La Penitenzieria vaticana tra I e II millennio

Intervista al Reggente della Penitenzieria Apostolica, mons. Gianfranco Girotti

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di Maurizio Tripi

ROMA, venerdì, 5 novembre 2010 (ZENIT.org).- La Penitenzieria Apostolica, il più antico e – per la sua proverbiale discrezione e riservatezza – non ancora adeguatamente conosciuto tra i Dicasteri vaticani, intende aprirsi sempre più ai nuovi linguaggi della comunicazione per rendere vivo anche nel nostro tempo il senso cristiano del peccato e della grazia, del perdono e dell’amore di Dio.

Proseguendo nel suo intento di promozione e di studio, nei giorni 4-5 novembre ha svolto un Simposio sul tema: “La Penitenza tra I e II Millennio” presso  il Tribunale della Penitenzieria Apostolica con l’intento di offrire una panoramica, per quanto possibile completa, al fine di cogliere l’orizzonte sociale, ecclesiale, teologico, canonico, pastorale e celebrativo entro cui cogliere la prassi penitenziale.

ZENIT ha intervistato mons. Gianfranco Girotti, Reggente della Penitenzieria Apostolica

Mons. Girotti, vuol spiegare intanto cos’è la Penitenzieria?

Mons. Girotti: E’ un Organo che assiste il Santo Padre. E’ l’Organo universale ed esclusivo del Sommo Pontefice in materia di Foro interno. Il Santo Padre esercita ordinariamente il suo ufficio di Foro interno, cioè la “potestas clavium”, attraverso la Penitenzieria Apostolica, che è un Dicastero di grazia e di misericordia. Non svolge funzioni giudiziarie di Foro esterno. Normalmente esercita una giurisdizione graziosa.  Tra i Dicasteri della Santa Sede è il più antico ed è il solo a svolgere, in modo diretto, un’attività non burocratica, ma un servizio propriamente spirituale, proprio della missione fondamentale della Chiesa che consiste “nella salvezza delle anime”.

La sua competenza specifica si estende a tutto ciò che riguarda il Foro interno, anche non sacramentale, cioè tutte le azioni occulte, finché restano occulte, in quanto sono considerate sotto l’aspetto del peccato, quindi anche i delitti, non in quanto turbano la società, ma in quanto turbano la coscienza. Più in concreto: a) le censure incorse a motivo del peccato, ma rimaste allo stato di pena ‘latae sententiae’, non accertate canonicamente; b) gli impedimenti al matrimonio, all’Ordine sacro, derivanti sempre da circostanze occulte; c) i problemi realmente attinenti la vita morale di determinate persone, specialmente se queste si rivelano nell’atto della Confessione sacramentale.

Si ricorre al Foro interno non solo per i peccati, per le censure e le irregolarità, ma in genere per situazioni occulte, come ad es. dispense, sanazioni, convalide di atti nulli derivanti da circostanze occulte, ecc. Esamina, inoltre, e risolve i casi di coscienza che le vengono proposti. Risolve dubbi in materia morale o giuridica, quando si tratta di circostanze occulte o di fatti concreti, individuali. Al riguardo occorre, però, precisare che le risposte date dalla Penitenzieria nella soluzione dei casi di coscienza hanno valore autoritativo – a seconda dei casi, precettivo o liberatorio – solo per le circostanze reali e singolari che vengono proposte e non invece per gli altri casi, ma che agli altri casi quelle risposte possono estendersi come criterio prudenziale. Cioè gli orientamenti dottrinali e disciplinari inclusi nelle soluzioni stesse possono essere con prudenza applicati dal sacerdote che si è prestato a fare il ricorso, per analogia, in un ambito più largo, in nessun caso, però, è permesso di divulgare quelle risposte.

Qual è l’attualità della penitenza in questo terzo millennio?

Mons. Girotti: Occorre sempre tener presente che nella riconciliazione sacramentale il perdono di Dio è fonte di rinascita spirituale e principio efficace di santificazione. Già Giovanni Paolo II, nella sua Esortazione Apostolica ‘Novo Millennio Ineunte’, invitava a ‘riscoprire il volto di Cristo soprattutto attraverso il Sacramento della Penitenza, che senza dubbio ha forti ricadute sociali nei riguardi di quelle lacerazioni che né la politica, né la cultura riescono a comporre o a sanare.

Quanto è importante nella formazione dei giovani sacerdoti?

Mons. Girotti: Direi che per coloro che sono chiamati ad amministrare un ministero tanto importante essa assuma una funzione essenziale ed insostituibile. La indebolita coscienza del peccato, in un’epoca di profondi mutamenti non solo ecclesiali ma di mentalità e una certa disaffezione al Sacramento della penitenza, che purtroppo non è difficile constatare in questi tempi, sollecitano, in maniera urgente, un impegno prioritario in questo settore. E’ per questi motivi che la Penitenzieria ogni anno si fa  carico nel promuovere un ‘Corso sul Foro interno, a cui, con crescente interesse, partecipano centinaia di giovani sacerdoti ai quali viene ricordato che la valorizzazione piena del Sacramento della Penitenza dipende in grande misura anche dai sacerdoti e dalla loro consapevolezza di essere depositari di un ministero prezioso e insostituibile.

E quanto in questa Europa sempre più materialista e distante?

Mons. Girotti: Mai come oggi  si assiste ad un processo di secolarizzazione che ha prodotto una grave crisi del senso della fede cristiana. Il credente praticante spesso non conosce più i contenuti fondamentali della propria fede e vive in una profonda indifferenza nei suoi confronti cui fa riferimento solo in circostanze saltuarie. Ritengo assolutamente  urgente la necessità di chiarificare il concetto di ‘penitenza’ e soprattutto di riempirlo di contenuti sia a livello teologico sia sul piano della concreta azione pastorale.

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ZENIT Staff

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