La resistenza britannica alla legge sull'eutanasia

Dopo un lungo dibattito alla Camera dei Lord, il disegno di legge sul suicidio assistito passa ora in Commissione parlamentare

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È giunta all’interno della Camera dei Lord, a Londra, accompagnata su di una sedia a rotelle. Ha preso la parola e ha spiegato perché lei, affetta da atrofia muscolare spinale e attivista per i diritti umani e specialmente dei disabili, sia fermamente contraria alla legalizzazione dell’eutanasia.

Nel corso del dibattito avvenuto lo scorso 18 luglio in merito a un disegno di legge del laburista Charles Falconer sul suicidio assistito, la baronessa Jane Susan Campbell ha offerto uno degli interventi più concitati e profondi, giacché provenienti da una persona che conosce bene sofferenza e infermità fisica.

La Campbell, già presidente della Commissione per i Diritti dei Disabili nel Parlamento britannico, ha in primo luogo fugato gli equivoci che talvolta usano i sostenitori dell’eutanasia per promuovere la propria tesi: “Il disegno di legge pretende di offrire possibilità di scelta, possibilità di morire prematuramente, anziché vivere con dolore, sofferenza e impotenza”. Tesi che si basa tuttavia su “una scelta falsa”. È come “se un ladro – ha spiegato la Campbell mediante un esempio – si offrisse di derubarvi” il bene più prezioso, messogli a disposizione senza condizioni. Questa – ha aggiunto la baronessa – “non è scelta”.

Forte della sua esperienza diretta, la Campbell ha spiegato che “il dolore, la sofferenza e il senso d’impotenza sono curabili”. Il suo “deterioramento progressivo” le ha infatti insegnato che “non c’è situazione che non possa essere migliorata”. Miglioramento che passa anche attraverso il sostegno umano.

“Ho speso la mia vita per impedire che le persone in situazioni di vulnerabilità si sentissero impotenti e un peso”, ha aggiunto la Campbell. La quale ha affermato di aver visto nei volti di costoro “una trasformazione” quando iniziano ad essere aiutati. “Quelli che una volta la società vedeva come privi di indipendenza”, una volta riacquisiti fiducia e sostegno “sono diventati attivi e valutati come esseri umani” dotati di dignità.

Il timore della Campbell è che una legge sulla morte assistita contribuisca a emarginare i disabili e le persone con difficoltà. L’approvazione di una simile ipotesi ripristinerà “convinzioni obsolete che svalutano i disabili e i malati terminali”. Si tratta di una situazione che metterebbe i disabili nella condizione di “soccombere a quelle credenze e vedere nella morte prematura l’unica risposta” alla loro vulnerabilità. In nome di una soluzione “semplice, più economica e più veloce” – ha concluso la Campbell – si rischia inoltre di indurre “la famiglia, gli amici, i medici e gli altri a considerare un loro dovere” sostenere la morte assistita.

Lo spunto offerto dalla baronessa Campbell è stato raccolto da lord Bernard Ribeiro, del Partito Conservatore, il quale ha commentato che una simile legge renderà “le persone vulnerabili ancora più vulnerabili”. Ha inoltre affermato che “il dibattito evidenzia la necessità di ampliare e migliorare le cure palliative con particolare attenzione alle esigenze dei pazienti”. Sarebbe questa, secondo lord Ribeiro, una priorità maggiore rispetto a una legge che si occupa di far morire qualcuno.

Fuori dalla Camera dei Lord, mentre al suo interno procedeva la discussione, un centinaio di attivisti pro-life hanno manifestato il proprio dissenso nei confronti del disegno di legge di lord Falconer. Gli attivisti indossavano t-shirt bianche e brandivano cartelli con frasi esplicative del tipo “la vita è un dono”, “cura non omicidio”, “far vivere con dignità prima della morte”.

Lo stesso firmatario della proposta, lord Falconer, al termine del dibattito ha detto: “Esprimo la mia gratitudine per la totale assenza di astio e il modo costruttivo con cui è stata affrontata la questione”. Ora, dopo aver superato anche la seconda lettura, il testo passa a una Commissione parlamentare che dovrà esaminarlo e proporre eventuali modifiche. L’auspicio di quanti si oppongono all’eutanasia è che avvenga quanto già visto, in Gran Bretagna, nel 2006 e nel 2009, quando due tentativi di legalizzare la morte assistita furono entrambi respinti dal Parlamento.

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Federico Cenci

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