La preghiera dei figli

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio — Mt 6,7-15

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Lettura

Nella lettura continua del discorso della montagna giungiamo con il Vangelo di oggi all’insegnamento del Maestro sulla preghiera, e alla prima proclamazione del Padre nostro. Nella versione di Matteo la preghiera dei figli è più lunga di quella di san Luca, ed è inserita in un contesto diverso. Il contesto matteano è un’istruzione sulla vita religiosa, sulla vera spiritualità,  che la Chiesa ci ha proposto ieri nei versetti che precedono e seguono quelli che leggiamo oggi.

Meditazione

“Padre nostro…”. Già da bambini ci insegnano la preghiera di Gesù, la più importante per il cristiano. Essa contiene tutto ciò che dobbiamo chiedere. Ed è relativamente poco. Ma Gesù ci aveva avvertito di non sprecare parole. Dio vuole che noi chiediamo. Ma con fiducia. Se ci fidiamo di qualcuno basta chiedere una volta. Lui ci ascolta. Sa cosa fare per il nostro bene. Quella nostra preghiera più importante, il “Padre nostro che sei nei cieli” ha una particolarità. Noi, anche nella nostra stanza, con la porta chiusa, non dovremmo cambiare la preghiera in “Padre mio”. Chiediamo al plurale perché anche nella nostra società così individualista, dove conta solo l’autorealizzazione – anche a costo del bene della famiglia e dei figli! – Gesù ci ricorda che siamo Chiesa. Che la preghiera include sempre il bene dei nostri fratelli e sorelle nella fede. Facciamo parte di una famiglia che ha un unico Padre. Il fatto che nelle prime parole noi dirigiamo l’attenzione al cielo come la nostra ultima meta, come “luogo” in cui abita il Signore ci aiuta anche a vedere tutta la nostra preghiera nella giusta prospettiva. Sono pochi gli anni che trascorriamo qui sulla terra. Poi ci aspetta “il cielo”. Tutte le nostre richieste, tutto ciò che chiediamo prende una prospettiva ben diversa dinnanzi a questa realtà.

Preghiera

«Nessuno mai, Signore Gesù, avrebbe osato rivolgersi a Dio chiamandolo Padre, se tu non ce l’avessi insegnato. Gesù, aiutami a ricordare sempre che quando chiamo Dio, Padre, sono chiamato a vivere da figlio. Io sono felice di avere Dio come Padre: voglio, Signore Gesù, che anche lui, sia contento di avere me, come figlio. Gesù, fa’ di me un tempio vivente nel quale tutti gli uomini possano riconoscere la presenza di Dio» (san Cipriano).

Agire

Cercando un momento adeguato della giornata, eseguo un breve esercizio spirituale: prego con attenzione il Padre nostro, cercando di immedesimarmi nelle parole della preghiera di Gesù e riferendole a situazioni concrete della mia vita.

Meditazione del giorno a cura della prof.ssa Alexandra von Teuffenbach, docente di Teologia e Storia della Chiesa, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti  info@edizioniart.it

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ZENIT Staff

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