La perfezione

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio

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Lettura

Una serie di “antitesi” offrono il tema al brano del Vangelo di oggi: Gesù spiega cosa è “stato detto” e quello che i discepoli di Gesù devono fare. E ogni volta la richiesta che Gesù fa ai suoi supera di molto quello che era precetto per gli Ebrei. Così la legge del taglione – occhio per occhio, dente per dente – che serviva per non far esagerare i fedeli nel rispondere alle offese, Gesù la abolisce in favore del “non rispondere” affatto all’offesa. È l’amore per il nemico che deve animare il discepolo di Gesù. “Essere perfetti come il Padre” è invece la richiesta finale. 

Meditazione

Non rispondere alle offese sia fisiche che morali e amare i propri nemici. Forse si può fare, anche se probabilmente molti diranno che è troppo umiliante, troppo difficile. Magari riusciamo una volta a sopprimere quel desiderio di giustizia, di vendetta quando veniamo offesi. Ma farne un principio, farlo sempre? Non diventeremmo delle persone piene di ira repressa? O forse tristi e depressi? Dei deboli che nella vita non vanno avanti? L’unica possibilità per fare ciò che dice Gesù è imitarlo. Amarlo a tal punto da uniformarci a Lui. Guardando al suo esempio fare lo stesso. Ma poi, alla fine del brano del Vangelo di oggi c’è una frase che impressiona: Gesù dice: «Voi dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste». Questo è veramente impossibile! Dio è la perfezione più assoluta. Pensare di essere come lui non solo non è una meta raggiungibile, ma non è neppure una cosa a cui, ci sembra, noi possiamo ambire. Non sarebbe un azzardo? Sì, sarebbe una presunzione incredibile se noi volessimo essere perfetti come il Padre. E anche pensando di imitare Gesù, non riusciremmo comunque ad essere perfetti come il Padre. La chiave della richiesta di non rispondere alle offese e anche quella della perfezione non sta nello sforzo sovraumano che l’uomo, che noi dovremmo compiere. Dal giorno del nostro Battesimo Gesù vive in noi. Più ci apriamo a Lui, a Lui in noi, più lui potrà agire tramite noi. Se siamo “pieni di Cristo”, non risponderemmo alle offese. Senza dover diventare psicologicamente instabili. Se Dio vive in noi, non è neppure un azzardo giungere alla perfezione. No, non certo per le nostre forze, ma perché, come dice san Paolo: «non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me» (Gal 2,20). 

Preghiera

«Respira in me tu, Santo Spirito, perché siano santi i miei pensieri. Spingimi tu, Santo Spirito, perché siano sante le mie azioni. Attirami tu, Santo Spirito, perché ami le cose sante. Fammi forte tu, Santo Spirito, perché difenda le cose sante. Difendimi tu, Santo Spirito, perché non perda mai la tua Santa Grazia» (Sant’Agostino). 

Agire

Fare “spazio” a Dio nel proprio cuore: un primo passo sarebbe quello che ogni tanto, durante la giornata, mi ricordo che Lui vive in me. 

Meditazione del giorno a cura della prof.ssa Alexandra von Teuffenbach, docente di Teologia e Storia della Chiesatratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti  info@edizioniart.it

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ZENIT Staff

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