La gioia del primo incontro di una famiglia adottiva

Perché paternità e maternità non sono solo un dato biologico…

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Il calo dei minori adottati nel 2014 in Italia e la diminuzione delle coppie disponibili ad adottare costituisce un fatto preoccupante, in quanto rappresenta una lenta ma progressiva erosione della cultura dell’accoglienza.

Testimoniare l’adozione è quasi una iniezione di fiducia e può suscitare il desiderio di tante famiglie che hanno l’intenzione di seguire altri percorsi dolorosi e tortuosi per giungere alla genitorialità, come la maternità in affitto e la procreazione in vitro.

Proprio per questa ragione è davvero proficuo parlare della gioia dell’incontro tra i genitori ed  i figli adottivi. Quel giorno è una data memorabile, che segna un nuovo inizio di vita senza dimenticare il passato.

I genitori hanno dovuto tribolare tanto nell’attesa che giungesse questo giorno. Essi hanno visto il loro cuore trapassato dalla spada della sterilità, hanno dovuto mortificare il loro desiderio di dare la vita biologica ad una nuova creatura umana, hanno vissuto le lunghe attese del percorso adottivo, ed hanno dovuto provare il loro animo con il fuoco della pazienza e della speranza.

I figli hanno vissuto l’afflizione dell’abbandono, l’angoscia dell’incertezza del futuro e la speranza di essere accolti da una nuova famiglia. La loro vita, già in tenera età, è stata segnata da indifferenze, violenze, precarietà e rifiuto.

Ma le due vie (quella dei genitori e dei figli adottivi), che apparentemente sembravano destinate ad un futuro di solitudine ed abbandono, cambiano il loro destino dentro quel misterioso disegno di amore che si chiama adozione.

Il momento in cui i genitori abbracciano i loro figli rappresenta il vertice di due cammini, che sfocia nell’inizio di un nuovo percorso di vita insieme. L’entusiasmo dei genitori sopperisce agli iniziali dubbi e alle naturali perplessità dei figli.

Sarà necessario un lungo cammino di conoscenza e fiducia reciproca, prima di stabilire un clima familiare fiducioso e armonioso. Ma la gioia del primo incontro costituirà quella memoria che darà forza e coraggio per tutte le sfide che si dovranno affrontare nella crescita familiare. È come se quell’abbraccio tra genitori e figli avesse acceso una fiamma di amore, di speranza, di pace e di gioia, che ha bisogno di continuo di essere alimentata.  

I genitori adottivi sono chiamati a spendere la loro vita consumandola lentamente per il bene del loro figli. E i figli sono chiamati a lasciarsi riscaldare dall’affetto e dalle attenzioni dei genitori. Il primo giorno, tutta la famiglia adottiva intuisce ed inizia a sperimentare la potenza del fuoco dell’amore, che è il grande protagonista della nuova vita insieme.

L’iniziare a conoscersi diventa per i genitori e figli un disillusionarsi dalla proiezione del padre, della madre e del figlio che ognuno si era formato nella propria mente. Il fuoco della fretta e della scarsa conoscenza reciproca, quando si avvicina troppo all’altro, invece di illuminare e riscaldare, produce scottature. Queste piccole incomprensioni fanno parte della grande realtà del primo incontro e rendono la vita della famiglia ancora più autentica.

I figli all’inizio, da un lato vogliono essere ricolmati di attenzioni e dall’altro  desiderano avere i loro tempi per abituarsi alla nuova famiglia. La memoria triste del passato vissuto dai figli non è certo una base solida per costruire il loro futuro. La paura dell’abbandono è quel vento contrario che cerca di spegnere quella fiammella di speranza.

Ma la gioia di quell’incontro pervaderà per sempre il cuore di quella famiglia e sarà sempre un segno di speranza nella vita futura.

Tante volte capiterà che la gioia di quell’incontro saprà contagiare le tristezze della vita quotidiana. Quella fiamma d’amore nata dalla scintilla dell’abbraccio tra genitori e figli adottivi, sarà capace di accendere il desiderio di maternità e di paternità adottive per tante donne e uomini.

La gioia del primo incontro della famiglia adottiva ricorderà al mondo intero che la maternità e la paternità non è solo una questione biologica o una necessità di prolungare la specie umana o di dare continuità alla propria discendenza carnale. La genitorialità è un dono concepito dal desiderio di accogliere chi è stato privato dalla vita di una padre e di una madre.

Ritornare al momento del primo amore, alla gioia del primo incontro, sarà utile per la famiglia adottiva a suscitare il desiderio di tanti uomini e donne che vedono la loro genitorialità vincolata soltanto alla discendenza carnale o alla tenera età dei bambini, perché ritengono impossibile diventare genitori di un bambino già grande.

Per quelle coppie che ritengono indispensabile considerare il figlio solo colui che ha gli stessi caratteri somatici dei genitori, oppure ritiene fondamentale avere vissuto con il figlio dai primi istanti della sua vita, la gioia di quel primo abbraccio (che traspare anche dopo tanti anni di vita insieme della famiglia adottiva) ha la forza di allargare il cuore di chi ritiene l’accoglienza dell’adozione un progetto estraneo dalla propria vita.

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Osvaldo Rinaldi

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