"La musica nella liturgia è prefigurazione del Cielo"

Intervista a mons. Pablo Colino, maestro di Cappella emerito della Basilica di San Pietro

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di H. Sergio Mora

CITTA’ DEL VATICANO, martedì, 13 novembre 2012 (ZENIT.org) – Monsignor Pablo Colino, maestro di Cappella emerito della Basilica di San Pietro, è tra i principali protagonisti della rinascita della Musica sacra in Italia e nel mondo. Lo scorso ottobre, è stato anche uno dei due vincitori del premio musicale ¡Bravo! 2012 della Conferenza Episcopale Spagnola, che ha condiviso insieme a Valentí Miserach, maestro del coro di Santa Maria Maggiore a Roma.

Nato a Burgos, nel 1934, mons. Colino risiede nel Palazzo Canonicale di Città del Vaticano, in un piccolo appartamento, che lui definisce la “scatola dolce” per la meravigliosa vista della Basilica di San Pietro. Proprio lì ha incontrato ZENIT raccontandogli alcuni particolari sul premio, sul  Coro della Cappella Giulia, e sull’importante ruolo della musica nella sfida della nuova evangelizzazione.

***

Come ha saputo di aver vinto il premio?

Monsignor Colino: Mi ha chiamato la Conferenza Episcopale Spagnola dicendomi di aver vinto il Bravo, per il mio lavoro su San Giovanni d’Avila, proprio quando il Santo Padre lo proclamava Dottore della Chiesa. Il premio mi sarà consegnato all’inizio del prossimo anno.

Come si è svolto il tutto?

Mons. Colino: Il giorno successivo la proclamazione di domenica 7 ottobre, il Cardinale Rouco Varela ha tenuto una celebrazione presso l’altare della Cattedra nella Basilica Vaticana, dietro il baldacchino del Bernini, con tutto l’episcopato spagnolo: circa 460 tra vescovi e sacerdoti. In quell’occasione il cardinale ha voluto la mia collaborazione musicale.

Perché è stato scelto proprio lei?

Mons. Colino: Oltre ad essere Prefetto della cappella Giulia, sono stato direttore del coro per 26 anni, e prima ancora del coro dei bambini cantori nel ’59. Molti vescovi già mi conoscevano e molti altri ricordavano il mio coro quando collaborammo alla celebrazione per la beatificazione di 482 martiri a S. Paolo fuori le Mura. Più volte l’ho portato anche alla Filarmonica Romana. Mi è stato chiesto, quindi, di partecipare con il mio coro, riunendo i miei migliori cantanti.

Che cosa le è stato chiesto di cantare?

Mons. Colino: Volevano che cantassi l’inno al beato di Avila, chiamato Apostolo dell’Andalusia. Lo trovai in un libro degli anni ’50, scritto da un sacerdote di nome Francisco Castro. In seguito, mi hanno chiesto anche un nuovo inno, non meno di una settimana prima. L’addetto stampa della Conferenza della lettera mi ha inviato via fax il testo del futuro inno, un bellissimo canto che comincia con la frase “Dottore dell’amore divino”.

Domenica 7 ottobre poi San Giovanni di Avila è stato nominato Dottore della Chiesa e la sera stessa abbiamo celebrato l’evento con una cena nel collegio spagnolo. In quell’occasione ho stampato il testo e l’ho distribuito in sala, dopo cena poi li ho fatti tutti cantare al microfono. Quindi il lunedì dopo presso la Basilica abbiamo intonato “Dottore dell’amore divino”.

Qual è il ruolo della musica nella liturgia?

Mons. Colino: La musica è una parte essenziale della liturgia. Le funzioni del Papa e le grandi cattedrali hanno le loro messe la cui musica è stupenda. In particolare, ricordo la cattedrale tedesca di Colonia, lì la Messa Solenne è bellissima.

E nelle parrocchie come funziona invece?

Monsignor Colino: Teoricamente è prescritto anche per loro, ma è un po’ “caduto nel vuoto”, in quanto alcuni pastori a volte fanno come vogliono. Se un pastore è sensibile saprà destinare alcuni fondi per avere un organista, che, tra l’altro può essere un pensionato o un giovane bravo a suonare. Conosco parroci che lo sanno fare molto bene. Altri addirittura organizzano interi concerti nelle proprie Chiese.

Tra il cuore e la musica c’è una connessione?

Mons. Colino: La musica influisce, certo! Non è la stessa cosa ascoltare la messa “a cappella”, invece che con un canto che risveglia l’affetto verso Dio!

Si può confermare quindi la teoria di alcuni secondo cui la musica nella Liturgia è una prefigurazione del cielo?

Mons. Colino: Questa espressione è di un autore spagnolo, il Feijó padre, che tra il 1700 e il 1800, disse: “La musica accompagnata da virtù porta in terra il noviziato del cielo”. Direi proprio che si può confermare…

Che direttive ha dato il Vaticano II in tal senso?

Mons. Colino: Molto buone, anche se sono andate un po’ a perdersi nel tempo. Il primo documento è stata la “Costituzione sulla sacra Liturgia”, che ha dedicato diversi articoli alla musica. Ad esempio l’art. 116 dice: “Il canto gregoriano si svolgerà al più alto grado” e indicazioni del genere. Purtroppo con gli anni la musica religiosa è troppo spesso scaduta in canzonette popolari, ovvero canti che non rispettano secondo me i tre criteri fondamentali per dare un senso religioso alla musica: innanzitutto la melodia, poi il ritmo e in ultimo l’armonia.

Che cosa dovrebbe risvegliare la musica sacra nella persona che lo ascolta? 

Monsignor Colino: Ricordo una messa televisiva con immagini straordinarie, dove la musica era però ridicola. La musica deve risvegliare la devozione, centro del sentimento religioso, perché da essa si arriva all’ammirazione, al nobile desiderio di cambiare e di considerarsi indegno di tanta nobiltà.

Quindi parlando di musica, parliamo di uno strumento di apostolato e di evangelizzazione molto efficace?

Mons. Colino: Il predicatore così come deve studiare le omelie, deve preparare anche la musica. Le parrocchie hanno i soldi per molte cose, non solo per le escursioni dei bambini. Sicuramente la musica è un buon investimento.

Lei attualmente è impegnato in una tournée a Madrid, al Museo del Prado, giusto?

Monsignor Colino: Sì. Il 16 novembre canteremo davanti a sei dipinti a sfondo religioso, divisi in tre punti, in modo da “circondare” gli illustri ospiti che verranno. Ad esempio, di fronte all’Annunciazione del Beato Angelico canteremo l’Ave Maria di Palestrina. È un modo questo per far capire quanto l’arte parli: gli individui potranno infatti apprezzare non solo i colori e la profondità del quadro, ma anche il suo messaggio proprio grazie alla musica.

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ZENIT Staff

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