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La misericordia si fonda sulla stima

Stima e fiducia alla base di ogni azione che vuole alimentare speranza: questo il tema del convegno dell’Associazione Italiana di Pastorale Sanitaria

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“La misericordia è un mistero così delicato, potente, diffuso, mite e garbato da risultare difficilmente descrivibile…”. Don Giovanni Cesare Pagazzi, aprendo i lavori del XXIII convegno dell’Associazione Italiana di Pastorale Sanitaria, approccia il tema con grande prudenza, ma poi offre una chiave di lettura che contestualizza perfettamente il tema del Giubileo con le istanze del mondo sanitario.
Tutto ruota intorno al “significato” della misericordia che il teologo ricostruisce attraverso la descrizione che di Dio fa Gesù: «Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose.
Trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra» (Mt 13,45-46). «Il Signore rivela che Dio si comporta verso il mondo come un gioielliere, in cerca di perle e gemme, appunto. Soprattutto, Egli è capace di scovarle là dove nessuno le cercherebbe, tant’è che scopre tesori nascosti perfino nella terra, in un ambiente certo fertile, ma anche sporco e sporcante.
La terra nutre, ma è anche sporca; è una mistura di polvere, letame e chissà quanti esseri viventi (foglie, alberi, insetti, altri animali…) morti e decomposti. Dio non teme di frugare perfino in questo luogo così imbrattante  repellente, pur di scoprire tesori e perle preziose». È dunque la stima il tratto regale e ospitale della misericordia: «La stima – ha spiegato ieri pomeriggio Pagazzi – è la capacità di cogliere un valore che merita di pagare prezzo.
Tra le cose incomprensibilmente belle di Dio, un aspetto che lascia a bocca aperta, senza fiato, è proprio la sua stima nei riguardi del mondo. Egli non lo riempie di benefici come un riccone aiuterebbe un poveraccio, ma si comporta come un intenditore d’arte, disposto a pagare un prezzo altissimo, anzi il più alto pur di non lasciarsi scappare ciò che egli ritiene un capolavoro, anche se agli occhi di molti è solo uno sgorbio. Dio cerca insistentemente la perla nell’ingiusto, nel mio nemico, perfino in me.
E chiede a ciascuno di fare altrettanto. Amare come Dio, non significa innanzitutto donare, perdonare, servire, aiutare; ma stimare. Accorgersi che in ciascuno (anche in quello che somiglia alla terra che imbratta) si trova qualcosa di stimabile e quindi meritevole del prezzo del mio dono, del mio perdono, del mio servizio, del mio aiuto. Se non nascono dalla stima – altro nome della misericordia – perfino queste azioni magnifiche possono camuffarsi in armi.
Se qualcuno si sentirà davvero raggiunto da fedele, immutabile stima, sarà liberato dal senso di credito e dalla paura che espone alle colpe». Il convegno è stato preceduto da una messa giubilare presieduta da monsignor Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi, e dal saluto del presidente Aipas, Giovanni Cervellera. 
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Paolo Accomo

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