La missione cristiana

Uno sguardo alla storia e al presente del compito e della prassi evangelizzatrice

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di Robert Cheaib

ROMA, sabato, 3 novembre 2012 (ZENIT.org).– Il compito della «missione» cristiana non è retaggio del passato e non è un appello marginale od opzionale che si rivolge ai temerari, agli zeloti e ai «chiamati». Esso è costitutivo di ogni vocazione battesimale. Il recente Sinodo dei Vescovi sulla Nuova Evangelizzazione non è altro che un rinnovato richiamo a prendere atto della situazione missionaria locale e mondiale e prendere coscienza del perenne compito di annunciare intersoggettivamente e interculturalmente la “buona notizia”, il Vangelo di Gesù Cristo.

Il libro del gesuito Michael Sievernich, La missione cristiana. Storia e presente tratta precisamente di questa dimensione dell’esistere e dell’agire cristiano. Il libro, edito dalla Queriniana nella collana BTC è suddiviso in tre parti che l’autore riassume così: «La prima parte del libro si occupa in una prospettiva storica delle origini bibliche e della movimentata storia della missione, mentre la seconda dà uno sguardo in maniera sistematica alle diverse concezioni della missione dagli inizi fino ad oggi, senza trascurare l’iconografia del tema e la sua rappresentazione artistica. Infine la terza parte elabora, a titolo d’esempio, tre dimensioni interculturali, che sono di fondamentale importanza per tutte le attività missionarie: la comunicazione linguistica e la traduzione culturale, la percezione del mondo e il reciproco transfert di sapere, il diritto all’alterità e l’incontro dialogico delle religioni». Ma dedichiamoci a vedere con più dettagli alcuni dei passaggi importanti del libro.

La missione nella Bibbia

La prima parte si occupa in una prospettiva storica delle origini bibliche e della movimentata storia della missione di due millenni di cristianesimo. La sezione biblica vede i semi missionari disseminati nell’antica alleanza e nella coscienza missionaria del popolo d’Israele verso gli altri popoli (goyim).

L’elezione – come quella di Abramo – non è un’esclusione, ma è una chiamata a essere una benedizione per tutti i popoli della terra (cf. Gen 12). La benedizione di Israele si trasforma nella benedizione del consesso dei popoli. Lo esprime in modo particolare Isaia: «Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te. Poiché, ecco, la tenebra ricopre la terra, nebbia fitta avvolge i popoli; ma su di te risplende il Signore, la tua gloria appare su di te. Cammineranno le genti alla tua luce, i re allo splendore del tuo sorgere» (Cf. Is 60,1s.).

L’afflato missionario dell’ebraismo è testimoniato anche con un detto polemico di Gesù che lascia intendere che gli scribi e i farisei erano disposti a percorrere il mare e la terra «per fare un solo proselito» (Mt 23,15).

Così anche il Nuovo Testamento ci trasmette in modo spontaneo la prassi e la missione di Gesù a partire dai Vangeli, e la prassi missionaria della comunità cristiana a partire dagli Atti degli apostoli e l’afflato missionario di Paolo «l’apostolo delle genti».

I sinottici e il Vangelo di Giovanni, convergono sul finale aperto del «mandato missionario» dei discepoli da parte del Risorto. «Al messaggio universale dell’amore e della signoria di Cristo corrisponde la missione universale verso tutti i popoli» (25). La missione dei discepoli si fonda sul mandato del Padre che invia il Figlio: «Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi» (Gv 20,21).

Gli Atti degli apostoli testimoniano la diffusione centrifuga del Vangelo per mano degli apostoli e degli altri discepoli «fino ai confini della terra». Il Concilio di Gerusalemme, la scelta di Paolo (e Barnaba) di rivolgersi ai pagani, le visioni di Pietro e il battesimo di Cornelio… sono tutti eventi che mettono in risalto il carattere missionario della fede cristiana nascente e gli scritti del Nuovo Testamento testimoniano la diffusione capillare e l’inculturazione della fede cristiana nel mondo di allora.

La diffusione storica del cristianesimo

Il periodo sub-apostolico vede una diffusione prodigiosa del cristianesimo in varie parti del mondo antico. Nella sua polemica contro gli gnostici, Ireneo di Lione ci offre indirettamente una testimonianza sulla diffusione della fede cristiana in Africa del nord, Germania, Gallia, Spagna, e naturalmente Gerusalemme e la zona della Fenicia.

La silente ma decisa diffusione del cristianesimo ha un grande boom durante il quarto secolo dove la fede cristiana passò dalla persecuzione ad essere tollerata (come religio licita” grazie all’Editto di tolleranza) per diventare poi favorita (Editto di Milano 313) e religione dell’impero con Teodosio (Editto del 380). La diffusione capillare del cristianesimo, invece, avviene grazie ai commercianti cristiani, i predicatori itineranti e ai monaci missionariamente attivi. Siervernich delinea i vari momenti del movimento missionario cristiano dall’evangelizzazione delle Isole britanniche, la Scandinavia, la Svezia, la cristianizzazione degli slavi e dell’Europa orientale… Il testo descrive anche la diffusione del Vangelo nell’Asia centrale e orientale.

