La Regina dei reggini è Santa Maria Madre della Consolazione

Migliaia di pellegrini a Reggio Calabria in occasione dei festeggiamenti in onore della Sacra Effigie

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A Reggio Calabria sono in corso i festeggiamenti in onore di Santa Maria Madre della Consolazione. È una delle feste religiose più importanti dell’intera regione. La Sacra Effigie (un quadro risalente al XVI secolo), venerata dai fedeli, viene custodita durante tutto l’anno nella Basilica dell’Eremo di Reggio Calabria dai Padri Cappuccini. Ma in un periodo particolare dell’anno, dal secondo sabato di settembre fino alla domenica precedente la prima dell’Avvento, si trova esposto nella Basilica Cattedrale di Reggio Calabria.
Questa “consegna” avviene, come da tradizione, durante la processione che ogni anno si rinnova sempre carica di entusiasmo, devozione, religioso rispetto e passione. Il tutto avviene in piazza (detta della “Consegna”), nella quale i Padri Cappuccini la affidano all’Arcidiocesi.
È un momento di vero trasporto, di tutti i reggini, in particolare, ma anche di tutti i pellegrini ed i fedeli che vogliono accompagnare la Madonna in questo particolare evento. Procediamo con ordine cercando di entrare nel dettaglio di una delle manifestazioni di fede più belle dell’intera penisola. La processione è anticipata dalla “notte di veglia”, prima tappa di un percorso di fede che vive momenti intensi carichi di significato storico e religioso.
La Madonna, che ha dato alla città di Reggio Calabria segni evidenti durante i secoli, in particolare in momenti difficili, quali peste, terremoti, carestie, invasioni, tumulti, guerre, malattie ecc., è la vera “Consolazione” per tutti, viene accompagnata, all’uscita dell’Eremo, dal sentito ed urlato credo dei portatori: “Eh gridamulu cu tuttu u cori: ora e sempri Viva Maria” (gridiamolo con tutto il cuore: ora e sempre Viva Maria). Un’esclamazione che si rinnova ad ogni fermata della Madonna.
La Sacra Effigie attraversa il percorso che conduce in Cattedrale (lungo la via Cardinale Portanova, via De Nava ed il corso Garibaldi, fino al Duomo) custodita in una vara, sorretta dai “portatori della vara”, che si impegnano a portare nelle proprie spalle la Madonna in quel particolare giorno, ma nel cuore tutto l’anno (questo il loro motto!).
Il peso complessivo di circa 12 quintali, è sorretto con forza e fede. I portatori ed i fedeli che accompagnano la Madonna si sentono, a loro volta, accompagnati. La fiumana umana che segue l’evento di fede con vera devozione è come seta che avvolge la Sacra Effigie. Sguardi, speranze, certezze e preghiere si dirigono verso il volto di Maria, pronta a consolare chiunque incrocia il materno sguardo. In quel particolare momento si è “soli con la Madre” e per tale motivo “consolati” anche in mezzo alla composta e festante folla.
È un rito, un appuntamento fisso, atteso con trepidazione. La Regina dei reggini non è una semplice Effigie da ammirare e venerare quel particolare giorno, ma una presenza viva nel cuore dei cristiani. Il quadro, donato ai Frati nel 1547 dal nobile Camillo Diano (il quale volle aggiungere, nella versione più grande che noi tutti oggi possiamo ammirare, San Francesco e Sant’Antonio), arriva nei pressi di Piazza Duomo, ristrutturata di recente ed inaugurata proprio per l’evento. In tale luogo, ci si prepara alla tradizionale “volata”, un particolare tratto nel quale i portatori corrono fino all’ingresso del Duomo dove li attende l’ultima fatica, dopo ore di processione, cioè gli scalini che conducono alle porte del Duomo.
La Città di Reggio che respira aria di festa in questi giorni sarà sicuramente rigenerata e “consolata” dalla presenza materna della Madonna. Quest’anno il messaggio di Mons. Giuseppe Fiorini Morosini, Arcivescovo Metropolita di Reggio Calabria – Bova, (che ha voluto associarsi, per un tratto, ai portatori, poggiando l’asta sinistra avanti sulle proprie spalle) è stato chiaro: occorre fermarsi e riflettere! Ecco quanto il Presule ha esclamato in piazza della Consegna: “Come ogni anno, la città ripete il suo rito di fermarsi in questa piazza in attesa che il quadro della Madonna scenda dal Santuario per accompagnarla in Cattedrale.
Così si è fatto sempre. Così si continuerà a fare. Cambiano le situazioni storiche, sociali e politiche, si susseguono le generazioni, cambiano le persone, ma il rito rimane lo stesso, come lo stesso rimane l’amore verso la Madonna e la speranza che Ella ci benedica e ci aiuti. Anche noi oggi siamo fermi qui, dinanzi a questo quadro venerato da tante generazioni di fedeli, e che è in po’ la sintesi della nostra storia cittadina, a impetrare, a sperare, ad invocare. Le intenzioni sono tante, i problemi sempre più difficili, le aspirazioni sempre più profonde. La Vergine della Consolazione sembra aver girato lo sguardo dalla città e sembra voglia negarci la Consolazione che invochiamo. Ma è solo un’impressione, perché sappiamo che Dio non abbandona mai i suoi figli e la Vergine Maria, costituita da Gesù nostra Madre, non ci può abbandonare.
Permettetemi di dirvi sì parole di incoraggiamento e di speranza perché tutti ogni anno, celebrando la festa della Patrona, abbiamo bisogno di riprendere forza per sperare e continuare a lavorare tutti, nel segno dell’unità, per la rinascita della nostra città e della nostra terra. Ma perché la speranza sia costruttiva è necessario, miei cari, che noi diamo ad essa una veste, e questa veste ha un solo nome: il nostro impegno morale, religioso e civile. Perché non troviamo, come città ferma fisicamente, il coraggio di fermarci spiritualmente e riflette? Il grave episodio di Melito, la sparatoria qui in città l’altro giorno, sono gli ultimi episodi che descrivono il nostro disagio sociale e ci chiedono di fermarci e riflettere sulla necessità di ricostruire il nostro tessuto in nome di quei valori che la Vergine Maria ci richiama mostrandoci Gesù.
Fermarci e riflettere sul rapporto fede e vita. Fermarci e riflettere se e quando raggiungeremo la maturità di guardare il male negli occhi e denunciarlo. L’altra sera ho definito l’omertà come la tubercolosi dello spirito, che lentamente consuma ogni energia. Fermarci e riflettere se noi adulti siamo capaci ancora di essere autorevoli nella proposta educativa.
Fermarci e riflettere se abbiamo il coraggio di riconoscere che abbiamo ridotto la sessualità a mera merce di divertimento, dimenticando che essa è dono di amore per la vita. Fermarci e riflettere che la vita umana è un valore troppo grande e che la persona ha una dignità che nessuna persona ha diritto di calpestare. Chiediamo alla Vergine di donarci la forza della conversione e la gioia della Consolazione. Anche quest’anno il suo ritorno in città aiuti le famiglie in questo difficile cammino, stretti dalle difficoltà economiche, dalla mancanza di lavoro, dal disagio morale, ma sorretti dalla fiducia nella Consolatrice nostra”.
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Nei seguenti link è possibile approfondire la storia della Sacra Effigie:
http://www.madonnadellaconsolazione.com/basilica.asp?id_a=202
http://www.cattedralereggiocalabria.it/la-madonna-della-consolazione/note-storiche
 
 

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Domenico De Angelis

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