La preghiera del discepolo

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio — Mt 6,7-15

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Lettura

Il brano del Vangelo è tratto dal lungo discorso di Gesù che, nel testo di Matteo, segue alla proclamazione delle Beatitudini (5,1-12) e sviluppa quanto il Maestro ha detto sinteticamente nella “carta costituzionale” del Cristianesimo. Troveremo altri passi nei prossimi giorni. Oggi l’insegnamento è sulla preghiera. I Vangeli, con abbondanza di riferimenti, presentano Gesù che prega, spesso ritirandosi in luoghi deserti, in una intimità con il Padre che è la fonte del suo agire a favore degli uomini; e riportano le sue parole sulla «necessità di pregare sempre, senza stancarci» (Lc 18,1).

Meditazione

«Pregando, non sprecate parole come i pagani». La preghiera di domanda, soprattutto essa – il “Padre nostro” è tale: sette domande rivolte a Dio – non è verbosa perché non c’è bisogno di spiegare a Dio ciò che gli si chiede, né di dargli consigli sul come esaudirci. «Il Padre sa» dice Gesù: sa ciò di cui abbiamo bisogno e sa pure come e quando ci deve esaudire. L’essenziale è ricordare che ci si rivolge al Padre e che lo si deve fare con la fiducia del bambino che dice abbà, cioè papà, che sta tra le braccia della mamma come l’orante del salmo 130: «Io sono tranquillo e sereno come bimbo svezzato in braccio a sua madre, come un bimbo svezzato è l’anima mia. Speri Israele nel Signore, ora e sempre». Ricordo quanto mi disse un’anziana signora: si deve pregare con fiducia, perché Dio sa ciò di cui abbiamo bisogno; e ringraziarlo, fin da subito, perché già ha iniziato a provvedere. C’è in queste parole la sapiente convinzione espressa dal salmo 120: «Non lascerà vacillare il tuo piede, non si addormenterà il tuo custode… Il Signore è la tua ombra e sta alla tua destra… Ti custodirà da ogni male: egli custodirà la tua vita…». Rispetto alla preghiera di lode, che pure deve esserci, la preghiera di domanda sembra la più povera. Ma non è povera: poveri siamo noi, e proprio per questo preghiamo. Da praecari viene il temine pregare-preghiera, il grido di aiuto che sale dal cuore di una creatura che sperimenta la sua precarietà riconoscendo che tutto riceve: l’esistenza, la vita e ogni cosa ad essa necessaria, la fede e i doni che da essa provengono. Ce lo insegna la Liturgia eucaristica nella presentazione delle offerte: «Dalla tua bontà abbiamo ricevuto questo pane, questo vino, frutto della terra e del nostro lavoro».

Preghiera

Ci hai insegnato a pregare, Gesù, fratello e signore; ci hai consegnato la preghiera dei figli. Aiutaci a dire Padre con la gratitudine con cui tu lo dicevi.

Agire

Medito oggi sulle Beatitudini attraverso il Catechismo (nn. 1716-1724). Recitando il Padre nostro chiedo al Signore di comprendere le parole che nella Messa lo introducono: «Obbedienti alla parola del Salvatore e formati dal suo divino insegnamento, osiamo dire».

Meditazione a cura di mons. Edoardo Aldo Cerrato, vescovo di Ivrea, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it

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ZENIT Staff

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