La Quaresima: tempo di conversione e di salvezza (Seconda parte)

Il cardinale Mauro Piacenza spiega i fondamenti e la ritualità del tempo liturgico che sta iniziando

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[La prima parte è stata pubblicata ieri, martedì 17 febbraio 2015]

Hanno ancora significato le penitenze tradizionali? Ce ne sono di nuove oggi proponibili?

La penitenza è un aiuto alla memoria di Cristo Salvatore. Facciamo penitenza non per “guadagnarci” la salvezza, ma per partecipare alla salvezza che Cristo ci ha guadagnata e donata gratuitamente. I tre modi classici di fare penitenza, come Gesù stesso indica nel Vangelo, sono: la preghiera, il digiuno e l’elemosina, che erano già presenti nella cultura ebraica del tempo del Signore. Credo si debbano innanzitutto osservare e valorizzare queste tre modalità. Che grande bisogno ha il mondo di tornare a pregare! La preghiera è l’atto con il quale l’uomo si pone umilmente davanti al Mistero, in filiale dialogo con il Creatore, in fraterno rapporto con il Salvatore, in attento ascolto dello Spirito Santo. Senza preghiera non c’è fede, né vita spirituale, né possibilità reale di conversione. Se in Quaresima pregheremo di più, avremo già compiuto una importantissima opera penitenziale.  Il digiuno, poi, soprattutto nelle società dell’opulenza, ci educa a quella sobrietà di vita, oggi così indispensabile anche solo per immaginare un’economia differente, che metta l’uomo, e non il profitto, al centro. Come molte volte ci ricorda provvidamente Papa Francesco, il superamento della “cultura dello scarto” è indispensabile per una reale conversione della società. Il digiuno quaresimale, è un modo molto concreto per superare personalmente, in famiglia e nelle Comunità, la cultura dello scarto, aprendosi nel contempo ad una concreta solidarietà, e quindi alla pratica penitenziale dell’elemosina. Certamente ciascuno, che ben conosce se stesso, anche nel confronto con un buon confessore, potrà scegliere di vivere anche altre forme penitenziali, a seconda del proprio stato di vita e delle proprie reali possibilità, sia di salute, sia spirituali. Non sarà immaginabile chiedere ad un operaio, che lavora otto ore al giorno, o ad una madre, che deve allattare il suo bimbo, di digiunare, ma certamente potranno pregare di più, potranno leggere una pagina del Vangelo, potranno visitare un infermo, potranno perdonare e superare una tensione dovuta ad un torto ricevuto e, comunque, individuare altre “modalità” possibili per partecipare alla missione salvifica del Signore. Penso anche al silenzio: in noi stessi, nelle famiglie, nelle Comunità. Se in Quaresima fossimo capaci di maggiore silenzio, sarebbe un grandissimo aiuto a vivere meglio questo tempo. Ad esempio, chi impedirebbe di scegliere, almeno il venerdì, di non accendere né radio, né televisione, né Internet, dedicando il tempo agli affetti più cari, con i quali, magari, pregare insieme il Santo Rosario? Pensiamoci!

Come vivere al meglio questo tempo di Quaresima, allora, Eminenza?

Certamente iniziandolo con una buona confessione e preparando, per tutta la Quaresima, la gioiosa confessione di Pasqua. Un tempo di conversione non può essere un tempo triste, perché è il tempo della Misericordia, dell’abbraccio benedicente di Dio, del ritorno alla casa del Padre di quel “figlio prodigo” che è in ciascuno di noi. Lo stile, allora, deve essere quello indicato da Gesù: “Lavati il volto e profumati il capo, perché nessuno veda che digiuni”. È lo stile sobrio, tipicamente cristiano del “Non sappia la tua destra ciò che fa la sinistra”. Sta quì il vero merito davanti a Dio. La discrezione più assoluta, anche nelle opere penitenziali e di elemosina, è un vero e proprio “atto di fede” in Dio, secondo la parola di Gesù: “Il Padre tuo che vede nel segreto, ti ricompenserà”.

