La riconciliazione parte sempre da Dio

La catechesi del cardinale Monsengwo al recente Congresso Eucaristico Internazionale

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di Anita Bourdin

ROMA, venerdì, 22 giugno 2012 (ZENIT.org) – “La riconciliazione parte sempre da Dio. Questo è il motivo per cui bisogna pregare insistentemente Dio Padre, il Figlio e lo Spirito Santo di accompagnarci nella nostra buona volontà e nei nostri sforzi per portarli a compimento”, ha detto il cardinale Laurent Monsengwo Pasinya, arcivescovo di Kinshasa (Repubblica Democratica del Congo). Senza Cristo, la riconciliazione è “destinata al fallimento”, ha affermato il porporato.

Al Congresso Eucaristico Internazionale, che si è concluso domenica scorsa a Dublino, in Irlanda, l’arcivescovo congolese ha tenuto infatti una catechesi sul tema Comunione e Riconciliazione, basata sulla Lettera di San Paolo agli Efesini.

La riconciliazione – ha osservato Monsengwo – per l’uomo è una “prova”. “La riconciliazione implica dei cuori nuovi in Cristo, la rimozione di tutte le barriere e di ogni discriminazione strutturale: razziali, etniche, religiose, legali. Non si può volere la riconciliazione cristiana senza un cuore convertito (la μετάνοία intesa come inversione di marcia, il cambiamento radicale), non ci si può riconciliare essendo uno. Ci si riconcilia con il prossimo, vale a dire colui che lo è diventato, perché l’odio è stato ucciso e l’inimicizia è stata crocifissa sulla croce. Vuol dire che la riconciliazione è una prova, cioè un percorso, una sfida”.

Non c’è riconciliazione senza la Croce di Cristo. “Ogni riconciliazione si fa con gli occhi fissati sulla croce di Gesù. Fuori di Cristo, qualsiasi tentativo o iniziativa di riconciliazione è una follia e una illusione. È destinato al fallimento”.

La riconciliazione suppone anche di “ristabilire la comunione”, tramite “la verità”, “la giustizia” e “la riparazione”, vale a dire “impegnarsi a riparare il danno morale e materiale causata alle vittime”.

Monsengwo ha lanciato l’invito ad andare oltre, di “uccidere l’odio nei cuori e facilitare il riavvicinamento e l’accesso reciproci, come il dialogo tra vittime e pedofili senza animosità, né ostilità o rancore”.

Il porporato ha concluso la sua catechesi con l’Irlanda. “Sarebbe sbagliato e pretenzioso – ha detto – pensare che noi possiamo con le nostre proprie forze riuscire a ristabilire la comunione e la riconciliazione del popolo irlandese. La riconciliazione parte sempre da Dio”.

[Traduzione dal francese a cura di Paul De Maeyer]

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ZENIT Staff

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