La resistenza al gender funziona: slittano le unioni civili

A fronte dei 1.500 emendamenti, la commissione Giustizia del Senato ha deciso di rimandare la discussione sul ddl Cirinnà. Prosegue intanto la petizione di “Difendiamo i nostri figli”

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A far compagnia ai bollettini meteo e agli aggiornamenti sul traffico autostradale, non ci sarà la notizia dell’approvazione delle unioni civili. Ciò che era nell’aria già da ieri mattina, è ora diventato ufficiale a seguito della conferenza dei capigruppo del Senato: il ddl Cirinnà è stato rimandato a data da destinarsi, sicuramente dopo la fine dell’estate. Respinta, infatti, la proposta di Loredana De Pedis (Sel) di modificare il calendario dei lavori delle prime settimane di settembre per incardinare nei lavori d’Aula il testo sulle unioni civili il 10 settembre.

“Unioni civili entro l’estate” aveva annunciato il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, durante l’assemblea di marzo del Pd. La sua promessa aveva contagiato l’umore dei maggiori sostenitori della proposta di legge, convinti che sarebbero riusciti prima della chiusura estiva del Parlamento a far convolare con la tanto agognata approvazione il ddl Cirinnà (presentato a marzo 2013).

Non avevano però fatto i conti con la barriera d’emendamenti alzata da un nutrito gruppo di senatori per evitare equiparazione al matrimonio, adozioni omosessuali e l’uso dei fondi pubblici per la propaganda gender nelle scuole. Il ddl passerà dunque tutto agosto e almeno i due terzi di settembre in commissione Giustizia, con il suo carico di 1.500 emendamenti da votare.

Malumori a sinistra: tra i dissidenti Pd, in Sel e nel M5S. Gli esponenti Pd al Governo provano allora a rassicurare, spostando la scadenza dalla fine dell’estate alla fine dell’anno solare. Il senatore democratico Andrea Marcucci si affida a un tweet: “Le unioni civili saranno legge entro la fine dell’anno. Il Pd mantiene gli impegni. Sempre”. Dello stesso avviso Maria Elena Boschi. La ministra per le Riforme che già nei giorni scorsi aveva dato il proprio placet al ddl Cirinnà ha affermato ieri sera: “Io sono convinta che a metà settembre il provvedimento sulle unioni civili possa arrivare in aula e entro fine anno, con la buona volontà da parte di tutti, possa essere approvato il testo in via definitiva”.

Anche nella lettera inviata dal primo ministro Renzi ai parlamentari di maggioranza, prima del congedo estivo, si trova un riferimento alle unioni civili, indicate come la riforma numero tre in ordine di importanza dopo riforma costituzionale e quella del terzo settore, su cui lavorare da settembre. “Da settembre si dovrà correre ancora più forte”, incita nel documento il presidente del Consiglio. Una corsa, almeno per quanto riguarda il ddl Cirinnà, che rischia tuttavia di restare bloccata dal freno a mano tirato. Lo stesso presidente della commissione Giustizia al Senato, Francesco Nitto Palma, nei giorni scorsi aveva cercato di attutire le frenesie dei sostenitori del provvedimento, dichiarando che in commissione “non abbiamo né contingentamento dei tempi, né canguro”. Nessuna fretta dunque, anzi.

E fuori dal Palazzo c’è chi esulta. Massimo Gandolfini, presidente del comitato “Difendiamo i nostri figli”, attribuisce lo slittamento “alla resistenza opposta da pochi valorosi senatori all’interno della commissione Giustizia di Palazzo Madama, e prima ancora dalla volontà popolare del 20 giugno a piazza San Giovanni”. Quella stessa “volontà popolare” si sta esprimendo anche attraverso una raccolta firme contro il ddl Cirinnà. Partita la settimana scorsa, l’iniziativa procede a gonfie vele. Per ora si può votare sul sito del Comitato, ma da settembre appositi banchetti saranno allestiti in tante piazze d’Italia.

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Federico Cenci

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