La porta spalancata

La chiave per il Paradiso è quell’Amore che sempre ricevo dall’alto e subito dono al fratello

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In una struttura ospedaliera che non conoscevo, mi sono inoltrato un po’ troppo fiducioso e sbadato. Volevo visitare un amico bisognoso di totale riabilitazione motoria.

L’ho cercato attraversando porte, corridoi. Ma invano. Cercando l’uscita, mi sono imbattuto in una terribile sorpresa: tutte le porte che nell’entrare ho trovato automaticamente apribili, si erano irreparabilmente chiuse  alle spalle.

Così ingabbiato in un vicolo cieco, ho passato una buona mezz’ora ad ogni piano, a forzare ripetutamente maniglie, a picchiare insistentemente ad ogni porta.

Per fugare il panico, ho esercitato l’autocontrollo. Attraverso qualche spioncino vedevo ammalati in carrozzella, infermieri frettolosi a servirli. Ogni mio richiamo, più o meno sonoro, risultava vano, inascoltato.

Ultima speranza, la telefonata all’amico che sapevo munito di cellulare. Ma come risposta: “Non posso farci niente, sono immobile e di qui non passa nessuno”. E’ perfino caduta la linea telefonica che mi ha lasciato ad implorare… nessuno.

In quella mezz’ora di angosciosa speranza di libertà, prima che arrivasse un salvatore, mi si affacciava il paragone dell’inferno, dove, alla porta d’entrata, Dante vi vede scritto: “Lasciate ogni speranza o voi che entrate”. L’inferno è rottura di ogni rapporto.

Sarò maledetto all’inferno se con le mie mani chiudo la porta del Paradiso. La terrò invece spalancata se uso la chiave di quell’Amore che sempre dall’alto ricevo e subito dono al fratello.

Ciao da p. Andrea

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Andrea Panont

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