e Liberazione e coordinatore dell’incontro, ha riconosciuto, nel percorso sintetizzato dal volume, l’adesione all’indicazione di don Luigi Giussani: “Le circostanze per cui Dio ci fa passare sono fattore essenziale della nostra vocazione, della missione a cui ci chiama”.

“Colpisce – ha proseguito Prosperi – il coraggio con cui Carrón si avventura nei temi del nostro tempo, segnato da una crisi antropologica prima che economica”: egli vi riconosce l’esigenza, sottolineata da Hannah Arendt, di “tornare alle domande”, per trovare “risposte nuove o vecchie, purché scaturite da un esame diretto”. Si impone, in particolare, al movimento una nuova consapevolezza dell’incontro col carisma giussaniano, nella verifica della sua portata storica e culturale: in tal senso “Carrón, animato dal desiderio di capire fino in fondo il contesto in cui viviamo, offre un criterio di giudizio che ognuno può trovare utile in confronto con la sua esperienza”.

Nel suo saluto, Giuliano Pisapia, sindaco di Milano, ha indicato in tale confronto uno dei più importanti contributi del libro. Come recita il titolo, ripreso da Cervantes, di uno dei capitoli, “La libertà è il bene più grande che i cieli abbiano donato agli uomini”: “In nome della libertà è possibile un dialogo che unisca anche chi muove da posizioni diverse, rendendo uniti nei valori”, ha detto il sindaco.

Fontana ha riconosciuto il principio cardine del volume proprio nel legame, affermato da Carrón in una recente intervista, tra libertà e verità: “La bellezza è lo splendore della verità, dice San Tommaso, perciò non ha bisogno di qualche aiuto dell’esterno per comunicarsi; è sufficiente l’attrattiva che esercita”. La radice dell’attuale crisi è invece – rileva La bellezza disarmata – nella perdita di verità e valori costituenti l’identità, la ragione e la libertà umana. “Di fronte al ‘crollo delle evidenze’, Carrón indica la risposta nella testimonianza: come i primi cristiani, come Cristo con Giovanni e Andrea, essere cattolici nella società moderna vuol dire non interpretare, ma invitare a venire e vedere”. Il presidente di CL – ha osservato Fontana – lancia, così, una sfida che dall’emergenza educativa arriva al rapporto del movimento con la politica: “Ritornare alle origini: riscoprire la fede come qualcosa di nuovo che entra nella nostra vita”.

Tale empito rende La bellezza disarmata, secondo Riotta, “uno dei libri più ambiziosi degli ultimi anni. Il testo, infatti, affronta apertamente la domanda alla base degli attuali conflitti umani e sociali: chi siamo? Qual è la nostra patria?”. La risposta più diffusa nella società occidentale, ha osservato il giornalista, è di tipo nichilistico: “La verità, come ha sintetizzato il filosofo Sini, sembra ‘una signora invecchiata’, una miraggio la cui ricerca appare ai giovani inutile”. Carrón mostra, invece, tutta l’urgenza e la ragionevolezza di tale ricerca, non solo per CL, ma per tutti gli uomini. È una posizione, secondo Riotta, forte e insieme umile, soprattutto quando si confronta con la situazione politica: “L’indirizzo di Carrón alla comunità di un ritorno alle origini segna un netto stacco con la lentezza inerziale che ha caratterizzato l’Italia negli ultimi 20 anni”.

“La parola chiave per rispondere alle sfide odierne è libertà”, ha confermato Carrón. Aprendo, nei giorni scorsi, il Sinodo sulla famiglia, papa Francesco ha evidenziato, con l’allora cardinal Ratzinger, la “tristezza di questo mondo”, data dalla delusione della “libertà illimitata: i piaceri proibiti, anche se rinnovati all’infinito, sono cose finite, e noi, invece, abbiamo sete di infinito”.

“La libertà – ha osservato infatti Carrón – per muoversi ha bisogno di una ragione adatta”. Ma, a fronte della “sterile passività” che la Arendt vide nel mondo moderno, c’è ancora qualcosa in grado di attirare la libertà al punto di farla aderire? Parafrasando Ratzinger, Carrón riconosce che “la ricerca illuminista di una rassicurante certezza in valori morali, che potessero garantire le basi dell’umana convivenza al di là di tutte le differenze, è fallita alla verifica della storia”. Possiamo dunque riscoprire, con Francesco, che la risposta non è nel darsi, dall’esterno “buone strutture”, ma nel porsi domande. “Per questo – ha affermato l’autore – La bellezza disarmata vuol essere un dialogo con tutti: abbiamo tutti le stesse sfide, le stesse domande, e tutti dobbiamo affrontarle ogni giorno con chi ci sta vicino. In tal senso guardare a risposte del passato può essere utile, ma non possiamo pensare di vivere di rendita: dobbiamo riconquistare, come diceva Goethe, ciò che abbiamo ricevuto”.

Per chi ha incontrato il carisma di don Giussani, ha dunque indicato il suo successore, “è compito urgente verificare la sua utilità nella vita. Non basta ripetere le parole di Giussani perché diventino esperienza. È questa invece, che occorre per evitare, come ci ha indicato Benedetto XVI, di adorare le ceneri, e, come ha detto Francesco, uscire dall’autoreferenzialità”. Del resto, ha raccontato Carrón in chiusura dell’incontro, “a me ha salvato la vita aver accettato di imparare quel che credevo di sapere. Solo rischiando di verificare la fede di fronte alle sfide del vivere, possiamo testimoniare se c’è quel fascino che rende attraente la libertà, che può risvegliarci, per non perdere, come diceva Eliot, la vita vivendo”.

 

 

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ZENIT Staff

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