La minaccia e il danno sociale in uso nelle Sètte

A chi abbandona spettano livelli discriminanti di ostracismo

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E’ vero che l’interesse primario che ha indotto il “buon pastore” Mons. Giovanni Marinelli a fondare nel 1987 l’Associazione del GRIS (Gruppo diRicerca eInformazione sulleSètte; oggi corretto conSocio-religiosa) è stato quello apologetico nei confronti delle verità della fede, insidiata da Sètte e MRA (Movimenti Religiosi Alternativi). Ma il danno alla fede dei nostri fratelli e di chiunque aderisca a gruppi sedicenti religiosi che non si fondano sulla verità, soprattutto se si basano su una deformazione del messaggio biblico, non è mai stato disgiunto dalla preoccupazione accorata del danno sociale a cui le vittime delle sette vanno incontro.

Abbiamo accennato, ad esempio, al danno circa l’avvenire dei giovani, demotivati dall’intraprendere gli “studi superiori” e una carriera dalla convinzione millenarista dei Testimoni di Geova che inculcano una fine del mondo, tanto prossima quanto illusoria. (Cf ZENIT del 16 giugno 2013). Ora ne indicheremo un altro di estrema gravità: l’isolamento sociale da ex compagni del movimento e da parenti e familiari che raggiunge i livelli discriminanti dell’ostracismo.

Regole legittime e steccati costrittivi della libertà

Anche nel caso in cui il fondatore di una Sètta sia in buona fede, cioè motivato da una ricerca della verità e/o di una spiritualità che ritiene di non aver trovato nelle Chiese storiche, di regola il nuovo gruppo-movimento-denominazione da lui fondato si dà delle regole drastiche, pone degli steccati, dei fattori di controllo, di intimidazione ecc… per mantenere all’interno i suoi adepti e per recuperarli all’obbedienza.

Abbiamo già accennato al controllo del linguaggio, delle informazioni, delle emozioni ecc… che avverte subito i dirigenti se qualcosa di nuovo, se un virus del dissenso, della critica, di “verità” diverse da quelle coltivate nel gruppo, è penetrato nei membri. E sono note le varie “terapie” messe in atto per dissuadere dalla libera ricerca e divulgazione di idee che potrebbero minare alla base la compattezza e la devozione obedienziale dei membri ai quali, sin dall’inizio, è stato richiesto di dismettere le loro precedenti convinzioni e il precedente modo di ragionare e valutare le cose.

E’ vero che, se mantenuta entro certi limiti, tale “tutela” dell’ordine interno è legittima, ed infatti la troviamo presente negli stessi regolamenti e statuti che ogni gruppo religioso e Chiesa si dà e ai quali si torna quando occorre ristabilirsi da deviazioni, stanchezze e rilassamenti. Anche la Chiesa ha, come ogni organizzazione, il suo Diritto Canonico e una struttura giudiziale per la bisogna.

Diverso è il caso ove la costrizione che dette regole impongono travalichi il condizionamento socialmente accettato e violi i diritti della persona, tra i quali quello della libertà di parola, di critica, di associazione, di libertà nella scelta di una religione o del suo rifiuto. 

Vogliamo perciò avvertire chi rischia di lasciarsi affascinare da Movimenti religiosi Alternativi di una pratica che si ritrova costantemente applicata, con maggiore o minore severità, in tali gruppi e che è di una crudeltà atroce in quanto crea la separazione degli affetti, oltre  a violare il diritto costituzionale alla libertà religiosa: la pratica dell’ostracismo. 

L’ostracismo presso i Testimoni di Geova

Per avvalorare  questa denuncia con la dovuta documentazione prendiamo ancora una volta quello che la CEI stessa ha indicato come movimento emblematico di Sètta o MRA in Italia, il movimento dei Testimoni di Geova. (1) Molti conoscono i Testimoni di Geova a causa delle tristi notizie di cronaca, dove vengono periodicamente menzionate persone morte per essersi rifiutate di accettare le trasfusioni di sangue, emoterapie proibite anche nel caso di minorenni; ma sono in pochi a conoscere l’ostracismo che i Testimoni di Geova praticano verso coloro che hanno deciso di lasciare il loro gruppo religioso. Non si tratta di un intollerante comportamento di pochi affiliati, l’ostracismo è una regola imposta dai vertici di questo di questo movimento, rappresentato in Italia dalla “Congregazione cristiana dei Testimoni di Geova”.

Quale è la loro prassi al riguardo? Ecco una sintesi di quanto si legge nella letteratura di questa “Congregazione” riguardo alla pratica dell’ostracismo: «Se i figli sono maggiorenni, vi può essere una separazione e una rottura vera e propria dei vincoli familiari , perché i vincoli spirituali sono già spezzati». (2) «Il disassociato è espulso dalla congregazione, e la congregazione non ha nulla a che fare con lui. I membri della congregazione non gli stenderanno la mano dell’amicizia, e non gli diranno nemmeno “Ciao” o “Arrivederci”. Egli non è benvenuto nelle loro case». … «Benché colui che sbaglia non sia messo a morte, la scomunica di tale individuo è osservata e rispettata da tutti nella congregazione. … Perciò i membri della congregazione non si assoceranno al disassociato, né nella Sala del Regno, né altrove. Non converseranno con lui né mostreranno in alcun modo di notarlo. Se il disassociato tenta di parlare ad altri nella congregazione, essi dovranno allontanarsi da lui … colui che deliberatamente non rispetta la decisione [disciplinare] della congregazione rischia di essere a sua volta disassociato». (3) Quindi, chi decide, secondo coscienza, di continuare a mantenere rapporti sociali e familiari con gli ex membri, viene a sua volta sanzionato.

«Un ragazzo era disassociato da più di dieci anni, durante i quali i genitori e i quattro fratelli avevano, ‘cessato di mischiarsi’ in sua compagnia. A volte cercava di prendere parte alle attività della famiglia ma, lodevolmente, tutti i familiari erano decisi a non avere alcun contatto con lui. Dopo la sua riassociazione disse che la compagnia della famiglia gli era sempre mancata, specie di sera quando si ritrovava da solo. Ammise comunque che se i familiari avessero trascorso del tempo con lui, anche solo per brevi periodi, questo avrebbe soddisfatto il suo bisogno di stare in loro compagnia. Tuttavia, poiché la famiglia non aveva avuto alcun contatto con lui, l’ardente desiderio di stare con loro era diventato una delle ragioni che lo avevano indotto a ristabilire la sua relazione con Geova». (4)

(Le citazioni sono state tratte dal volantino distribuito durante la manifestazione organizzata da ex membri del movimento, e tenutasi  a Roma, P.za SS. Apostoli, il pomeriggio dell’8 giugno 2013. Per maggiori informazioni si veda http://www.infotdgeova.it/sanzioni/ostracismo4.php)

*** 

NOTE

1) Segretariato per l’ecumenismo e il dialogo della Conferenza Episcopale Italiana, L’impegno pastorale della Chiesa di fronte ai nuovi movimenti religiosi e alle sètte: nota pastorale, nn. 38-40, 1993;

2) La Torre di Guardia del 15 gennaio 1954, pag. 62;

3) La Torre di Guardia del 15 dicembre 1963, pagg. 760-762;

4) La Torre di Guardia del 15 aprile 2013, pag. 12.

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Sandro Leoni

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