La Res-pubblica è cosa buona?

Con quale spirito hanno celebrato ieri la festa nazionale i cittadini di un Paese caratterizzato da precariato nel lavoro, famiglie disagiate, bassa natalità, tasse sulla casa, aziende in ginocchio?

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Il dizionario della lingua italiana ci ricorda che per definizione il termine repubblica deriva dal latino res publica, ovvero “cosa pubblica” ed è una forma di governo di Stato nella quale il potere di comando appartiene al popolo, che lo esercita per mezzo dei suoi rappresentanti liberamente eletti (democrazia rappresentativa), mentre Il presidente della repubblica esercita il suo ufficio per un limitato periodo di tempo, stabilito dalla costituzione.

L’ Italia, il 2 giugno festeggia la Repubblica, ottenuta in seguito alla caduta del fascismo. Nel 1946 venne istituito un referendum che metteva di fronte a due alternative di governo, monarchia o repubblica. Dopo 85 anni cade la monarchia e viene proclamata la Repubblica. Da allora siamo il frutto di un susseguirsi di governi che hanno cambiato il volto dell’ Italia, con ripercussioni in Europa. La storia della Repubblica è un archivio di governi che si sono alternati, che son caduti, si son rialzati, sono cambiati, insomma una sorta di armadio a quattro stagioni, senza stagioni.

Da ieri ad oggi quali risultati abbiamo ottenuto? Siamo dinanzi all’Italia delle emergenze, con il precariato nel lavoro, le famiglie disagiate, bassa natalità, le tasse sulla casa, le aziende in ginocchio… Per non parlare delle leggi che stanno minando l’assetto sociale e morale delle nuove generazioni.

Il 2 giugno, a Roma, davanti all’Altare della Patria, il presidente della Repubblica depone una corona di alloro sulla tomba del Milite ignoto, mentre le frecce tricolori si esibiscono suscitando lo stupore di grandi e piccini. Milioni di italiani dietro gli schermi, ieri, hanno assistito alla cerimonia, ma con quale spirito?

L’Italia ha un alto tasso di disoccupazione. Un Paese in ginocchio che chiede aiuti economici e finanziari, dove la politica delle illusioni contraddice quanto afferma l’art 1: L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La Costituzione italiana per sua natura è democratica; tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. (art. 21).

La sovranità, che appartenere al popolo ( art 4) è invece delle lobby, che gestiscono astutamente i poteri forti. Dal nord al sud Italia, quasi ogni giorno, assistiamo a delle proteste silenziose per la difesa dei valori non negoziabili legati all’ istituzione della famiglia e della vita, con il rischio di finire in manette se passasse la legge antiomofobia che ci imbavaglierà del tutto, minando la libertà d’ espressione, tipica in un paese tollerante come l’ Italia.

Siamo dinanzi ad una dittatura del relativismo, dove la formazione sociale dell’uomo subisce pressioni e influenze ideologiche inique.

L’ art. 29.della Costituzione riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio, ma entra in contraddizionecon una serie di leggi che non la tutelano affatto, contrarie a quanto puntualizza l’ art. 2:la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo (…), mentre l’art 3 afferma “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli (…) che impediscono il pieno sviluppo della persona umana.”.

Si sottoscrivono petizioni per impedire leggi che non garantiscono la vita, sin dal concepimento, petizioni perché sia garantita la libertà dell’ obiezione di coscienza da parte di medici ed ostetrici, che si rifiutano di commettere il crimine dell’aborto; altre per contrastare la legge sull’eutanasia che interrompe, con il decesso volontario, il naturale decorso della vita umana.

L’ art 19 proclama che Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume.

L’Italia cattolica oggi perde la sua identità cristiana e da spazio ad altre religioni, che in nome del loro credo, impongono condizioni ideologiche  a cominciare dal tentativo giuridico di far rimuovere il crocifisso dagli ambienti pubblici, dalle nostre aule scolastiche e dagli ospedali.

Allora ci si domanda: siamo in una Repubblica che governa, nel rispetto di questa Costituzione e secondo il giuramento di fedeltà del nostro Presidente Giorgio Napolitano (art.91)? O siamo dinanzi ad un tradimento della Costituzione, a cui si rimane indifferenti e di cui oggi si festeggia la memoria?

In un governo incostituzionale non ci sentiamo italiani, sebbene tra qualche giorno l’avvento dei mondiali di calcio la giocherà da padrone; una parentesi geniale della rivoluzione che catturerà parte degli italiani per qualche mese,  distratti da questi interrogativi e ridestati per un po’ da altro senso della patria, mentre l’Italia profonda della fedeltà e della giustizia, continuerà senza esitare la sua intensa crociata.

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Francesca Bonadonna

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