La nuova Europa nasce dall'incontro tra le "periferie"

Il filosofo ucraino Aleksandr Filonenko racconta il suo incontro con la spiritualità di don Giussani e riflette sugli avvenimenti che stanno scuotendo il suo paese

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Da molti anni, la cultura slava e la spiritualità ortodossa sono parte integrante dei percorsi culturali offerti dal Meeting di Rimini. Mai però era accaduto che il tema della manifestazione fosse discusso e sviluppato da un non cattolico: la novità si è manifestata lunedì scorso, allorché Aleksandr Filonenko ha riflettuto sulla realtà delle periferie dal punto di vista di un europeo dell’Est.

Ucraino ed ortodosso, fisico nucleare e professore di Filosofia all’Università di di Char’kov, Filonenko è inoltre impegnato in alcune significative attività umanitarie nel suo paese.

La sua vicinanza alla spiritualità di don Luigi Giussani e di Comunione e Liberazione sorprende ma fino a un certo punto, visto l’instancabile lavoro ecumenico operato dal movimento in tutti questi anni.

A colloquio con ZENIT, il filosofo ucraino ha descritto in sintesi quella che è la sua visione religiosa, mentre sui fatti che hanno scosso il suo paese (oggetto di una mostra visitabile al Meeting fino a domani pomeriggio), ritiene non si tratti di una rivoluzione politica ma essenzialmente umana.

Professor Filonenko, in che occasione ha fatto per la prima volta conoscenza con la realtà del Meeting di Rimini? Come si relaziona con il carisma e la spiritualità di don Luigi Giussani?

Sono venuto per la prima volta al Meeting nel 2002 e non sapevo nulla di questa realtà, né di don Giussani. Mi chiesero di raccontare dell’esperienza ortodossa e mi stupì che molte persone nel mio racconto avessero riconosciuto l’esperienza del fondatore di Comunione e Liberazione. Quando poi iniziai a leggere Giussani e a conoscere numerosi amici del movimento, mi colpì la vicinanza nel cammino che c’era stato nella storia ortodossa del XX secolo e della Chiesa Cattolica dopo la guerra e nell’esperienza del movimento.

Qual è l’insegnamento più grande che ha tratto da queste amicizie?

La fede è un incontro vivo con un Dio vivo che si incarna in un’amicizia come primo segno di Cristo. La cosa più importante che ho scoperto al Meeting è che è possibile una civiltà dell’amicizia e che l’amicizia è il primo segno della presenza di Cristo nella nostra vita.

Nel suo paese, Lei svolge delle attività umanitarie assai significative. Vuole parlarcene?

A Char’kov abbiamo fondato l’Agenzia di Emmaus, partendo dalla sorpresa suscitataci dall’esperienza dell’Agenzia Maksora, fondata a Novosibirsk dalla nostra amica italiana Rosalba Armando negli anni ’90, quando la situazione sociale in Russia e in Ucraina era al suo massimo livello di difficoltà.

Dopo il racconto dell’esperienza a Novosibirsk, abbiamo capito che potevamo seguire questa esperienza, iniziando a guardare alla realtà ucraina che era molto diversa dalla realtà russa. L’esperienza del movimento ci ha comunque aiutato a vedere in queste situazioni ciò che era più importante. Iniziammo aiutando dei bambini che si trovavano in situazioni di povertà, che vivevano in orfanotrofi, orfani o invalidi che, uscendo dalla scuola, si trovano di fronte un problema insoluto: non possono continuare un percorso di istruzione, poiché lo stato non garantisce loro nulla, salvo un ospizio per anziani. Quindi la domanda di istruzione e di educazione per loro è effettivamente una domanda di vita nuova.

Come ha detto uno di questi ragazzi: “ho una scelta molto semplice davanti a me: o la santità o la morte! Aiutatemi a scegliere, perché io stesso non posso farlo”. Questa è una situazione in cui si trovano spesso i nostri bambini e io non conosco altra strada che possa accogliere una sfida del genere, al di fuori di quella del movimento.

Durante il suo intervento di lunedì scorso, Lei ha parlato dell’Ucraina come “periferia” agli occhi del mondo. Con quale sguardo, tuttavia, il suo paese si rapporta alla “periferia” rappresentata dall’Europa occidentale?

Negli avvenimenti recentemente verificatisi in Ucraina la cosa sorprendente è stata che tutto il mondo si è reso conto che l’Ucraina esisteva ma anche che gli stessi ucraini sono rimasti sorpresi ed hanno scoperto un nuovo paese, cioè noi stessi abbiamo scoperto la nostra periferia. Il nostro inverno non è stato un avvenimento politico, né c’era un programma politico: ci siamo posti una domanda sulla dignità, abbiamo riscoperto i valori europei e abbiamo capito che tra Europa e Ucraina c’è una situazione comune che non si differenzia per la divisione tra nazismo e comunismo, né è definita dalla geopolitica moderna ma è legata alla scoperta di un uomo nuovo e di un nuovo inizio per l’Europa.

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Luca Marcolivio

Roma, Italia Laurea in Scienze Politiche. Diploma di Specializzazione in Giornalismo. La Provincia Pavese. Radiocor - Il Sole 24 Ore. Il Giornale di Ostia. Ostia Oggi. Ostia Città (direttore). Eur Oggi. Messa e Meditazione. Sacerdos. Destra Italiana. Corrispondenza Romana. Radici Cristiane. Agenzia Sanitaria Italiana. L'Ottimista (direttore). Santini da Collezione (Hachette). I Santini della Madonna di Lourdes (McKay). Contro Garibaldi. Quello che a scuola non vi hanno raccontato (Vallecchi).

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