La Pasqua nella società odierna

Noi cristiani, credenti, cattolici, vorremmo cambiare il mondo, ma non abbiamo il coraggio di celebrare veramente il “passaggio” della Pasqua

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Per tutti gli uomini la Pasqua dovrebbe presentarsi come una rivoluzione interiore, che rinnova l’esistenza e apre compiutamente al significato superiore della vita soprannaturale. Si tratta di un evento che può cambiare il modo di vivere elevandolo e sottraendolo dalle alchimie di una società odierna, che tutto confeziona in nome di un articolato pensiero, ancorato ad un relativismo galoppante.

Ma può succedere davvero tutto questo? I credenti convinti, mi auguro, siano ovunque artefici di questa universale possibilità, ma sappiano sempre trasmetterla a coloro che, distratti, si fermano solo agli aspetti ufficiali della tradizione pasquale.

Esaminiamo insieme cosa è la Pasqua, per capire la necessità impellente della sua assunzione nel modello di comunità in cui, oggi, noi spendiamo la nostra esistenza. L’uomo che la realizza dentro di sé permette il passaggio da un suo stato deteriorato ad una sua presenza rinnovata nella luce. Passa, infatti, dalla stoltezza alla sapienza; dall’idolatria all’adorazione del Dio vivo e vero; dal peccato alla grazia; dall’ingiustizia alla giustizia; dalla falsità alla verità; dall’imperfezione alla perfezione; dall’ignoranza alla scienza; dalla disperazione alla speranza; dalla solitudine alla comunione; dal vizio alla virtù, dall’egoismo alla carità; dalla vendetta al perdono; dalla faida alla riconciliazione; dalla malvagità alla bontà del cuore e della mente; dal pensiero dell’uomo al pensiero di Dio.

Ogni qualvolta che si compie un passaggio del genere, si rigenera uno spicchio di umanità, che permette alla stessa di reggere con più forza il peso del peccato che concepisce l’uomo senza legge di Dio. Se tale passaggio non avviene o se la Pasqua della luce non sottomette le tenebre, che Satana distribuisce a piene mani tra tutti gli umani, si tradiscono la resurrezione di Cristo e la sua morte sulla croce, per la salvezza dell’umanità.

Ma la società di oggi si regge ancora di più su un altro tipo di Pasqua che ognuno di noi è chiamato a preparare e che solitamente facciamo fatica a realizzare! Quale? Mi riferisco alla consegna ad altri, in tempi adeguati, della propria missione; del proprio ufficio; del proprio ministero; della propria responsabilità.

Si tratta di un transito naturale, ma difficile da compiersi. Per attuarlo è necessaria la più grande umiltà; la più alta povertà in spirito, la coscienza pura e l’assunzione dentro di noi della piena volontà di Dio, che governa la nostra vita e quella dei nostri fratelli. Il mondo che conosciamo va verso differente direzione. L’umiltà della condivisione, della partecipazione e del trasferimento di qualcosa, specie ai più giovani, diventano azioni problematiche e accettate solo a parole.

Noi ci crediamo immortali, unici, inimitabili e magari insuperabili. Un modo questo che rallenta la capacità di progresso sociale, intellettuale ed economico di un tempo, che nonostante abbia a disposizione mezzi speciali, strumenti innovativi, materie prime straordinarie, cervelli eccezionali, perde colpi e arranca ogni giorno di più.

Leggo a proposito in una lettera pastorale di Mons. Costantino Di Bruno: “Celebrare questa Pasqua è vera opera di giustizia, perché si deve dare sempre all’altro ciò che il Signore vuole che gli venga donato. Vi è pertanto una Pasqua di partecipazione, di coinvolgimento, di cessione di autorità, di condivisione del potere, anche di allontanamento da esso. Vi è anche una Pasqua di comunione e di collaborazione. Questa Pasqua mai si potrà fare se il cuore è superbo, oppure è alla ricerca di una gloria mondana ed effimera, che costringe la coscienza ad oscurare lo Spirito Santo di Dio nella storia personale e comunitaria”.