Sarà bene riscoprire anche tutti quei pii esercizi ai quali, tra l’altro, è legata la concessione dell’Indulgenza Plenaria (la remissione di tutte le pene dovute per i peccati). Penso all’esercizio della Via Crucis, comunitario o personale, soprattutto nei venerdì di Quaresima; penso alla novena alla Divina Misericordia, indicata dal Signore stesso a Santa Faustina Kowalska: si inizia il Venerdì Santo e si conclude la domenica in Albis (detta della Misericordia): è una ottima maniera per vivere fruttuosamente immersi nello spessore di quei giorni. Gli strumenti ed i mezzi di santificazione certo non mancano. Alla Chiesa è concessa la pienezza dei mezzi di salvezza! Godiamo, usiamo e diffondiamo tale pienezza di mezzi, implorando per noi stessi il dono della conversione, della compunzione del cuore e, se Dio ce ne fa grazia, vincendo un po’ di “rispetto umano”, invitando anche altri ad accostarsi al sacramento della Riconciliazione. A volte una parola, ben detta, con garbo e carità, può sostenere la scelta di un cuore incerto, che, magari dopo anni, ritorna al confessionale, lasciandosi riabbracciare da Dio. Il merito in Cielo, per ver portato un fratello al confessionale, è certamente incalcolabile!

Un ultimo consiglio quaresimale? Quello che a Lei sta più a cuore…

Non viviamo la Quaresima da soli! Viviamola con tutta la Chiesa! Vorrei tanto che fossimo ben consci che il peccato non infetta solo chi lo commette, il peccato è una malattia contagiosa. Si propaga fino ad intaccare l’intera Chiesa. Tutto il Corpo ecclesiale ne risente. Direi che si tratta dell’equivalente negativo di quell’apostolato silenzioso che – come sovente ci ricorda il Santo Padre – si chiama “irradiazione” e diffonde il bene e la grazia. E questo non avviene soltanto per il cattivo o il buon “esempio”, per un influsso psicologico. C’è qualcosa di più. Teniamo presente che la Chiesa è un corpo vivente. In essa vige comunità di vita e di beni. Fra le singole membra intercorre una osmosi di grazia: sono solidali, per cui il mio peccato ha ripercussioni su tutto il Corpo Mistico e indebolisce la Chiesa nel suo vigore interno. Per questo dobbiamo avere presente che il nostro peccato costituisce anche una rottura con la Chiesa. Anche il perdono però, per divina misericordia, ha una dimensione ecclesiale: mentre ci riporta fra le braccia del Padre ci rimette nella gioiosa comunione con la Chiesa. Ogni assoluzione impartita è una festa per la Chiesa intera!

Allora viviamo questa Quaresima soprattutto con Colei che della Chiesa è immagine perfetta: la Beata Vergine Maria, che in questo tempo è particolarmente venerata con il titolo di Addolorata. Immedesimandoci con il cuore dell’Addolorata, potremo partecipare più intensamente della compagnia che Ella fece al Signore fin sotto la Croce, condividendo, come nessun altro, l’Opera salvifica del Figlio. La Vergine, proprio ai piedi della Croce, è indicata come nostra Madre: “Donna ecco tuo figlio; figlio ecco tua Madre”. Il testamento del Signore ci fa amare in modo tenerissimo e commosso l’Addolorata e ci fa sentire particolarmente amati e prediletti da lei. Chi può abbracciare e comprendere il nostro dolore, come la Santa Madre?  Con Lei non si è mai soli, né in vita, né in morte; in Lei Dio ha già realizzato pienamente la Sua opera, donandoci la primizia ed il compimento del nostro destino ultimo. La Quaresima con l’Addolorata ci preparerà al canto dell’Exultet della notte di Pasqua e al medesimo canto, nel giorno in cui anche noi, entreremo nella vita vera, nella vita eterna. È con la risurrezione di Cristo che Maria vive la sua maternità e vive, nei riguardi di tutti, l’ansia che ebbe un giorno per il suo primogenito quando lo cercò per tre giorni, finché non l’ebbe ritrovato nel tempio.

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Luca Marcolivio

Roma, Italia Laurea in Scienze Politiche. Diploma di Specializzazione in Giornalismo. La Provincia Pavese. Radiocor - Il Sole 24 Ore. Il Giornale di Ostia. Ostia Oggi. Ostia Città (direttore). Eur Oggi. Messa e Meditazione. Sacerdos. Destra Italiana. Corrispondenza Romana. Radici Cristiane. Agenzia Sanitaria Italiana. L'Ottimista (direttore). Santini da Collezione (Hachette). I Santini della Madonna di Lourdes (McKay). Contro Garibaldi. Quello che a scuola non vi hanno raccontato (Vallecchi).

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