La memoria e la pietà

Editoriale di mons. Vincenzo Bertolone, arcivescovo di Catanzaro-Squillace, pubblicato su “La Gazzetta del Sud” di domenica 20 ottobre

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Di seguito l’editoriale di mons. Vincenzo Bertolone, arcivescovo di Catanzaro-Squillace, pubblicato su “La Gazzetta del Sud” di domenica 20 ottobre.

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“Vedi Klaus, non si combina niente con l’odio. Ognuno deve distruggere in se stesso ciò che vorrebbe distruggere negli altri. Ogni atomo di odio che aggiungiamo al mondo lo rende più inospitale”. L’ebrea olandese Etty Hillesum, che sarebbe stata uccisa ad Auschwitz nel 1943 all’età di 29 anni, aveva commentato così per le strade di Amsterdam, con un suo amico vecchio militante comunista, le deportazioni iniziate nel 1941 in Olanda, come in altri paesi europei prima e dopo, dalla Wehrmacht fiancheggiata dalla Gestapo.

Sono riflessioni che mostrano il loro eterno valore, perché capaci di travalicare oggi il tempo, nelle piazze in cui i romani si oppongono alle esequie dell’ufficiale delle SS. Erich Priebke: i calci e gli sputi sul furgone contenente la bara  nello stesso giorno in cui la capitale, ai massimi livelli istituzionali, si stringeva accanto alla comunità ebraica (i “fratelli maggiori”) nel 70˚ anniversario della deportazione nei campi della morte. Priebke fu spietato esecutore sia di questa razzia, sia della strage delle Fosse ardeatine neanche sei mesi dopo. Egli non dimostrò mai pentimento, anzi difese con orgoglio il suo passato. Così ci conferma -in ultimo- anche il testamento, dove nega la Shoah e afferma di essere sempre stato fedele a Hitler e alla sua storia.

 In lui, ripeto, non c’è mai stato alcun segno di contrizione. Il sacramento della Penitenza, lungi dall’essere un semplice lavacro, un colpo di spugna passato sulla coscienza per renderla pulita, è parte integrante della storia e della dottrina  della Chiesa. Priebke ha scelto di essere consapevole testimone, interprete ed esecutore dell’apocalittico male che è stato il nazismo,  dell’immane crimine che è stata la Shoah e dell’ancor più abominevole delitto del negazionismo. È dunque comprensibile  perché le autorità religiose e civili di Roma abbiano deciso, autonomamente, ma in modo convergente, di non acconsentire ad alcuna pubblica celebrazione.

Non si tratta di una novità e neanche, cristianamente, di una mancanza di carità, bensì di una scelta dolorosa, saggia e caritatevole, tesa a prevenire la strumentalizzazione, religiosa e non solo, dei funerali aperti a tutti in Chiesa, esattamente come accade quando si dice no alle esequie solenni di un mafioso o di chiunque altro si ponga deliberatamente e persino provocatoriamente fuori e contro la Parola di Cristo ed il dettato evangelico. Tuttavia, vietare la celebrazione pubblica delle esequie non esclude né la sepoltura né le preghiere. Ogni uomo e ogni donna hanno diritto a essere sepolti. Anche Priebke, che desiderava essere sepolto accanto alla moglie in Argentina che, però,  non lo vuole, proprio , come la natìa Germania, che lo respinge.

Vale la pena il richiamo al diritto di sepoltura non per opportunismo, né per calcolo utilitaristico: i nazisti, a coronamento della loro atroce follia, hanno negato persino il minimo rispetto di una preghiera in suffragio delle vittime dei loro campi di sterminio. Ed hanno perso: non potevano vincere la sfida con la civiltà della vita e dell’amore, quella che si impara ai piedi della Croce. L’esempio turpe  dell’ideologia nazi deve rimanere confinato nelle pagine buie della storia: ogni uomo è colpevole di tutto il bene che non ha fatto. Gesù – l’ebreo – è venuto per questo: non meritavamo nulla. Egli, senza giudicarci, ci ha amato e perdonato. E ci ha insegnato a fare bene il bene. Lo scorderemo un’altra volta?

+ Vincenzo Bertolone

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Vincenzo Bertolone

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