La Palestina vuole aderire alla Corte penale internazionale

Così il presidente Abu Mazen potrà appellarsi al tribunale per chiedere che vengano avviate indagini su crimini di guerra israeliani. Dura reazione di Tel Aviv

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L’anno nuovo in Israele e Palestina si apre sotto il segno della tensione. La resistenza esercitata da una minoranza capitanata dagli Stati uniti, che al Consiglio di sicurezza dell’Onu ha bloccato la mozione che fissava necessariamente al 2017 la fine dell’occupazione militare israeliana in Cisgiordania, produce le sue conseguenze.

In seguito a quell’insuccesso, infatti, il presidente dell’Autorità nazionale palestinese, Abu Mazen, ha sottoscritto 20 convenzioni internazionali, fra cui l’accesso alla Corte penale internazionale, per denunciare i crimini di guerra e i crimini contro l’umanità che attribuisce a Israele. L’annuncio da parte di Abu Mazen è giunto in un’atmosfera solenne, in una Ramallah addobbata a festa per il 50esimo anniversario della fondazione di al-Fatah. “È la prova migliore che il mondo è stanco dell’occupazione israeliana, l’ultima e la più lunga della storia moderna”, ha intonato il presidente dell’Anp facendo riferimento al riconoscimento dello Stato di Palestina da parte di alcuni Paesi.

Stando a quanto riferito da diverse agenzie di stampa palestinesi, sarà sollevato un dossier relativo alla colonizzazione ebraica e un altro relativo all’aggressione di Gaza della scorsa estate, a causa della quale sono morte oltre 2.100 persone.

La notizie è stata accolta negativamente da Israele. Il premier Benyamin Netanyahu, che ha tenuto nelle scorse ore una consultazione straordinaria con i suoi più stretti collaboratori, ha definito quella di Abu Mazen una “ipocrita richiesta”. Netanyahu ha sottolineato che “l’Anp non è uno Stato ma un’entità politica legata a un’alleanza terroristica, Hamas, che si macchia di crimini di guerra”. Secondo il premier israeliano, Abu Mazen “dovrebbe temere quella Corte più di noi, perché Israele è uno Stato di diritto” con “un esercito morale che osserva i codici internazionali”.

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ZENIT Staff

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