La Fraternità San Pio X disposta a dibattere sul Concilio Vaticano II

Comunicato di monsignor Fellay in risposta alla lettera del Papa

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MENZINGEN, venerdì, 13 marzo 2009 (ZENIT.org).- “La Fraternità Sacerdotale San Pio X assicura a Benedetto XVI la sua volontà di affrontare le questioni dottrinali considerate ‘necessarie’ dal Decreto del 21 gennaio”. Lo ha affermato il Superiore della Fraternità, il Vescovo Bernard Fellay, in risposta alla Lettera di Benedetto XVI ai Vescovi cattolici del mondo sulla remissione della scomunica ai presuli “lefebvriani”, resa pubblica questo giovedì dalla Santa Sede.

Fellay ringrazia il Papa per aver restituito, “dopo la recente valanga di proteste”, “il dibattito al livello a cui deve stare, quello della fede”, e concorda con lui sul fatto che la prima preoccupazione è la predicazione “nel nostro tempo in cui in vaste zone della terra la fede è nel pericolo di spegnersi come una fiamma che non trova più nutrimento”.

Allo stesso modo, ribadisce la sua volontà di affrontare il dialogo previsto dal Papa sulla questione del Concilio.

“Lungi dal voler fermare la Tradizione al 1962, desideriamo considerare il Concilio Vaticano II e l’insegnamento post-conciliare alla luce di questa Tradizione”, afferma il presule, “senza rotture e in uno sviluppo perfettamente omogeneo”.

Di seguito, offriamo la traduzione del testo del comunicato, il cui originale è in francese:

Comunicato del Superiore Generale della Fraternità Sacerdotale San Pio X

Papa Benedetto XVI ha indirizzato una Lettera ai Vescovi della Chiesa cattolica, datata 10 marzo 2009, in cui rende note le intenzioni che lo hanno portato all’importante passo rappresentato dal Decreto del 21 gennaio 2009.

Dopo la recente “valanga di proteste”, ringraziamo vivamente il Santo Padre per aver restituito il dibattito al livello a cui deve stare, quello della fede. Condividiamo pienamente la sua preoccupazione prioritaria per la predicazione “nel nostro tempo in cui in vaste zone della terra la fede è nel pericolo di spegnersi come una fiamma che non trova più nutrimento”.

La Chiesa attraversa, infatti, una grande crisi che potrà essere risolta solo con un ritorno integrale alla purezza della fede. Con Sant’Atanasio, professiamo che “Chiunque voglia essere salvato, deve prima di tutto mantenere la fede cattolica: colui che non la conserva integra ed inviolata andrà, senza dubbio, verso la sua rovina eterna” (simbolo Quicumque).

Lungi dal voler fermare la Tradizione al 1962, desideriamo considerare il Concilio Vaticano II e l’insegnamento post-conciliare alla luce di questa Tradizione che San Vincenzo di Lérins ha definito “ciò che tutti gli uomini hanno creduto in ogni tempo e ovunque” (Commonitorium), senza rotture e in uno sviluppo perfettamente omogeneo. E’ così che possiamo contribuire efficacemente all’evangelizzazione voluta dal Salvatore (cfr. Matteo 28,19-20).

La Fraternità Sacerdotale San Pio X assicura a Benedetto XVI la sua volontà di affrontare le questioni dottrinali considerate “necessarie” dal Decreto del 21 gennaio, con il desiderio di servire la Verità rivelata, che è la prima carità che bisogna manifestare a tutti gli uomini, cristiani o meno. Gli assicura anche la sua preghiera affinché la sua fede non si affievolisca e possa confermare tutti i suoi fratelli (cfr. Luca 22,32).

Poniamo questi dibattiti dottrinali sotto la protezione di Nostra Signora della Fiducia, con la sicurezza che ci otterrà la grazia di trasmettere fedelmente ciò che abbiamo ricevuto, “tradidi quod et accepi” (I Cor. 15,3).

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ZENIT Staff

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