Anche Gesù celebra questa Pasqua! Prima della Pasqua sulla croce e nel sepolcro, compie, infatti, una vera Pasqua spirituale. Passa il governo visibile della sua missione tutto nelle mani degli Apostoli, affidandoli al Padre. Così in Giovanni:.…” Ho manifestato il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me, ed essi hanno osservato la tua parola. Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te, le parole che hai dato a me io le ho date a loro…”.

Noi cristiani, credenti, cattolici, vorremmo cambiare il mondo, ma poi ci svendiamo per nulla, non riusciamo ad operare questa Pasqua sublime. Dobbiamo avere il coraggio di dire che Gesù in questo è poco imitato. Il suo esempio non attrae i suoi nuovi discepoli. Manca una vera visione soprannaturale della nostra vita. Tutti ci pensiamo indispensabili. Invece quanto sarebbe cristiano che tutti ci sentissimo passeggeri, non necessari! Pronti a lasciare che Dio possa governare la storia nel mistero divino ed eterno, che nessuno mai potrà comprendere, anche nella scelta delle persone accanto a noi.

Questa Pasqua andrebbe celebrata ogni giorno della nostra vita. Noi però non possediamo la sapienza del “passaggio” e continuiamo a contrattare persino sui principi assoluti del nostro essere cristiani, pur di non cedere ciò che ci appartiene o comunque per aumentare la nostra posizione strettamente personale.

Così anche in politica! Condivido, a proposito, il pensiero di mons. Giampaolo Crepaldi, quando nel suo libro “Il cattolico in politica”, dice chiaramente che principi come la vita, la famiglia, la libertà di educazione sono senz’altro grandi valori, ma non possono essere negoziabili, per alcun motivo o mediazione istituzionale. Accade purtroppo l’opposto: ci si affida a l’uomo e alle sue convenienze e la comunità spesso si perde.

Il cattolico, perciò, non rinunci a comprendere la Pasqua del Signore. Non la celebri nel rito, ma nella sua vita. Non la celebri solo artificialmente, ma con sano entusiasmo. È  proprio la vita, la Pasqua perenne. Che possa la società odierna immergersi in essa! Prima Benedetto XVI, oggi Papa Francesco, nonostante i tempi difficili, sono l’esempio vivente di una Pasqua che è resurrezione del mondo! Ogni giorno!

* Egidio Chiarellapubblicista-giornalista, collabora con il Ministero dell’Istruzione, a Roma. E’ stato docente di ruolo di Lettere presso vari istituti secondari di I e II grado a Lamezia Terme (Calabria). Dal 1999 al 2010 è stato anche Consigliere della Regione Calabria. Ha conseguito la laurea in Materie Letterarie con una tesi sulla Storia delle Tradizioni popolari presso l’Università degli Studi di Messina (Sicilia). E’ autore del romanzo La nuova primavera dei giovani.

Chi volesse contattarlo può scrivere al seguente indirizzo email: egidio.chiarella@libero.it


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Egidio Chiarella

Egidio Chiarella, pubblicista-giornalista, ha fatto parte dell'Ufficio Legislativo e rapporti con il Parlamento del Ministero dell'Istruzione, a Roma. E’ stato docente di ruolo di Lettere presso vari istituti secondari di I e II grado a Lamezia Terme (Calabria). Dal 1999 al 2010 è stato anche Consigliere della Regione Calabria. Ha conseguito la laurea in Materie Letterarie con una tesi sulla Storia delle Tradizioni popolari presso l’Università degli Studi di Messina (Sicilia). E’ autore del romanzo "La nuova primavera dei giovani" e del saggio “Sui Sentieri del vecchio Gesù”, nato su ZENIT e base ideale per incontri e dibattiti in ambienti laici e religiosi. L'ultimo suo lavoro editoriale si intitola "Luci di verità In rete" Editrice Tau - Analisi di tweet sapienziali del teologo mons. Costantino Di Bruno. Conduce su Tele Padre Pio la rubrica culturale - religiosa "Troppa terra e poco cielo".

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