La povertà delle periferie europee nelle struggenti parole di Vasile, un orfano moldavo

Domani, in occasione della udienza generale, la CCEE consegnerà al Papa un libro che raccoglie i disegni e le lettere con cui i bambini di strada di tutta Europa hanno voluto rendere omaggio al Santo Padre

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In occasione del riavvio delle udienze generali in piazza San Pietro, giungerà un bel regalo nelle mani di Papa Francesco. Una delegazione del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE) consegnerà infatti al Santo Padre un libro di disegni e lettere di con cui bambini e bambine, provenienti dalle ‘periferie’ delle città europee di ognuno dei 38 membri del Consiglio, hanno voluto rendere omaggio al Papa. 

L’idea – riferisce un comunicato del CCEE – nasce in seno al segretariato del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa, all’indomani dell’elezione di Francesco, il “Papa venuto dalla fine del mondo”. Era sembrato infatti opportuno informare il Pontefice sulla Chiesa in Europa e raccontargli “le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi” del vecchio continente. Allo stesso tempo – prosegue il documento – “si voleva consegnare un immagine della Chiesa in Europa che andasse oltre la  dimensione meramente pastorale ed istituzionale”. Da lì, quindi, l’idea “di affidare agli occhi innocenti dei bambini delle periferie delle nostre città europee il compito di scrivere al loro Papa Francesco”. 

A raccogliere la sfida è stato mons. Đuro Hranic, Arcivescovo di Đakovo-Osijek (Croazia) e Presidente della sezione Catechesi nella Commissione CCEE per Catechesi, Scuola e Università, che attraverso la rete delle Conferenze episcopali è riuscito a dar vita al progetto. Il risultato è un’antologia delle periferie presenti in Europa. Si legge nel comunicato: “La breve presentazione che accompagna ogni disegno, o testo preparato dai bambini, mostra che molti di loro vivono nelle periferie delle città e ci ricorda quindi il continuo appello di Papa Francesco ad andare fino alle periferie esistenziali dell’umanità per annunciare la gioia e la speranza del Vangelo”. 

Nonostante si rivolgano direttamente al Papa, il messaggio di questi bambini coinvolge ogni fedele, perché i diversi disegni e scritti donano “la semplicità e la gioia” necessari per guardare la vita con gli occhi dei piccoli, quindi “con gli occhi della speranza”. 

Mons. Hranic consegnerà domani la pubblicazione al Pontefice dopo l’Udienza generale in piazza San Pietro. Insieme a lui ci saranno don Michel Remery, Vice-Segretario Generale del CCEE, e Vasile, un bambino moldavo di 11 anni, accompagnato a sua volta dal vescovo, Anton Cosa, vescovo di Chişinău. Come tutti i bambini pa3rtecipanti al progetto, anche Vasile ha una storia drammatica alle spalle. Ha 11 anni ed uno dei più grandi del gruppo; il più piccolo è Joseph, 5 anni, dalla Grecia. Vasile attualmente vive in una Casa-famiglia gestita dalla Fondazione Regina Pacis, un ente cattolico nella Diocesi di Chisinau (Moldavia). 

La struttura accoglie ogni giorno numerosi ragazzi di strada. Tra questi c’è appunto Vasile, rimasto insieme a Maria, la sorella piu’ grande, senza casa e senza famiglia dopo l’assassinio della madre. I due bambini, inoltre, non hanno mai conosciuto il padre naturale. Strappa il cuore, quindi, leggere l’innocente domanda di Vasile al Santo Padre: “Papa Francesco per favore mi mandi una tua fotografia, così la appendo dove dormo ed anche io posso dire che ho un papà?”.

Vasile e la sorella sono stati raccolti dai marciapiedi di Chişinău, in una condizione di estrema povertà, da un sacerdote che svolge la sua missione nelle zone periferiche della Moldavia. Il prete, scrive il bimbo, ha dato loro un tetto dove dormire, introducendoli nella Casa-famiglia della Fondazione, e da mangiare accompagnandoli ogni giorno alla mensa per i poveri gestita dal Regina Pacis che, lo scorso 22 marzo, è stata intitolata proprio a “Papa Francesco”. Si legge infatti nella lettera di Vasile: “Mangiamo quello che lui (il sacerdote ndr) cucina nella ‘tua’ casa, perché dove mangio c’è scritto ‘Papa Francesco’, quindi è casa tua”. 

Obiettivo della Casa-famiglia è aiutare i ragazzi disagiati a tornare a vivere con i genitori naturali. Vasile e Maria erano tornati nelle braccia della mamma tanto amata, ma poco tempo dopo la madre è stata “rubata” all’affetto dei suoi figli da due uomini che, in preda ad un eccesso di alcool, l’hanno uccisa. I due ragazzini sono tornati a vivere stabilmente nella struttura che li aveva già ospitati.

La lettera di Vasile è forse la più toccante di tutti i messaggi inviati al Papa. Molto interessante è il crocifisso che la accompagna, ovvero un ‘lavoretto’ che i ragazzi di strada della Casa- famiglia considerano il loro simbolo: un bimbo vestito a colori che pur essendo sulla croce sorride, con il motto: “Sorridere nonostante la croce”.

Di seguito pubblichiamo il testo della lettera del piccolo moldavo:

“Caro papà Francesco,

Mia sorella mi ha detto che devo chiamarti “Papa” perché tu sei una persona importante, ma io non so cosa significa “Papa” e allora ti chiamo papà. La mia mamma per me e mia sorella era una persona importante come te, anche se eravamo una famiglia povera, qui in Moldavia. Ora la mia mamma non c’è più, perché delle persone cattive le hanno fatto del male. Ma io voglio dirti che ogni giorno vengo a mangiare in una cucina che ha il tuo nome, “Papa Francesco”, e ti mando anche una mia foto in cucina, perché un prete ci ha raccolti dalla strada dove vivevamo qui a Chişinău, ci ha dato una casa dove dormire e mangiamo quello che lui cucina nella “tua” casa, perché’ dove  mangio c’è scritto “Papa Francesco”, quindi è casa tua. Sono contento, anche se mi hanno rubato la mamma, ho trovato una casa, la tua cucina, tanti amici, questo uomo prete, e tutti insieme viviamo bene, andiamo a scuola, siamo puliti ed ho anche una bicicletta. Papa Francesco per favore mi mandi una tua fotografia, così la appendo dove dormo ed anche io posso dire che ho un papà? Ti prometto che se mi mandi una tua foto io farò i compiti. Questo uomo prete il sabato ci parla di Dio e a me piace, poi cantiamo, giochiamo e mangiamo la pizza nella tua cucina. Papa Francesco ti voglio fare un regalo: ho fatto una piccola croce per te. Vedi, c’è un bambino sulla croce che ride, perché l’uomo prete ci dice sempre che anche quando si soffre bisogna sorridere. Ciao Papa Francesco. Vasile”

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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