La legge di fine vita

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di Carlo Casini*


ROMA, domenica, 3 aprile 2011 (ZENIT.org).- La questione più attuale dei nostri tempi riguarda la legge di fine vita su cui la Camera dovrebbe votare nel mese di aprile. Ripetutamente il direttivo e le assemblee del Movimento per la Vita si sono espresse favorevolmente all’approvazione di una legge che non consenta il ripetersi di casi come quello che ha portato a morte Eluana Englaro e, più in generale, che non consenta qualsiasi forma di eutanasia, attiva o passiva, palese o moderata.

Questa sembra essere la linea seguita dalla quasi totalità del mondo cattolico, come è reso evidente dalle dichiarazioni del Cardinale Angelo Bagnasco, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, dal Cardinale Elio Sgreccia, dalla quasi totalità dei movimenti e delle associazioni facenti parte della galassia cristiana.

Personalmente ho dato un contributo a questa linea con un saggio comparso nel n. 5/2010 di “Medicina e Morale” il cui estratto è stato inviato a tutti i parlamentari, a tutti i Vescovi, ai Centri di Aiuto alla Vita e al Movimento Per la Vita Italiano.

In precedenza come MpV avevamo partecipato alla Campagna promossa da Scienza e Vita “Né eutanasia, né accanimento terapeutico” e “Liberi per vivere”. Abbiamo realizzato l’autonomo progetto “Heptavium”, diffuso i volumi “Testamento biologico quale autodeterminazione?” e “Eluana è tutti noi”, abbiamo seguito i lavori prima al Senato (opuscolo: “La legge sul fine vita”) e poi alla Camera (opuscolo: “La legge sul fine vita dopo il caso Englaro: un contributo di riflessione”) con alcuni messaggi di carattere tecnico-giuridico, “Inquadramento costituzionale e proposte”, inviati ai parlamentari.

Peraltro la fuoriuscita di Gianfranco Fini dal Popolo delle Libertà, le sue prese di posizione, la mobilitazione dei grandi media nazionali per ostacolare la legge ed anzi per propagandare l’inopportunità di qualsiasi legge rendono meno sicura l’approvazione di un testo che nella sostanza raccolga le nostre istanze. È perciò necessario che ci sia una unitaria e forte posizione del c.d. mondo cattolico e pro-life.

Credo opportuno che il MpV continui nella sua opera di consiglio e allargamento della conoscenza nei riguardi del dibattito legislativo e si esprima con un documento da rendere pubblico. Il dibattito sulla legge di fine vita è infatti ampio e complesso. Ripercorrerne tutti gli aspetti allungherebbe troppo questa mia riflessione. Rimando perciò all’estratto di “Medicina e Morale” dal titolo “Il dibattito sulle dichiarazioni anticipate di trattamento. Valutazioni e prospettive”.

Immagino, però, che nei prossimi giorni molti esponenti del MpV saranno chiamati a esprime opinioni o a partecipare a dibattiti, e per questo motivo è necessario conoscere la proposta di legge. Molti ne parlano senza nemmeno averla letta. Bisogna poi avere l’accortezza di non usare mai l’espressione “testamento biologico”. Le DAT sono esattamente il contrario del testamento biologico. L’essenza di quest’ultimo è la vincolatività: ciò che ha detto una persona quando era in stato di coscienza deve obbligatoriamente essere eseguito da tutti quando divenisse incapace. Viceversa le DAT, per definizione, non sono vincolanti. Questo è il discrimine tra ciò che non è accettabile e ciò che è accettabile.

Una seconda osservazione va fatta preliminarmente. Tutta la cultura radicale, abortista, sostenitrice di una idea corrotta di libertà e del diritto alla morte, favorevole all’eutanasia, preme affinché non si approvi la legge che ha raggiunto la soglia del voto finale alla Camera. Non è già questo fatto un’indicazione di quale deve essere la nostra scelta? È evidente che la legge disturba i progetti eutanasici. È piuttosto contraddittorio che qualcuno si batta insieme ai radicali, agli abortisti e ai fautori dell’eutanasia per ottenere il risultato che i nostri avversari desiderano.

Certamente alcuni rilievi critici su talune formulazioni della legge devono essere presi in considerazione al fine di proporre ed ottenere emendamenti migliorativi, ma si tratta di dettagli che non toccano il cuore della proposta Calabrò-Di Virgilio. Se essa sarà approvata sarà un passo avanti, non certo un passo indietro rispetto ad un ordinamento giuridico e ad una cultura che hanno fatto morire di fame e di sete Eluana Englaro.


* Carlo Casini è magistrato, Presidente della Commissione Affari Costituzionali del Parlamento Europeo e Presidente del Movimento per la Vita italiano.

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ZENIT Staff

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