La primavera araba rischia di rivelarsi un triste autunno

Presentato alla John Cabot University il libro di Antonio Picasso su “Il medio oriente Cristiano”

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di Antonio Gaspari

ROMA, venerdì, 8 giugno 2012 (ZENIT.org).- Si è svolta mercoledì 6 giugno alla John Cabot University di Roma la presentazione del libro di Antonio Picasso “Il medio oriente Cristiano- Reportage dal cuore della Mezzaluna fertile” pubblicato dalla ‘Cooper’

Ha aperto l’incontro la professoressa Valentina Colombo docente di Geopolitica del mondo islamico presso l’Università Europea di Roma, la quale ha spiegato che la primavera araba si sta spegnendo e stanno emergendo sempre più Fratelli musulmani e conseguenti politiche antidemocratiche e di repressione delle donne.

A questo proposito si è detta preoccupata per l’eventuale nuova presidenza dell’Egitto che potrebbe essere assunta dal candidato dei Fratelli Musulmani.

Ha poi raccontato di pressioni e tentativi di delegittimazioni nei confronti di Amel Grami, una validissima docente di storia delle religioni all’Università di Manouba in Tunisia.

La Amel Grami ha promosso un Comitato per la difesa dell’Università Manouba, e portato avanti battaglie per la libertà ed emancipazione femminile.

Di recente è stata invitata in Tv per discutere delle politiche in Tunisia dopo la primavera araba.

Le sue parole non sono piaciute ai gruppi musulmani più ortodossi. Così è cominciata una inchiesta tra i suoi studenti per sapere se lei ha mai parlato del cristianesimo e come ne ha parlato.

Il tentativo è quello di indicarla come convertita al cristianesimo per accusarla di apostasia e reprimerla. Secondo le autorità la prova che lei sarebbe una convertita viene dal fatto che in Tv ha indossato orecchini lunghi con tre foglie di trifoglio che sono il simbolo della croce.

La Colombo ha raccontato anche di Vivian Salameh una donna cristiana che lavorava da 25 anni alla Jordan Dubai Islamic Bank (JDIB) di Amman.

Ebbene, anche in un paese moderato dove vige la libertà di culto come la Giordania, la Salameh è stata licenziata perchè si è rifiutata di indossare il velo, imposto dal nuovo regolamento della banca.

Nel 2011 la Jordan Dubai Islamic Bank ha adottato un nuovo regolamento ispirato alla sharia a tutte le dipendenti. Si tratta del primo caso di discriminazione religiosa in Giordania.

In realtà la Salameh si era accordata per indossare il velo solo per coprire le spalle. Invitata a ritirare l’indumento presso l’ufficio del personale, la donna ha scoperto di essere stata licenziata senza motivo.

In merito a questo caso l’agenzia di stampa Asia News (29/05/2012) ha riportato le dichiarazioni di Rif’at Bader, sacerdote del Patriarcato latino e direttore del Centro cattolico di ricerca sui media, secondo cui “nel Paese è in atto un’islamizzazione silenziosa della società. I Paesi del Golfo sfruttano le banche islamiche per introdurre fra la popolazione i precetti della sharia”.

“Nessuno – ha aggiunto – è mai stato discriminato perché cristiano. Il governo non deve permettere che tali fatti si ripetano sul suo territorio. La nostra Costituzione difende la libertà di culto”.

Su consiglio di p. Rif’at la donna ha sporto denuncia contro i suoi datori di lavoro e se necessario porterà il caso fino alla Corte suprema.  

Padre Laurent Basanese, S.J. docente al Pontificio Istituito Orientale ed alla Pontificia Università Gregoriana, ha fatto una breve storia di come si è sviluppato l’Islam e di come ha prima schiacciato poi cancellato i cristiani nelle terre mediorientali.

Il Padre gesuita ha indicato in Ibn Taymiyya (1263–1328). uno degli autori più radicali, ispiratore delle fazioni più intolleranti dei nostri giorni.

Ibn Taymiyya è considerato a ragione un convinto sostenitore del jihad e della necessità di applicare le norme della shari’a, tanto da diventare una figura di riferimento del cosiddetto Fondamentalismo islamico.

Antonio Picasso, giovane giornalista e viaggiatore, collaboratore di Liberal, Limes ed East (blog worldonfocus.wordpress.com) ha raccontato che questo è il suo primo libro, nato come réportage nel cuore della cristianità mediorientale, arricchito da testimonianze dirette, incontri, racconti di vita quotidiana in Israele, nei Territori Palestinesi, in Egitto, in Siria, che riproduce la complessità del mosaico culturale e religioso tipico del Medio Oriente.Il libro è stato scritto prima della cosiddetta “Primavera araba”, ma – ha sostenuto l’autore- erano già evidenti i segni dell’esodo dei cristiani”.

Secondo Ricasso, la situazione è complessa, variegata e confusa. I cristiani del Medio Oriente, Armeni, caldei, copti, maroniti, melchiti ecc, sono diversi ed hanno differenti percezioni rispetto ai rapporti con i cattolici, gli ebrei ed i musulmani.

Oggi, nella “Mezzaluna fertile”, la culla da cui il Cristianesimo nacque e cominciò a diffondersi in tutto il mondo, si possono contare oltre venti comunità cristiane. Ma dopo l’11 settembre 2001e le successive guerre in Irak e Afghanistan il dialogo tra Ebraismo, Cristianesimo e Islam è sensibilmente deteriorato.

Pur essendoci ritorni di fiamma e investimenti da parte di gruppi cattolici in terra Santa, le comunità cristiane si sono ridotte in maniera consistente passando dal 25% all’8% della popolazione totale, anche se – ha sottolineato Picaro – “i cristiani che ancora vivono nel cuore dell’Islam rappresentano, come le comunità islamiche in Europa e in America, un referente irrinunciabile nei rapporti fra Oriente e Occidente”.

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ZENIT Staff

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