La festa della "Medaglia Miracolosa"

La logica del Cielo capovolge i nostri criteri

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di padre Mario Piatti icms,
direttore del mensile “Maria di Fatima”

ROMA, martedì, 27 novembre 2012 (ZENIT.org) – Durante i mesi del suo Noviziato, trascorsi presso le Figlie della Carità, a Parigi, in Rue du Bac, Caterina Zoe Labouré, nel 1830, visse la straordinaria esperienza dell’incontro con la Madre di Dio. Giovane molto semplice, dalle basi culturali appena sufficienti, fu scelta dal Cielo per una missione universale: quella di diffondere nel mondo la devozione alla cosiddetta “Medaglia Miracolosa”.

Occorre sempre chiarire la natura e lo scopo delle “rivelazioni private”, che certamente non vanno confuse con “la Rivelazione”, unico e certo riferimento per la vita del credente e per la sua Salvezza. Né, d’altra parte, a causa di esagerazioni, del ricorrente rischio di fanatismi o di facilonerie, è lecito disprezzare questi particolari interventi celesti, che confermano e sostengono il cammino dei fedeli, aiutano a rinnovare la vita, nella luce di una genuina sapienza evangelica.

Sulla “Medaglia” si potrebbe dire e scrivere tanto: basta, in queste poche righe, cogliere solo qualche aspetto, che possa introdurci a una conoscenza più profonda del messaggio e degli avvenimenti legati a Rue du Bac.

La “Medaglia” raccoglie, in uno spazio tanto limitato, un ricco simbolismo, di Fede e di devozione. L’immagine della Vergine si presenta con le mani aperte, protese verso noi, suoi figli: da esse partono raggi di luce e di grazie che Ella intende continuamente riversare sulla umanità. Viene così riproposta, in un modo nuovo, originale, popolare e accessibile con facilità a tutti, la sua missione di mediatrice universale, perfettamente unita all’unico Mediatore, Cristo Signore.

Come afferma il Vaticano II, la nostra collaborazione non viene esclusa dall’unica mediazione di Cristo: anzi, essa è “contagiosa”, genera infinite forme e modalità di partecipazione. Tutto il Bene si origina dal Mistero del Verbo, che ci ha meritato, con la sua Incarnazione, la Salvezza. Nei “programmi” di Dio ognuno, a suo modo, è sollecitato a cooperare, a donare il suo apporto, vivo e originale.

La Vergine Maria, per la particolarissima vocazione ricevuta dal Cielo, ha un ruolo del tutto singolare, che la Chiesa fin dalle origini ha colto e valorizzato in modo speciale: Madre di Cristo, chiamata a essere Madre nostra, canale della Grazia, attraverso il suo generoso abbandono alla Volontà divina intercede per noi, si fa portavoce delle nostre richieste e delle nostre esigenze presso il Cuore del Figlio; e, al tempo stesso, a noi ripete l’invito rivolto un giorno, alle Nozze di Cana, ai servi: Fate quello che vi dirà.

La Grazia e le grazie non sono mai interventi “magici”, risolutori comodi e immediati dei tanti drammi che ci accompagnano. Dio agisce sempre in nostro favore: sollecita, provoca il Bene, concede un aiuto, ma perché cresca la nostra responsabilità e la nostra consapevolezza e sempre più diveniamo protagonisti del nostro destino.

A Santa Caterina Labouré la Vergine confida il suo materno dispiacere per le “grazie non chieste”, per i tanti doni di cui non può farci partecipi, proprio per la nostra tiepidezza e incostanza nel domandare. Essere figli significa invece fidarsi, bussare al suo Cuore Immacolato, non arrendersi mai di fronte alle prove e sperare al di là del “buon senso” e del comune sentire. Significa non temere mai di essere importuni, perché chi chiede ama e soprattutto sa di essere amato con predilezione da Maria Santissima.

La “Medaglia” riporta anche la famosa invocazione: “O Maria, concepita senza peccato, prega per noi che ricorriamo a te”. Agli albori del secolo che avrebbe visto, appena pochi decenni più tardi, nel 1854, la definizione del dogma della Immacolata, per opera del Beato Pio IX, Dio, attraverso una umilissima e semplice Consacrata, conferma quella verità di Fede, ponendo in stretto rapporto il privilegio ricevuto dalla Vergine con i benefici che da esso provengono.

Quasi a volerci suggerire: tu, che sei priva del contagio della colpa; tu che, sola tra tutte le creature, mai hai veduto il tuo spirito minimamente offuscato e ottenebrato dal male, prega per noi, intercedi per noi, non abbandonarci alla deriva dei nostri peccati, ma indicaci la sola Via di Salvezza – Cristo Signore – e ottienici la grazia di percorrerla con generosità. Prega per noi che tanto fatichiamo a vivere nella amicizia del Signore; “mostrati Madre”, rivela, ancora una volta, che tutti i doni di cui Dio ti ha colmata tu desideri ardentemente riversarli su di noi, per quanto immeritevoli siamo.       

Preludio della definizione del Dogma della Immacolata, la “Medaglia Miracolosa” è un tassello voluto da Dio per assicurarci della assoluta solidità di tale verità, per garantire e suggellare questo mistero.

La storia della “Medaglia”, con i numerosissimi attestati della sua efficacia –quale strumento umilissimo e prezioso di devozione e di amore- è come una corona infinita di carità, di tenerezza materna e di invito a una profonda conversione del cuore. E attesta come Dio capovolga sempre i nostri criteri, privilegiando – contro le nostre complicazioni, le nostre indifferenze e le nostre facili contestazioni – la via evangelica della umiltà, della confidenza e della semplicità.         

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ZENIT Staff

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