La missione tra scontro e incontro

«Ogni ingresso in una situazione culturale, religiosa, sociale o politica nuova pose e pone il cristianesimo di fronte a questa domanda: com’è possibile affermare la propria identità e inserirla in un contesto culturale e religioso in maniera tale che gli elementi comuni e quelli differenti risultino parimenti chiari?» (158).La riposta può variare dalla chiusura ermetica nei confronti dell’ambiente fino alla tendenza ad agganciarsi a essi. Così la seconda parte del libro di Sievernich è dedicata all’analisi delle Concezioni contestuali della missione cristiana. L’analisi dell’autore parte dai metodi classici e storici evidenziando due principali tendenze.

La prima concezione è quella basata sulla contrapposizione tra Vangelo e culture. Tale concezione le vediamo in approcci come quello di Tertulliano (Apologeticum) passando per la visione della missione come conquista spirituale, come nel caso della diffusione del cristianesimo nelle Americhe.

La seconda concezione è più dialogica e di inculturazione. Lungi dal neutralizzare le differenze, l’approccio missionario dell’adattamento cercava di vedere il punto d’intreccio tra le culture e il Vangelo che veniva inculturato. Un esempio di tale concezione è l’approccio dialogico di Marco Minucio Felice (Octavius), la percezione dei semi del Logos nelle culture nell’opera di san Giustino (le Apologie)e l’approccio di adattamento e di interculturazione con le grandi culture dell’estremo Oriente.

Dopo la riflessione di carattere storico e analitico, il libro espone e vaglia le attuali teorie della missione nei nostri tempi caratterizzate da diversità dovute a loro volta alle sensibilità delle varie confessioni. Lo spettro della considerazione va dalle teorie e dalla prassi del luteranesimo classico fino al pentecostalismo, in area protestante, e considera la visione e la prassi cattolica germogliata soprattutto intorno al Concilio Vaticano II.

L’ultimo capitolo di questa seconda parte del libro è dedicato al volto artistico della missione e al volto missionario dell’arte. In un periodo in cui ricorre il 500 anniversario della cappella Sistina è alquanto opportuno riflettere sulla portata e sull’intenzionalità missionaria immanente nell’arte non solo figurativa, ma anche letteraria, teatrale, cinematografica, etc.

Missione come interculturazione

La terza e ultima parte del libro verte sulle Dimensioni interculturali della missione e studia in un approccio storico e analitico tre aspetti fondamentali per qualsiasi processo missionario:

Il primo aspetto è quello
linguistico decisivo per la comunicazione e l’accoglienza dell’Evangelium. L’autore illustra alcuni esempi della traduzione della Bibbia (come non menzionare la Vulgata – traduzione della Bibbia in latino – commissionata da Papa Damaso I a Girolamo!) o la traduzione-traslazione del Diatessaron effettuata da Taziano, già alla fine del II d.C. in siriaco, come armonia dei quattro Vangeli. E in seguito la pešitta, la traduzione «semplice» di tutta la Bibbia in siriaco fatta nel V secolo, giungendo alla controversia della traduzione in lingue volgari nell’epoca moderna, e la traduzione di Lutero, etc.

Il secondo aspetto è quello dell’esplorazione dei vari mondi del sapere scientifico, artigianale, la promozione culturale. Questa complessa evoluzione è studiata nel suo incipit e nella sua influenza religiosa con i vari effetti di globalizzazione e comunicazione che apporta.

Il terzo aspetto è quello più attuale ora: la dimensione dell’incontro delle religioni. Sievernich esamina l’atteggiamento missionario cristiano nei confronti delle varie religioni che cammina dalla coercizione alla tolleranza e al dialogo. Così l’autore considera le varie istanze dialogiche del cristianesimo con i grandi monoteismi – ebraismo e islam – e con le altre religioni mondiali.

Il libro di Sievernich costituisce editorialmente il terzo anello della trilogia missiologica realizzata dalla Queriniana in collaborazione con Cuore Amico, associazione bresciana di volontariato a sostegno del mondo missionario (gli altri due volumi, sono i numeri 109 e 148 della collana Biblioteca di Teologia Contemporanea). Esso costituisce in sé un’ottima panoramica sulla storia, la teologia le luci e le ombre della missione cristiana.

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È possibile acquistare il libro sul seguente link:
http://www.amazon.it/La-missione-cristiana-Storia-presente/dp/8839904603/ref=sr_1_4?ie=UTF8&qid=1351765903&sr=8-4&tag=zenilmonvisda-21

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ZENIT Staff

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