"La realtà della Presenza di Cristo risorto che ricostruisce le nostre macerie"

Omelia del cardinale Caffarra nella Messa del giorno di Pasqua

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Riprendiamo il testo dell’omelia pronunciata ieri pomeriggio dal cardinale arcivescovo di Bologna, Carlo Caffarra, nella Messa del giorno di Pasqua, celebrata nella Cattedrale di San Pietro.  

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1. Cari fratelli e sorelle, oggi la Chiesa fa un annuncio, comunica al mondo una notizia molto semplice: Gesù crocefisso, morto, e sepolto è risorto dai morti.

Comunicandoci questa notizia, la Chiesa non intende dirci e manifestare una semplice convinzione soggettiva di alcune persone. Ed ancor meno intende narrarci un mito, che noi dobbiamo interpretare come una grande metafora dell’uomo che non vuole rassegnarsi alla morte. La notizia che oggi la Chiesa ci dà è molto semplice. Trattasi di un fatto realmente accaduto nella città di Gerusalemme, e che fu sperimentato da diversi testimoni. Lo abbiamo sentito nella prima lettura: «Dio lo ha resuscitato dai morti e volle che apparisse …a testimoni prescelti da Dio, a noi, che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua morte».

Come spesso succede, è un fatto che i primi testimoni dovettero ammettere contro ogni loro previsione: spesso i fatti sono testardi. Lo abbiamo sentito nel racconto evangelico.

Dove si va se si vuole compiere quei gesti di pietà che siamo soliti compiere per i nostri defunti? Si va al cimitero, presso la loro tomba. E così fecero le donne di cui parla il Vangelo: «si recarono alla tomba, portando con sé gli aromi che avevano preparato». Avevano visto coi loro occhi seppellire il cadavere di Gesù. Ma si imbattono in qualcosa di imprevisto: il sepolcro è aperto; dentro non c’è più il corpo di Gesù. Quale la loro reazione? una profonda incertezza; un inquieto domandarsi che cosa poteva essere successo. Tutto, cioè, meno che pensare ad una risurrezione.

E’ a queste donne che viene data per la prima volta la notizia: la stessa notizia che Pietro ripeterà al centurione Cornelio [prima lettura]; la stessa notizia che la Chiesa oggi dona a ciascuno di noi: «perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui; è resuscitato».

Quale è il contenuto più preciso di questa notizia? Che cosa è realmente accaduto dentro a quella tomba? L’umanità di Gesù, che escluso il peccato è esattamente come la nostra, è stata nel momento della risurrezione introdotta nella partecipazione della vita, della gloria stessa di Dio. Possiamo pertanto e dobbiamo parlare di una definitiva vittoria di Gesù sulla morte. Egli infatti non è passato dalla condizione di vita quale noi viviamo alla vita divina, ma è passato dalla morte alla vita: ad una vita umana che non può morire. Ha radicalmente cambiato la nostra condizione umana di viventi mortali.

Egli, dunque, è vivente per sempre; è qui in mezzo a noi; noi parliamo di Lui non come di un assente, ma di uno che è presente. Per questo la celebrazione dell’Eucarestia non è semplicemente un ricordo del passato, ma la gioia dell’incontro con una persona viva.

Qui sta tutta la differenza tra i cristiani ed altri uomini: c’è – come ebbe a dire un funzionario romano del tempo di Paolo [cfr. At 25,14]- un certo “Gesù morto” che i cristiani sostengono vivo, vivente di una Vita che non conoscerà mai la morte. E questo fatto cambia anche la nostra esistenza, e non soltanto la sua.

2. In che cosa consiste questo cambiamento? L’apostolo Paolo nella seconda lettura ci ha detto: «se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio; pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra».

Mediante la fede ed i sacramenti è dato all’uomo di entrare in contatto reale [non solo col ricordo o col pensiero] col Cristo risorto. La stessa divina energia che ha trasformato definitivamente l’umanità di Gesù, risuscitandolo da morte, attraverso la fede ed i sacramenti penetra anche nella nostra persona.

Che cosa accade dunque “se siamo risorti con Cristo”? Lo possiamo già verificare in quelle donne e uomini che per primi hanno creduto nel Signore risorto; che per primi lo hanno incontrato.    

Avete sentito: la pagina evangelica parla di paura, di incredulità, di rifiuto di ciò che alcune donne dicevano come fosse vaneggiamento. Ma dal momento in cui incontrano il Signore risorto, cominciano ad uscire da questa situazione di profonda tristezza ed avvilimento. Iniziano a vivere, a muoversi, a sperare in un mondo nuovo posto in essere dalla nuova, vera, ultima realtà: la Signoria di Cristo risorto, esercitata mediante la remissione dei peccati. Hanno cominciato a “pensare alle cose di lassù, non a quelle della terra” direbbe Paolo, a “desiderare le cose di lassù”.

Chi incontra il Signore risorto diventa capace di “pulire” la creazione, e di riportarla alla sua originaria bellezza, liberandola dalla corruzione, dalla vanità e dalla caducità del peccato, indotte in essa dall’umanità peccatrice. Le “cose di lassù”, cioè la Signoria di Cristo risorto, entrano dentro le “cose di quaggiù” e le riportano alla loro bellezza e verità, ad iniziare dalle persone umane.

Vi sto raccontando una favola? Sono un individuo appartenente ad una specie in estinzione, cioè un utopista? No, cari amici! Dentro alla storia umana Gesù risorto ha inserito una nuova energia, la forza della misericordia di Dio che rinnova la persona umana, ed attraverso uomini e donne rinnovate, cambia la nostra abitazione terrena. Con Gesù risorto comincia ad avviarsi un vero e proprio cambiamento radicale della realtà, perché chi crede in Lui, è trasformato dalla sua Presenza. Diventa perfino capace di far risplendere la nuova creazione nei luoghi più oscuri: Massimiliano Kolbe in un campo di sterminio; Teresa di Calcutta vicina ai più disperati dei disperati; Teresa del Bambino Gesù, fragile ragazza che nella solitudine del Carmelo prende su di sé l’immane tragedia dell’incredulità moderna.

Chi crede nella risurrezione di Gesù, chi “è risorto con Cristo”, non si lascia più ipnotizzare dalla realtà di cui i nostri sensi ci rendono testimonianza, come fosse l’unica. Egli è certo e vive di una realtà ben più consistente, ed incrollabile: la realtà della Presenza di Cristo risorto che ricostruisce le nostre macerie.

La risurrezione di Gesù quindi ci dà il diritto e la capacità di sperare anche nelle condizioni più disperate, poiché essa denota una Presenza in atto, che cambia le nostre giornate.

Cari fratelli e sorelle, il mio desiderio più profondo è che usciate da questa celebrazione guariti completamente da quell’avvilimento del cuore, che rende così tristi i nostri giorni. Non è una pia esortazione la mia; la solita “pacca sulla spalla” per incoraggiare in modo vacuo una persona. Conosco bene le difficoltà in cui oggi versiamo. Ma vi dico: Cristo risorto ha introdotto la nostra realtà umana in una dimensione che vince e va ben oltre quella che abbiamo sotto gli occhi. Attraverso la porta delle fede entriamo in una vita nuova. 

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ZENIT Staff

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