La "Lumen Fidei" e l'arte (Ottava parte)

Rileggendo Paolo VI

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Nella Lumen Fidei e in generale per tutto il Magistero degli ultimi decenni, il pontificato di Paolo VI rimane un punto di riferimento inaggirabile, una sorta di tesoro dalla ricchezza mai del tutto scoperta ed esaurita.

Paolo VI ha amato molto l’arte e a lui si devono memorabili parole di riconciliazione tra la Chiesa e il mondo dell’arte, espresse nel discorso agli artisti, alla chiusura del Concilio Vaticano II: «Ora a voi tutti, artisti che siete innamorati della bellezza e che per essa lavorato: poeti e uomini di lettere, pittori, scultori, architetti, musicisti, gente di teatro e cineasti… A voi tutti la Chiesa del Concilio dice con la nostra voce: se voi siete gli amici della vera arte, voi siete nostri amici! Oggi come ieri la Chiesa ha bisogno di voi e si rivolge a voi. Essa vi dice con la nostra voce: non lasciate che si rompa un’alleanza tanto feconda! Non rifiutate di mettere il vostro talento al servizio della verità divina! Non chiudete il vostro spirito al soffio dello Spirito Santo!»[1].

Ma non tutti i suoi discorsi sono altrettanto noti e capita sovente di scoprire alcuni tesori meno noti e ancora ammirabili. Un bellissimo discorso fu tenuto da Paolo VI il 10 maggio 1969 alle allieve del Rosary College Pio XII.

È interessante l’occasione, ovvero l’incontro con una istituzione educativa specificatamente dedicata alla formazione artistica, un istituto di Belle Arti con sede nella secentesca Villa Schifanoia a Firenze (fino agli anni ’80). Sappiamo quanto il Concilio Vaticano II abbia espresso la necessità della formazione artistica: «I vescovi, o direttamente o per mezzo di sacerdoti idonei che conoscono e amano l’arte, si prendano cura degli artisti, allo scopo di formarli allo spirito dell’arte sacra e della sacra liturgia. Si raccomanda inoltre di istituire scuole o accademie di arte sacra per la formazione degli artisti, dove ciò sembrerà opportuno»[2].

Paolo VI nel discorso ricorda la genesi dell’Istituto:  «abbiamo visto sorgere l’istituzione, quando, a fianco e per incarico di Pio XII, seguimmo le fasi che portarono alla sua realizzazione», l’importanza del contesto: «nell’atmosfera unica e inesprimibile che si respira a Firenze»,  la completezza della formazione « dare una completa formazione artistica, a giovani nutriti agli insegnamenti più alti della grande arte del passato, e pur aperti alle nuove esperienze e sollecitazioni del tempo presente» e l’importanza del nesso tra arte e Cristianesimo « un centro irradiatore e formatore di cultura cristiana, per dare a voi le basi indispensabili per la vera fecondità dei vostri talenti artistici e della vostra vita spirituale».

Nel medesimo discorso, Paolo VI definisce l’ arte una “vocazione” e cita Pio XII:  «non occorre che spieghiamo a voi – che lo sentite in voi stessi, spesso come nobile tormento – uno dei caratteri essenziali dell’arte, il quale consiste in una certa intrinseca “ affinità ” dell’arte con la religione, che fa gli artisti in qualche modo interpreti delle infinite perfezioni di Dio, e particolarmente della sua bellezza e armonia. La funzione di ogni arte sta infatti nell’infrangere il recinto angusto e angoscioso del finito, in cui l’uomo è immerso, finché vive quaggiù, e nell’aprire come una finestra al suo spirito anelante verso l’infinito»[3].

Paolo VI sottolinea con forza l’importanza della “fede” nella vita dell’artista: «Voi comprendete di qui quale posto lo spirito, diciamo più chiaramente, la fede, debba avere nella vita dell’artista, di ogni artista: perché, se l’arte, secondo la scultoria definizione dantesca, è  “a Dio quasi nepote”, essa ha bisogno di avvicinarsi a Dio, di conoscerlo nelle fonti della Rivelazione, di amarlo nello sforzo costante di purificazione e di donazione, che il Cristianesimo propone attraverso il Vangelo. Non abbiamo perciò bisogno di ricordarvi quanto la fede aiuti l’artista, quando essa è veramente vissuta, nella pace del possesso pieno, come nell’inquietudine, e anche nel rischio che può comportare: dalla fede l’artista trova il continuo stimolo a superarsi, a esprimersi meglio, a fondere le sue esperienze in quelle magnifiche sintesi, di cui la storia dell’arte, nei suoi momenti più alti, ci ha dato gli incomparabili modelli».

I modelli di sintesi di arte e fede citati da Paolo VI sono vicini alle opere d’arte nominate nella Lumen Fidei, analizzati nel precedente nostro articolo[4]; infatti Paolo VI cita «le cattedrali romaniche, la Divina Commedia dell’Alighieri, il ciclo di Giotto agli Scrovegni, le vetrate gotiche, la Cappella Sistina di Michelangelo, col suo possente compendio della storia umana ricapitolata in Cristo, le Passioni di Bach, il Messia di Händel».

