La Nigeria deve agire per fermare la violenza

Il dialogo tra i leader religiosi è cruciale, dice il direttore britannico di Aiuto alla Chiesa che Soffre

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ROMA, lunedì, 9 gennaio 2012 (ZENIT.org) – Il direttore di Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) in Gran Bretagna, Neville Kyrke-Smith, ha detto che le autorità della Nigeria devono aumentare gli sforzi per fermare la violenza nel nord del Paese, e ha avvertito che ci saranno altri morti.

Come riferito dal sito ACN News (9 gennaio), Kyrke-Smith ha esortato i capi religiosi – sia musulmani che cristiani – al dialogo e a lavorare per la pace.

Il direttore britannico dell’organizzazione caritatevole che difende gli interessi dei cristiani perseguitati e in difficoltà ha fatto la sua dichiarazione dopo l’ultima ondata di violenza, in cui 30 persone sono rimaste uccise in vari attacchi contro cristiani nello Stato di Adamawa, nel nord-est del Paese.

Gli attacchi dello scorso fine settimana (dal 6 all’8 gennaio) si sono verificati dopo i cinque attentati che a Natale avevano provocato almeno 40 vittime in tutta la Nigeria.

“Il governo, la polizia e la sicurezza devono agire ora prima che ci sia un’ulteriore discesa nel caos con ancora più morti”, ha dichiarato Kyrke-Smith in reazione alle minacce del gruppo estremista islamico Boko Haram di lanciare ulteriori attacchi se i cristiani e gli animisti non lasceranno il Nord.

Le sue dichiarazioni arrivano dopo le minacce di una guerra civile in Nigeria, le notizie di migliaia di cristiani ed animisti in fuga dal Nord e l’imposizione del coprifuoco in alcuni Stati settentrionali da parte del presidente della Nigeria, Goodluck Jonathan.

Durante il fine settimana, il presidente nigeriano ha dichiarato di sospettare che ci siano simpatizzanti di Boko Haram nel suo governo, nella polizia e nelle altre agenzie di sicurezza.

Kyrke-Smith ha anche sottolineato la necessità di un’azione rapida da parte dei capi religiosi musulmani e cristiani per condannare la violenza e migliorare i rapporti interreligiosi.

“Tutti i leader religiosi devono fare tutto quello che è nel loro potere per impegnarsi nel dialogo, rivolgere appelli alla calma tra i loro seguaci e cercare l’impegno di preghiera delle comunità più ampie per la pace”, ha detto Kyrke-Smith.

Kyrke-Smith ha continuato a lanciare appelli alla preghiera per porre fine alla violenza e migliorare i rapporti fra i gruppi religiosi.

Le sue parole seguono l’intervista della scorsa settimana di monsignor John Onaiyekan, arcivescovo di Abuja, il quale aveva detto ad ACN News che in Nigeria cristiani e musulmani provengono dalle stesse famiglie e hanno una lunga storia di vita ed opere insieme.

L’arcivescovo cattolico della capitale aveva ribadito che dopo gli attacchi a Natale molti musulmani gli hanno scritto per esprimere la loro simpatia e che otto imam lo hanno visitato per porgere le loro condoglianze.

Ad alimentare i timori per un aggravarsi del ciclo di violenza, vi è uno sciopero generale contro il caro benzina nel primo Paese produttore di petrolio dell’Africa subsahariana.

Secondo i media, alcune parti del Paese sono paralizzate, con negozi, uffici, scuole e benzinai chiusi.

Il direttore di ACS in Gran Bretagna ha detto che il nord della Nigeria è una priorità per la sua organizzazione, soprattutto a causa delle scarse relazioni interreligiose e dei decenni di attacchi contro i cristiani.

La Nigeria conta 63 milioni di cristiani e ogni anno ACS fornisce aiuti per almeno 500.000 euro.

L’anno scorso l’organizzazione ha sostenuto 51 progetti, in particolare nel campo della formazione di seminaristi e di religiose, della costruzione di chiese, centri pastorali o conventi e dell’educazione cristiana.

“Aiuto alla Chiesa che Soffre si impegna ad aiutare la Chiesa cattolica in Nigeria, in particolare dove i fedeli devono affrontare una minaccia da politici e radicali islamisti”, ha concluso Kyrke-Smith.

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ZENIT Staff

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