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La grandezza dei piccoli

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio — Santi Angeli Custodi: Mt 18,1-5.10

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Lettura

Siamo all’inizio del discorso sulla comunità dei discepoli, il quarto dei cinque grandi discorsi che strutturano il Vangelo di Matteo. Il problema della preminenza (un problema di tutte le società e di tutti i tempi) era particolarmente sentito nella società giudaica del tempo; esso non poteva non avvertirsi anche nella nuova comunità religiosa che si raccoglieva attorno a Cristo. Il cristianesimo dà una riposta sconcertante: nel Regno dei Cieli la grandezza sta nella piccolezza, come la vera ricchezza sta nella povertà. San Francesco, l’infinitamente piccolo, ce lo insegna anche oggi.

Meditazione

Gesù comincia a parlare dopo aver posto al centro un bambino. È un gesto determinante e indicativo. È già una riposta chiara alla domanda dei discepoli. Non solo il gesto è indicativo ma la parola stessa “bambino”, che ricorre quattro volte, è usata per descrivere il discepolo. La risposta riguarda tutti coloro che decidono di seguire il Signore. I discepoli vengono invitati a “convertirsi”, che vuol dire “diventare come bambini”. Nel Vangelo di Matteo, scritto per le comunità provenienti dal Giudaismo, il bambino rappresenta chi si mette al seguito di Gesù. Ai “piccoli appartiene il regno dei cieli” (cfr. Mt 19,14). Al contrario dei sapienti e degli intelligenti, essi non rivendicano alcun diritto ma, appartenendo alla categoria dei poveri, sono raggiunti dalla rivelazione del Padre (cfr. Mt 11,25). Nel Regno la vera grandezza si raggiunge soltanto attraverso un processo esattamente opposto a quello che conduce alla gloria umana. Si tratta di un movimento di abbassamento (Mt 23,12) che nasce dalla coscienza di ciò che si è in realtà. Gesù sostiene che ogni aspirazione alla preminenza e agli onori costituisce un ostacolo insormontabile per l’accesso al regno messianico. La comunità che il discorso lascia intravvedere non è ideale: arrivismi, preoccupazioni di grandezza e di potere, cattivi esempi, trascuranza di fratelli più umili o dei peccatori, persino rivalità, risentimenti, odi, si riscontrano anche tra i seguaci di Cristo. La Parola di ogni giorno suggerisce sempre l’opportuno rimedio, facendoci rinunciare anche al nostro ragionamento, come i fanciulli. L’accoglienza, in termini concreti, è evitare di fare del male a qualcuno dei più deboli, di porre ostacoli e intralci alla loro fede, dando cattivo esempio e allontanandoli così da Cristo.

Preghiera

«O uomo, dal precetto impara che cosa tu devi avere, dal rimprovero impara che quello che non hai è colpa tua; dalla preghiera impara da dove tu puoi ricevere ciò che puoi avere» (Agostino, De correptione et gratia, 3,5).

Agire

Nella mia comunità o famiglia m’impegnerò a portare a termine un lavoro iniziato da tempo e che non si riesce a finire, o a fare una mansione che non va secondo le mie inclinazioni naturali.

Meditazione del giorno a cura di mons. Gerardo Antonazzo, vescovo di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it

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ZENIT Staff

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