Written in the sand "Just be"

Pixabay CC0

La metafisica aristotelico-tomista (Quarta parte)

1. L’ente

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

Aristotele e San Tommaso d’Aquino intendono la metafisica nello stesso modo: essa è la scienza dell’ente in quanto ente e di tutto ciò che gli appartiene.

Il concetto di ente è però diverso nei due filosofi, infatti per il primo ciò che è costitutivo dell’ente è la sostanza, mentre per il secondo è l’essere.

Scrive in proposito Mondin:

“San Tommaso apparentemente della metafisica dà la stessa definizione di Aristotele: ‘Metaphisica considerat ens et ea quae consequuntur ipsum’ (In Metaph. Proem.). Ma l’accordo è semplicemente apparente. Infatti se è pur vero che sia Aristotele sia san Tommaso concepiscono la metafisica come studio dell’ente in quanto tale il loro modo di intendere la reduplicativa in quanto ente è profondamente diversa. Infatti ciò che per Aristotele costituisce l’ente in quanto ente è la sostanza perché essa sola possiede l’entità in modo completo e autonomo. Così tutta l’indagine metafisica di Aristotele cammina in direzione della sostanza. Invece per san Tommaso ciò che costituisce l’ente in quanto ente è l’essere, poiché per definizione l’ente non è altro che ciò che possiede l’essere (id quod habet esse), ciò che partecipa all’essere (id quod partecipat esse)”.

In effetti, l’oggetto formale della metafisica di Aristotele è l’ente-sostanza, il quale sub-stat, sta sotto, quindi è il fondamento di tutti gli enti-accidenti, i quali ad-cidunt, cadono sopra la sostanza. Invece, l’oggetto formale della metafisica di San Tommaso è l’essere dell’ente, cioè il suo atto di essere, la sua esistenza.

Ambedue i filosofi concepiscono la metafisica come una scienza, nel significato che questo termine aveva nella filosofia greca, cioè come un’epistéme, un sapere incontrovertibile che implica uno “stare” (stéme) “su” (epi): una conoscenza stabile e indubitabile, assoluta, capace di resistere ad ogni forma di confutazione, a differenza della doxa, cioè dell’opinione, che può anche essere vera, ma non è capace di esibire le ragioni delle sue affermazioni.

Il punto di partenza dell’analisi metafisica è la realtà mondana, infatti gli enti indagati sono i fenomeni molteplici e divenienti che costituiscono il mondo.

Apparentemente la metafisica non differisce da qualunque altra scienza, perché ogni scienza è scienza dell’ente, perché una scienza del non-ente, cioè del niente è un assurdo. Ogni scienza studia l’ente secondo uno specifico punto di vista: la fisica studia l’ente in quanto naturale, la botanica in quanto vegetale, la zoologia in quanto animale, ecc., ma la metafisica studia l’ente in quanto ente, cioè analizza la realtà al livello più radicale poiché si chiede semplicemente “cos’è l’ente?” e cerca una risposta che sia la più esauriente possibile.

La metafisica, essendo lo studio dell’ente in quanto ente, è il fondamento di tutte le scienze perché i principi da essa evidenziati sono validi per tutte le forme di sapere,  essendo i principi che riguardano ogni ente, indipendentemente dai diversi campi di indagine studiati; in questo senso essa è la “filosofia prima” come sosteneva Aristotele, infatti il termine “metafisica”, come è noto, è stato usato per motivi redazionali.

Ogni scienza definisce il suo oggetto di indagine, ma ciò è impossibile per la metafisica perché il proprio oggetto, cioè l’ente, è indefinibile perché ogni definizione implica un genere prossimo e una differenza specifica; ad esempio, l’essere umano è definito dal genere prossimo “animale” e dalla differenza specifica “razionale”. L’ente, però, non può essere compreso né da un genere né da una specie, perché i concetti di genere e di specie presuppongono il concetto di ente, poiché il genere è ente e la specie è ente. Non c’è nulla che non sia ente, anche il concetto di nulla è un ente, infatti è qualcosa, anche se è un ente non reale ma logico, poiché significa negazione dell’essere.

L’ente non essendo inquadrabile in nessun genere e in nessuna specie è quindi indefinibile. Esso è, però, descrivibile, infatti esso significa semplicemente “ciò che è”.

Il concetto di ente è quindi composto da due significati distinti e connessi tra loro: “ciò che” e “è”.

Ciò che denota la cosa e l’essenza di questa, mentre l’è si riferisce all’esistenza o all’atto di essere della cosa.

Il concetto di ente è indefinibile perché è il più universale di tutti; anche il concetto di “definizione” è ente. Al di fuori dell’ente c’è solo il ni-ente o nulla.

La quinta parte uscirà sabato 24 ottobre. La terza parte è stata pubblicata sabato 11 ottobre 2015.

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

Maurizio Moscone

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione