La parola del Papa, piccolo seme gettato in terra di Sicilia

di Giuseppe Adernò*

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CATANIA, mercoledì, 6 ottobre 2010 (ZENIT.org).- La visita del Santo Padre a Palermo non può essere considerata una data del calendario di ottobre già trascorsa e dimenticata, ma deve lasciare un segno e sul solco della sua parola costruire azioni di apostolato e di presenza cristiana.

Il Pap ha incontrato la Chiesa di Sicilia e i siciliani e tra i tanti commenti ed interviste è stata significativa la considerazione che se tutti i giovani e i siciliani presenti al Foro Italico e in Piazza Politeama dessero concretezza alla parola del Papa mediante una significativa azione di volontariato e di servizio nella Chiesa, il volto della Sicilia sarebbe totalmente rinnovato.

Quello di Benedetto XVI è stato un invito pressante a non avere paura di “vivere e testimoniare la fede nei vari ambiti della società, nelle molteplici situazioni dell’esistenza umana, soprattutto in quelle difficili! La fede vi dona la forza di Dio per essere sempre fiduciosi e coraggiosi, per andare avanti con nuova decisione, per prendere le iniziative necessarie a dare un volto sempre più bello alla vostra terra”.

La nostra bella Isola è stata tra le prime regioni d’Italia ad accogliere la fede degli Apostoli, a ricevere l’annunzio della Parola di Dio, ad aderire alla fede in modo così generoso che, anche in mezzo a difficoltà e persecuzioni, è sempre germogliato in essa il fiore della santità”, rendendola appunto “ terra di santi, che hanno vissuto il Vangelo con semplicità ed integralità”.

Con queste motivazioni il Papa ha spronato tutti laici e clero : “Ci si deve vergognare del male, di ciò che offende Dio, di ciò che offende l’uomo; ci si deve vergognare del male che si arreca alla Comunità civile e religiosa con azioni che non amano venire alla luce!”, ha dichiarato il Papa e mai vergognarsi di dare testimonianza al Signore nostro.

“La tentazione dello scoraggiamento, della rassegnazione, viene a chi è debole nella fede, a chi confonde il male con il bene, a chi pensa che davanti al male, spesso profondo, non ci sia nulla da fare”. Chi invece è “saldamente fondato sulla fede”, chi “ha piena fiducia in Dio e vive nella Chiesa”, “è capace di portare la forza dirompente del Vangelo”.

Risuona ancora nei nostri cuori e ci dà forza la voce solenne del Santo Padre: “Popolo di Sicilia, guarda con speranza al tuo futuro! Fa’ emergere in tutta la sua luce il bene che vuoi, che cerchi e che hai! Vivi con coraggio i valori del Vangelo per far risplendere la luce del bene! Con la forza di Dio tutto è possibile!”.

Da Maestro e Pastore ha inoltre tracciato una via da seguire, quella dell’umiltà: se ci si accosta a Dio con umiltà, sarà Egli stesso a servirci. Gesù, ha spiegato, ci fa prendere coscienza che “siamo servi di Dio”, che “non siamo creditori nei suoi confronti, ma siamo sempre debitori, perché dobbiamo a Lui tutto, perché tutto è suo dono”. “Accettare e fare la sua volontà è l’atteggiamento da avere ogni giorno, in ogni momento della nostra vita”.

Nella catechesi domenicale ci ha insegnato che “davanti a Dio non dobbiamo mai presentarci come chi crede di aver reso un servizio e di meritare una grande ricompensa. Questa è un’illusione che può nascere in tutti, anche nelle persone che lavorano molto al servizio del Signore, nella Chiesa. Dobbiamo, invece, essere consapevoli che, in realtà, non facciamo mai abbastanza per Dio”. “Se faremo ogni giorno la volontà di Dio, con umiltà, senza pretendere nulla da Lui, sarà Gesù stesso a servirci, ad aiutarci, ad incoraggiarci, a donarci forza e serenità”.

L’umiltà, ha proseguito il Papa, consiste anche nell’essere consapevoli della necessità di approfondire sempre il rapporto con il Signore. “Gesù ha educato i suoi discepoli a crescere nella fede, a credere e ad affidarsi sempre di più a Lui, per costruire sulla roccia la propria vita. Per questo essi gli chiedono: ‘Accresci in noi la fede’”, ha sottolineato citando il Vangelo del giorno (Lc 17, 5-10)
“E’ la domanda fondamentale: i discepoli non chiedono doni materiali, non chiedono privilegi, ma chiedono la grazia della fede, che orienti e illumini tutta la vita; chiedono la grazia di riconoscere Dio e di poter stare in relazione intima con Lui, ricevendo da Lui tutti i suoi doni, anche quelli del coraggio, dell’amore e della speranza”.

La fede, ha proseguito il Pontefice, ha un’“incredibile vitalità”, è “come una leva che muove molto più del proprio peso. Basta un pizzico di fede, per poter compiere cose impensabili, straordinarie, come sradicare un grande albero e trapiantarlo nel mare”.

Rileggere e quasi riascoltare a distanza di giorni queste sagge parole, lezioni di vita che penetrano e lasciano il segno significa concretamente “fidarci di Cristo, accoglierlo, lasciare che ci trasformi, seguirlo fino in fondo”, “rende possibili le cose umanamente impossibili, in ogni realtà” ed ecco la “conversione” la “metanoia” che apre a cieli nuovi e terra nuova.

La parola del Papa, piccolo seme gettato in terra di Sicilia attende il suo germoglio in primavera, ma occorre che venga adeguatamente coltivato e custodito.

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*Il prof. Giuseppe Adernò è preside dell’Istituto “G. Parini” di Catania.

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ZENIT Staff

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