La liberazione dei due vescovi ortodossi: tra desiderio e realtà

Una trattativa positiva che non giunge a termine

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«La speranza viene a noi vestita di stracci affinché le confezioniamo un abito di festa» (Paul Ricoeur). Abbiamo sperato tanto per la liberazione dei due vescovi siriani rapiti lunedì 22 aprile. L’apprensione insostenibile per il loro sequestro e la reale difficoltà di comunicazione con molteplici fonti per accertarsi della notizia hanno condotto a sperare che i miraggi potessero abbeverare la nostra sete del buon esito.

Nell’istante in cui è stata pubblicata la notizia sul sito di Oeuvre d’Orient, ZENIT – Edizione Araba stava intervistando un sacerdote siriano di Aleppo (cf. Il diario di un curato di Aleppo). In pochi istanti abbiamo ricevuto varie comunicazioni e conferme dalla Siria dell’avvenuto rilascio. Il sito “Russia Alyawm” aveva diffuso anche dettagli forniti da fonti locali che affermavano che «delle autorità politiche e religiose sono intervenute sulla questione e hanno fatto pressione per liberare i due vescovi», e che dopo «faticose trattative» si era arrivati all’accordo di liberare i due presuli.

Verso le 23.20 di martedì 23 aprile, ZENIT è riuscita finalmente a mettersi in contatto con una fonte che collabora strettamente con il metropolita ortodosso di Aleppo, Mons. Boulos el-Yazgi. La fonte ha smentito la notizia della liberazione e ha dichiarato: «Vi è stata una grande confusione nella diffusione di notizie contrastanti […] perché qui [in Aleppo] le comunicazioni si interrompono sovente».

«Abbiamo tenuto a dirvi la verità sulla non avvenuta liberazione affinché il caso dei due vescovi rapiti non venga archiviato prematuramente» ha aggiunto. Alla domanda sullo status quo delle trattative, la fonte ha ribadito: «Nessuna novità in assoluto. I due vescovi non sono stati liberati e non abbiamo notizie precise sul luogo in cui si trovano».

A scanso di qualsiasi equivoco, il patriarca ortodosso di Antiochia e tutto l’Oriente, S.B. Mar Ignatius Zakka I e il patriarca siro-ortodosso di Antiochia e tutto l’Oriente, Mar Yuhanna Yazgi X, hanno rilasciato inoltre un comunicato ufficiale congiunto che presenta le circostanze del rapimento di lunedì.

I due vescovi, Mons. Gregorios Yuhanna Ibrahim e Mons. Boulos el-Yazgi, erano «sulla strada di ritorno ad Aleppo da una missione umanitaria». I due prelati erano probabilmente impegnati a trattare la liberazione di p. Michel Kayal, un giovanissimo sacerdote armeno e p. Maher Mahfuz, un sacerdote ortodosso, rapiti già il 9 febbraio 2013.

Nel loro comunicato i due patriarchi ribadiscono che i cristiani in Siria «sono una componente essenziale del tessuto dei popoli che vi appartengono. Essi soffrono con ogni sofferente». In particolare, il testo esorta a «rispettare la vita dei due fratelli rapiti» e a «desistere da tutti gli atti che disseminano divisione religiosa e confessionale tra i figli dell’unica nazione». I due patriarchi esprimono anche la loro comprensione per «la preoccupazione che appesantisce gli animi dei cristiani a causa di un tale evento» e li invitano alla pazienza e alla fiducia in Dio, ricordando che «la difesa della nostra terra avviene in primo luogo attraverso il perseverare in essa, e attraverso il lavorare a renderla una terra di amore e di pacifica convivenza».

Il comunicato non dimentica di rivolgere un accorato appello a tutto il mondo affinché si adoperi a «mettere fine al dramma che si svolge nell’amata Siria». I patriarchi Zakka e Yazgi invitano anche i connazionali musulmani a collaborare insieme e a rifiutare di usare gli esseri umani «sia come scudi umani nei combattimenti, sia come merce di scambio economico o politico».

Un invito è infine indirizzato agli stessi rapitori ricordando loro che i due presuli sono «apostoli dell’amore nel mondo», il cui calibro si misura non sono solo con le parole, ma con «il loro impegno religioso, sociale e nazionale». L’invito allora è quello di «collaborare affinché questa vicenda dolorosa venga gestita lontano da ogni violenza che serve soltanto ai nemici della nazione».

“… la nostra speranza è ancora vestita di stracci…” ma come recita l’aforisma pubblicato il 19 aprile da Mons. Gregorios Yohanna Ibrahim sulla sua pagina Facebook: «La speranza… è una piccola finestra, ma malgrado la sua piccolezza, essa apre orizzonti immensi sulla vita».

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Robert Cheaib

Docente di teologia presso varie università tra cui la Pontificia Università Gregoriana e l’Università Cattolica del Sacro Cuore. Svolge attività di conferenziere su varie tematiche che riguardano principalmente la pratica della preghiera, la mistica, l’ateismo, il rapporto tra fede e cultura e la vita di coppia. Gestisce un sito di divulgazione teologica www.theologhia.com. Tra le sue opere recenti: Un Dio umano. Primi passi nella fede cristiana (Edizioni san Paolo 2013); Alla presenza di Dio. Per una spiritualità incarnata (Il pozzo di Giacobbe 2015); Rahamim. Nelle viscere di Dio. Briciole di una teologia della misericordia (Tau Editrice 2015); Il gioco dell'amore. 10 passi verso la felicità di coppia (Tau Editrice 2016); Oltre la morte di Dio. La fede alla prova del dubbio (San Paolo 2017).

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