La Parola suscita il metodo per il discepolato

Considerazioni al Sinodo di monsignor Filippo Santoro

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CITTA’ DEL VATICANO, venerdì, 10 ottobre 2008 (ZENIT.org).- Uno dei Vescovi del Brasile membro dell’assemblea del Sinodo ha sottolineato questo martedì che la dinamica dell’incarnazione lancia una sfida di metodo per la sequela di Gesù.

“La Parola fatta carne indica non solo un contenuto salvifico, ma anche un metodo con il quale gli apostoli iniziano a comprendere se stessi”, ha affermato nel suo intervento monsignor Filippo Santoro, Vescovo di Petrópolis.

Secondo il presule, “nell’incontro con Gesù si risveglia qualcosa che in essi era addormentato e iniziano a intravedere qualcosa di positivo per il loro destino”.

Monsignor Santoro ha spiegato che don Luigi Giussani, fondatore di Comunione e Liberazione, lavorò particolarmente sul tema del metodo suscitato dall’incarnazione, che implica il fatto di “seguire l’avvenimento in cui il miracolo si rende presente”.

“In tutti gli incontri biblici con Giovanni, Andrea, Pietro, Zaccheo, la Samaritana… seguendo quest’uomo trovavano un’altra cosa, il destino, il Padre”.

Il presule sostiene che questo metodo “continua dopo la resurrezione, attraverso l’incontro con il corpo visibile di Cristo, la Chiesa, che ha Pietro come capo”.

Nella Conferenza di Aparecida, ha sottolineato, i Vescovi dell’America Latina, riprendendo il discorso inaugurale di Benedetto XVI, hanno detto che “la natura stessa del cristianesimo consiste nel riconoscere la presenza di Gesù Cristo e seguirlo”.

“Questa è stata la meravigliosa esperienza di quei primi discepoli che, incontrando Gesù, sono rimasti affascinati e pieni di stupore di fronte all’eccezionalità di ciò di cui parlava loro, per come li trattava, un modo che coincideva con la fame e la sete di vita che albergava nei loro cuori”.

“L’evangelista Giovanni ci ha lasciato per iscritto l’impatto che la persona di Gesù ha prodotto nei primi discepoli che lo hanno incontrato, Giovanni e Andrea. Tutto inizia con una domanda: ‘Che cercate?’ (Gv 1,38). A questa domanda ha fatto seguito un invito a vivere un’esperienza: ‘Venite e vedrete’ (Gv 1,39). Questa narrazione rimarrà nella storia come sintesi unica del metodo cristiano”, ha affermato il Vescovo citando il Documento di Aparecida.

Per questa ragione, ha proseguito, “nell’attuale discussione sui ministeri ci permettiamo di osservare che questi non suscitano di per sé l’incontro, ma possono finire per aumentare la burocratizzazione della Chiesa”.

“Ciò che invece suscita l’incontro è l’azione dello Spirito Santo, che, come dice la Lumen Gentium, è all’origine dei doni gerarchici e di quelli carismatici”.

“Attraverso i carismi, lo Spirito mostra il volto di Cristo attraente anche per l’uomo di oggi e suscita la sequela della Parola fatta carne”.

Concludendo il suo intervento, monsignor Santoro ha affermato che di fronte alle sfide del secolarismo, del relativismo e delle nuove denominazioni religiose “la Chiesa propone i tratti inconfondibili della Persona di Cristo, il Verbo fatto carne e risposta definitiva per il cuore del popolo del nostro tempo”.

“Dalla forza irresistibile dello Spirito nascono la conversione costante, la testimonianza, l’annuncio – ha concluso –. Il Santo Sinodo della Parola è il Sinodo della missione”.

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ZENIT Staff

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