Si tratta di opere che realizzano pienamente la specificità e la ricchezza del “sistema d’arte cristiano”; i tratti di tale sistema, sono in qualche modo tratteggiati nel messaggio agli artisti del 1965: «Da lungo tempo la Chiesa ha fatto alleanza con voi. Voi avete edificato e decorato i suoi templi, celebrato i suoi dogmi, arricchito la sua liturgia. L’avete aiutata a tradurre il suo messaggio divino nel linguaggio delle forme e delle figure, a rendere comprensibile il mondo invisibile».

Il connubio arte e fede non è tuttavia facile per l’artista che voglia viverlo coerentemente; parlando ancora alle studentesse dell’Istituto d’Arte, Paolo VI afferma con chiarezza: «non è via facile, suppone fatica, lotta, andar controcorrente. Richiede soprattutto coerenza con la propria coscienza, generosità di vita cristiana, esercizio ascetico di virtù, rifiuto di compromessi morali, the non solo offendono la dignità, da Dio impressa in ciascuno di noi, creandoci a sua immagine e redimendoci in Cristo, ma talora possono anche soffocare lo zampillo interiore dell’ispirazione, che richiede sempre l’occhio limpido e l’anima pura».

E’ molto interessante la sottolineatura dell’aspetto morale delle virtù, indispensabile per un vero artista cristiano: “esercizio ascetico di virtù, rifiuto di compromessi morali”.

Anche il Concilio Vaticano II ha sottolineato il nesso tra arte e morale, soprattutto nella costituzione Inter Mirifica dove viene chiaramente argomentato  come l’arte debba rispondere all’ordine morale:

Poiché il moltiplicarsi di controversie su questo argomento non di rado trae origine da dottrine erronee in materia di etica e di estetica, il Concilio proclama che il primato dell’ordine morale oggettivo deve essere rispettato assolutamente da tutti. Questo ordine è il solo a superare e armonizzare tutte le diverse forme dell’attività umana, per quanto nobili esse siano, non eccettuata quella dell’arte. Solo l’ordine morale, infatti, investe l’uomo nella totalità del suo essere creatura di Dio dotata di intelligenza e chiamata ad un fine soprannaturale; e lo stesso ordine morale, se integralmente e fedelmente osservato, porta l’uomo a raggiungere la perfezione e la pienezza della felicità»[5].

Ed anche il già più volte citato messaggio agli artisti si concludeva proprio con un richiamo morale: «Questo mondo nel quale viviamo ha bisogno di bellezza per non sprofondare nella disperazione. La bellezza, come la verità, è ciò che infonde gioia al cuore degli uomini, è quel frutto prezioso che resiste al logorio del tempo, che unisce le generazioni e le fa comunicare nell’ammirazione. E questo grazie alle vostre mani… Che queste mani siano pure e disinteressate! Ricordatevi che siete i custodi della bellezza nel mondo: questo basti ad affrancarvi dai gusti effimeri e senza veri valori, a liberarvi dalla ricerca di espressioni stravaganti o malsane».

Ci tornano in mente le recenti parole di papa Francesco, il suo costante invito a liberarsi dalla mondanità, che  riscontriamo appunto in quei “gusti effimeri senza valori”, in quelle “espressioni stravaganti e malsane” che non confessano la Cro
ce di Cristo.

Rodolfo Papa, Esperto della XIII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, docente di Storia delle teorie estetiche, Pontificia Università Urbaniana, Artista, Storico dell’arte, Accademico Ordinario Pontificio. Website: www.rodolfopapa.it   Blog: http://rodolfopapa.blogspot.com   e.mail:  rodolfo_papa@infinito.it .

*

NOTE

[1] Chiusura del Concilio Vaticano II, Messaggio del santo padre Paolo VI  agli artisti,  8 dicembre 1965.

[2] Concilio Vaticano II, Costituzione Conciliare sulla Sacra Liturgia Sacrosanctum Concilium, 4 dicembre 1963, nn. 127 e 129.

[3] Pio XII , Discorsi e Radiomessaggi XIV, p. 49 (8 aprile 1952).

[4] Cfr. R. Papa, La “Lumen Fidei” e il sistema d’arte cristiano (Settima parte). Dante, Dostoevskij, Holbein, le cattedrali gotiche,  pubblicato su Zenit, 14 ottobre 2013,  http://www.zenit.org/it/articles/la-lumen-fidei-e-il-sistema-d-arte-cristiano-settima-parte

[5] Concilio Vaticano II, Decreto sugli strumenti di comunicazione sociale Inter mirifica (4 dicembre 1963), n. 6. Cfr. R. Papa, La “Lumen Fidei” e l'”Inter Mirifica” (sesta parte). L’enciclica di Papa Francesco e il decreto conciliare affermano la stretta connessione tra arte e verità, pubblicato su Zenit 30 settembre 2013: http://www.zenit.org/it/articles/la-lumen-fidei-e-l-inter-mirifica-sesta-parte; Arte e morale.la profonda attualità del Decreto Conciliare “Inter Mirifica”, pubblicato su Zenit il 17 dicembre 2012: http://www.zenit.org/it/articles/arte-e-morale; Ancora sull’attualità del Decreto Conciliare “Inter Mirifica”, pubblicato su Zenit il 7 gennaio 2013: http://www.zenit.org/it/articles/ancora-sull-attualita-del-decreto-conciliare-inter-mirifica.

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Rodolfo Papa

Rodolfo Papa è presidente dell'Accademia Urbana delle Arti / Sito internet: www.rodolfopapa.it ; Blog:http://rodolfopapa.blogspot.com ; e.mail: rodolfo_papa@infinito.it .

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