La libertà religiosa è il cuore della convivenza civile

Ambasciatori di paesi afro-asiatici a confronto con il ministro degli esteri Frattini

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di Luca Marcolivio

RIMINI, venerdì, 27 agosto 2010 (ZENIT.org).- La libertà religiosa non è soltanto la manifestazione di un diritto ma soprattutto l’espressione dell’esigenza di senso nella vita. Per sua natura essa è diametralmente opposta al fondamentalismo e, al contrario, può diventare uno strumento per migliorare la convivenza civile tra i popoli.

Libertà religiosa e responsabilità politica è il titolo della tavola rotonda tenutasi il 26 agosto al XXXI Meeting di Rimini. Moderato da Mario Mauro, europarlamentare e rappresentante della presidenza dell’OSCE contro razzismo, xenofobia e discriminazioni nei confronti dei cristiani, l’incontro ha visto la presenza del ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini e di vari rappresentanti politici e diplomatici di paesi europei, asiatici ed africani.

“Quando l’uomo ha un’apertura religiosa – ha esordito l’onorevole Mauro – il potere non può più controllarlo. La libertà religiosa ha una natura che contrappone al fondamentalismo”.

Difendere tale valore “significa mettersi in condizione di vivere una vita comunitaria in cui la ricerca sia volta agli stessi beni; questa condizione deve essere presente perché sia possibile parlare di democrazia, dev’essere il faro che illumina il Consiglio d’Europa”, ha aggiunto l’europarlamentare.

La piccola repubblica di San Marino è stato uno dei paesi che hanno preso le difese dell’Italia nel ricorso contro la sentenza della Corte Europea sul crocefisso. A tal proposito il segretario di stato sanmarinese, Antonella Mularoni, ha sottolineato la fiera appartenenza del proprio paese alle radici cristiane, le uniche basi sulle quali si possano costruire società solidali.

L’ambasciatrice del Pakistan in Italia, Tasnim Aslam, è stata accolta da un caloroso applauso dal pubblico del Meeting a sottolineare la vicinanza alla popolazione pakistana, recentemente colpita da uragani e inondazioni. La stessa Aslam ha lanciato l’appello a sostegno degli alluvionati suoi connazionali.

Sul tema della libertà religiosa l’ambasciatrice Aslam ha ricordato la frase del padre della patria pakistano Mohammed Ali Jinnah: Siate liberi di andare nei vostri luoghi di culto! Aggiungendo che, comunque, il Pakistan, nazione aderente all’ONU, aderisce “alla ben più antica Costituzione di Medina che garantisce la libertà di culto”.

La libertà religiosa è tutelata anche dalla Costituzione del Senegal, il cui ambasciatore in Italia, Babacar Carlos Mbaye, ha sottolineato che occorre “dissociare radicalmente la politica dalla religione per riaffermare la responsabilità dello Stato nella promozione e nella protezione della libertà religiosa dei cittadini”.

L’ambasciatore della Turchia presso la Santa Sede, Kenan Gursoy, ha esordito ricordando commosso l’amico monsignor Luigi Padovese, presidente della conferenza Episcopale Turca, assassinato alcuni mesi fa. “Padovese – ha detto l’ambasciatore turco – è stato l’esempio di una persona arrivata per diffondere la propria fede ma che ha dato amore a tutto il mondo turco, trovando molti nuovi amici”.

Non c’è tuttavia più “tempo per le lacrime”, ha aggiunto Gursoy e si rende necessario concretizzare gli ideali del defunto presule. “Ciascuno di noi deve partire dalla propria tradizione con i suoi valori impliciti. Abbiamo tradizioni diverse ma l’essere trascendente ci dà la stessa voce, la voce del cuore”.

Da parte sua il ministro degli Esteri della Nigeria, Salamatu Husseini Suleiman, ha sottolineato che il proprio paese, nel 2000, ha istituito un Consiglio interreligioso allo scopo di fare dialogare le due componenti religiose principali: la cristiana e la musulmana.

A tal proposito i fatti di sangue frutto del fanatismo islamico in Nigeria, secondo il ministro nigeriano, sono causati da “elementi marginali che creano disordine e si servono della violenza religiosa solo per perseguire scopi politici”.

Se il fondamentalismo è il principale nemico della libertà religiosa nei paesi afro-asiatici, in Europa il più grosso pericolo è costituito dal relativismo “nemico ancor peggiore” del fondamentalismo, secondo l’onorevole Mauro.

Di qui alla questione del crocifisso, il passo è breve. “La libertà di religione – ha affermato il ministro degli Esteri, Franco Frattini, non è una delle libertà ma è il cuore della convivenza civile perché è il diritto fondamentale della singola persona e garanzia dei valori fondanti della società”.

Soltanto non rinnegando le radici cristiane saremo in grado di costruire un’Europa forte nella sua identità storico-culturale. La parola chiave è dunque “nuovo umanesimo europeo”, ha sottolineato il ministro.

Tutto il contrario del laicismo espresso dalla sentenza di Strasburgo, la quale “ha creato una strana concezione dello Stato laico e della libertà religiosa. Proibire l’esposizione dei simboli cristiani nei luoghi pubblici significa ammettere che il fattore religioso è elemento di contrasto e non di amore”, ha aggiunto Frattini.

La religione può tuttavia essere utilizzata come strumento di odio, come avviene negli attentati suicidi, definiti dal capo della Farnesina “offesa non solo per le vittime ma per l’Islam stesso”. Frattini ha inoltre ribadito il diritto alla reciprocità: “Noi accogliamo chi non professa la nostra religione ma loro ci devono lasciar praticare la nostra nei loro territori”.

Frattini ha infine annunciato due risoluzioni che l’Italia pronuncerà nei prossimi mesi all’assemblea generale dell’ONU. La prima riguarda proprio la libertà religiosa, la seconda è contro le mutilazioni genitali femminili.

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ZENIT Staff

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