La nostra salute, Internet e le nuove tecnologie

Un’analisi a partire dall’ultimo Rapporto del Censis sul tema degli effetti negativi del boom dell’informazione sanitaria

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Nell’ultimo Rapporto del Censis (1), presentato a Roma il 5 dicembre scorso, nella sezione dedicata al sistema di Welfare, un interessante approfondimento è svolto sul tema dell’informazione sanitaria dal titolo: Informati e incerti: gli effetti negativi del boom dell’informazione sanitaria.

In questo capitolo si evidenzia che il 41,7% degli Italiani nel 2014, ha ricercato online informazioni sulla salute; così il Censis descrive il fenomeno: “(…) ha inevitabilmente contribuito a ridisegnare il rapporto che il paziente instaura con il medico. Non di rado le informazioni reperite online vengono chiamate in causa al momento del confronto diretto con il medico e utilizzate per discutere e confrontarsi sui risultati, ma anche per contestare al medico l’esattezza della sua diagnosi”.

Pertanto, alla richiesta delle circostanze che si sono verificate in conseguenza dell’uso di Internet per le questioni sanitarie, questi, i valori più significativi riscontrati percentualmente (2):

58,1% – Cercare su internet informazioni per capire meglio le indicazioni del medico.

55,3% – Verificare le diagnosi e le indicazioni del medico mediante una ricerca su internet.

37,1 % – Discutere con il medico dei risultati delle sue ricerche su internet.

21,6% – Non ricorrere al medico perché ha già ottenuto su internet le informazioni necessarie per fare fronte al suo problema sanitario.

20,5% – Contestare al medico l’esattezza di diagnosi e terapie in base a quanto ha appreso su internet.

Si aggiunge, poco più avanti, che l’aumento della quantità di contenuti disponibili, crea per il paziente, una divaricazione con le sue conoscenza presunte, anche rispetto a patologie che lo riguardano direttamente. Sino ad affermare che: “(…) e così è sempre più ampia, e anzi nell’ultimo anno è diventata maggioritaria, la percentuale di Italiani che pensano che troppe informazioni sulla salute rischiano di creare confusione e incertezza”.

Questi comportamenti che il Censis ha codificato, sembrano mettere a confronto due debolezze: l’una, quella del paziente, che diviene subalterno all’algoritmo del motore di ricerca e quindi al fatto che le informazioni sono filtrate su criteri a lui ignoti. L’altra debolezza è quella del medico il quale, privato della sua univoca autorevolezza, è messo a confronto con una concorrenza impalpabile e non con un luminare di chiara fama – il famoso specialista -, al quale il paziente intenderebbe rivolgersi in alternativa.

Da fine ottobre (e lo sarà sino a fine febbraio 2015) è in corso la Consultazione Pubblica sulla Dichiarazione dei diritti in Internet (3) elaborata da una commissione congiunta di Parlamentari ed esperti del settore. Si segnala da qualche giorno il contributo di Michele Mezza (4) il quale, in un intervento dal titolo “Diritti o Poteri?” si domanda: “(…) O piuttosto, in questa fase della storia delle relazioni digitali quello che rischia di incrinarsi è l’autonomia cognitiva e relazionale di intere comunità che vengono ormai acquisite, come appalti pubblici, dalle potenze digitali che stanno monopolizzando i servizi sul web? Insomma è un problema di diritti formali o di poteri conflittuali?”.

Peraltro, come ha scritto Roberto Manzocco nell’inserto Nòva de Il Sole24ore di domenica 14 dicembre (5): “In ambito medico, per il guru della Silicon Valley Vinod Khosla gli algoritmi e le macchine sostituiranno l’80% dei medici entro una generazione”.

L’acquisto di nuove tecnologie, che spesso utilizzano anche il cloud, impone molto spesso di dichiarare quale tipologia di dati viene trattata e, tra questi, quelli a criticità più elevata sono i dati giudiziari ed i dati sanitari. Ma, c’è da evidenziare, che mentre nella bozza della Dichiarazione dei diritti in Internet il riferimento all’autorità giudiziaria è più volte presente, non vi è alcun incidentale per una autorità sanitaria o similari, come se l’attività investigativa avesse preminenza su tutte le altre.

Negli studi medici multi-specialistici, realizzati anche per una riduzione dei costi, è possibile trovare in affiancamento al medico di famiglia, anche uno psicologo che segue la relazione con il paziente, in modo da poter fornire ulteriori strumenti per gestire in maniera adeguata il carico psicologico di una malattia.

Ma, stante quanto sopra, una domanda si pone in maniera abbastanza naturale: se si dovesse avverare la profezia del guru della Silicon Valley, nella prossima generazione sarà sempre l’algoritmo o una macchina a prendersi cura del carico psicologico delle persone?

*

NOTE

1) Sul sito www.censis.it è disponibile sia lo streaming della presentazione che le sintesi delle diverse sezioni della ricerca (tra queste: Le considerazioni generali, Sicurezza e Cittadinanza, Il Sistema di Welfare, I soggetti economici dello sviluppo, Processi Formativi, ecc.)

2) Nell’indagine erano ammesse risposte multiple

3) L’accesso è disponibile dal sito della Camera dei Deputati www.camera.it

4) Di Michele Mezza è disponibile sull’edizione italiana di Zenit del 19 luglio 2014 la recensione del suo ultimo libro Avevamo la luna

5) L’articolo è intitolato La metamorfosi del professionista. Di Roberto Manzocco è disponibile sull’edizione italiana di ZENIT del 23 novembre 2014 la recensione del suo ultimo libro Esseri Umani 2.0. Per leggerlo cliccare qui

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Antonio D'Angiò

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