La ribellione degli indignados, “una espressione di angoscia”

Occorre credere nei giovani d’oggi, spiega il Rettore dei Salesiani

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ROMA, venerdì, 19 agosto 2011 (ZENIT.org).- “La ribellione dei giovani è una espressione di angoscia e frustrazione da essi subita”. E’ quanto ha detto questo venerdì il Rettor Maggiore dei Salesiani, don Pascual Chávez, che ha visitato la sede della Procura “Misiones Salesianas” di Madrid , approfittando del passaggio nella capitale della Spagna per la Giornata Mondiale della Gioventù.

Per questo, ha spiegato don Chávez, “il primo messaggio di questa GMG è la necessità di credere nei giovani d’oggi”.

Le dichiarazioni del sacerdote arrivano dopo che nella notte del 17 agosto un vasto gruppo di “indignados” è sceso in piazza a Madrid per protestare contro i costi eccessivi della visita del Papa venendo poi allontanato dagli agenti in tenuta antisommossa. La manifestazione si è poi ripetuta nella notte del 18 agosto quando altri gruppi di indignados sono tornati in centinaia a Puerta del Sol per protestare contro la violenza del giorno precedente.

“Il movimento dei giovani spagnoli indignati – ha spiegato il Rettor Maggiore – ha dimostrato che i giovani non si riconoscono in molti dei valori dell’attuale società. Questi giovani richiedono un modello diverso, un modello che offra opportunità reali: educazione, possibilità di sviluppo personale, lavoro”.

Don Chávez ha avvertito che “il movimento spagnolo è una reazione ad una situazione vissuta da tutta l’Europa. La crisi economica e gli attacchi alle economie europee mostra la necessità di ricercare modelli alternativi in cui la persona sia al centro”.

“La globalizzazione in cui siamo immersi – ha proseguito – fa sì che tutto ci tocchi. La carestia in Somalia e nel Corno d’Africa, il terremoto di Haiti di un anno fa, gli scontri nel nord Africa. tutto quanto ci riguarda e non guardare la realtà non la cancella, non possiamo ignorarla. Dobbiamo affrontare i problemi globali a livello globale. Oggi più che mai, si rende necessaria una nuova cittadinanza, che ricerchi il bene comune e non solo il proprio benessere”.

“La giustizia è avere uguali opportunità e per questo lavorano le Missioni Salesiane”, ha concluso il Rettor Maggiore. “Dobbiamo lavorare per rendere possibile una nuova realtà, con una nuova concezione della dignità della persona e della giustizia”.

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ZENIT Staff

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