La modernità de "I Fratelli Karamazov" di Dostoevskij

La prima edizione della BUR Grandi Classici (Rizzoli) pubblicata a maggio e curata dallo psichiatra e scrittore Vittorino Andreoli

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di Antonio D’Angiò

ROMA, sabato, 18 agosto 2012 (ZENIT.org) – A poche ore dalla inaugurazione della mostra “E’ Cristo che vive in te. Dostoevskij. L’immagine del mondo e dell’uomo- L’icona e il quadro” (1) nell’ambito dell’annuale appuntamento del Meeting dell’Amicizia di Rimini, ed a distanza di pochi giorni dalla conclusione dell’esposizione che si è tenuta a Roma intitolata “Il viaggio in Italia di F.M. Dostoevskij” (2)vi è da segnalare un’altra iniziativa del mondo culturale italiano che vede al centro lo scrittore russo: è la prima edizione della BUR Grandi Classici (Rizzoli) de “I Fratelli Karamazov” pubblicata a maggio (euro 14,90) la cui introduzione è curata da Vittorino Andreoli.

Nel gennaio del 1879 (quando Dostoevskij aveva cinquantotto anni, quindi due prima della morte avvenuta il 28 febbraio 1881), il giornale “Messaggero Russo” inizia a pubblicare “I Fratelli Karamazov”, pubblicazione che vedrà la sua conclusione nel novembre del 1880.

Vittorino Andreoli, psichiatra e scrittore italiano (www.andreoli.rcslibri.it), mette nelle prime righe dell’introduzione subito in risalto la modernità dell’opera: “I Fratelli Karamazov è un romanzo del tempo presente. E’ veramente sorprendente, leggendolo con la sensibilità dei nostri giorni, ritrovarvi i grandi temi della vita attuale e le questioni che si pongono all’interno della famiglia, fino a fare di questa uno dei motivi della crisi della società moderna.”

I quattro fratelli Karamazov (Dmitrij, Alesa, Ivan, Smerdiakov), tutti con il medesimo padre (Fedor) ma con tre madri differenti (le quali moriranno tutte precocemente), vivono per anni in luoghi separati, affidati a protettori e con la totale assenza del padre cui si ricongiungeranno solo quando avranno un’età compresa tra i venti e i trenta anni circa.

Scrive Andreoli: “E’ la storia di una famigliola (…), affermandosi una delle caratteristiche dell’Autore di concentrare l’attenzione sulla cultura del popolo e quindi in un mondo che non fa storia”.

E’ prima la storia di un “padre” avido, lussurioso, ubriacone e poi di un parricidio. Un omicidio il cui processo è messo all’attenzione della pubblica opinione, e nel quale sarà condannato il figlio Dmitrij, anche se il vero colpevole è l’altro figlio Smerdijakov. “Una giustizia che non riesce a fare giustizia” come dice Andreoli.

Vittorino Andreoli nell’introduzione, circa 26 pagine, riporta interi brani dell’opera per meglio esplicitare i passaggi essenziali. Passaggi che incrociano, oltre i temi della famiglia e dell’educazione dei figli anche quelli della giustizia; il rapporto tra il bene e il male, tra disperazione e pentimento; e poi ancora quelli della libertà e della fede; o ancora sul significato della presenza di Dio nel mondo.

Nel libro quinto della seconda parte, intitolato “Il pro e il contro”, si trovano alcuni capitoli che affrontano questi temi cardine della vita; come ne “La ribellione” con il dialogo sul bene e il male oppure ne “Il Grande Inquisitore” sulla libertà e la fede. Come ci ricorda Andreoli “grande scrittore non è chi ha scritto tutte le pagine in maniera eccelsa, ma uno che tra tante pagine ne ha composte alcune, e solo alcune, di grande efficacia e di una forza che le stacca dal tempo in cui sono state scritte per ergersi al di là del tempo mantenendo l’attualità”.

Nel romanzo “I Fratelli Karamazov” Andreoli segnala anche alcuni limiti di Dostoevskij, come quello dell’incapacità di raccontare le donne e i loro sentimenti o di immaginare l’amore e la delicatezza dei sentimenti; dove l’amore sembra ridursi solo a violenza, a conferma di essere scrittore del mondo popolare e disgraziato.

Andreoli, nel chiudere la sua introduzione, e nel ricordare al lettore che “I Fratelli Karamazov” è uno di quei romanzi che periodicamente vanno ripresi, rammenta che è comunque una opera incompiuta in quanto ignoti restano i destini di Dmitrij, Alesa, Ivan perché “come la vita, ha sempre dei risvolti e dei destini di cui non è dato sapere”.

Anche se, per riprenderlo, possono essere utilizzate anche altre forme artistiche, come acquisendo da RAI FICTION lo sceneggiato del 1969 diretto da Sandro Bolchi, oppure assistendo alla rappresentazione teatrale che si terrà dal 7 novembre al 9 dicembre 2012 al Piccolo Eliseo di Roma nella quale Umberto Orsini porterà sulle scene “La Leggenda del Grande Inquisitore”.

***

(1) La mostra è curata dalla Professoressa Tat’jana Kasaktina, direttore del dipartimento di Teoria della Letteratura presso L’Istituto della Letteratura Mondiale dell’Accademia delle Scienze Russa, con alcuni docenti e studenti di varie università russe e italiane.

(2) La mostra, patrocinata da Roma Capitale e dall’Ambasciata della Federazione Russa, è stata organizzata dalle edizioni il Cigno e curata da Galina Vedernikova (direttrice del Moscow City Museum) e Olga Strada, si è tenuta sino al 30 luglio nel Complesso monumentale del Pio Sodalizio dei Piceni in Piazza San Salvatore in Lauro 15.

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ZENIT Staff

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