La fede: un atto "totale" che coinvolge tutto l'uomo

Intervista con padre Domenico Paoletti, preside della Facoltà Teologica “San Bonaventura”

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di Luca Marcolivio

ROMA, giovedì, 22 novembre 2012 (ZENIT.org) – Al termine del convegno La fede di Gesù e in Gesù, Padre Domenico Paoletti, preside della Facoltà Teologica “San Bonaventura” Seraphicum si è intrattenuto con ZENIT, per una conversazione di approfondimento sul tema della fede cristiana nel contesto specifico dell’Anno della Fede.

Un tema come quello della “fede di Gesù</em>” e della “fede in Gesù” può apparire da eruditi o da “addetti ai lavori” ma in realtà non è così…

Padre Paoletti: Infatti si tratta di un tema centrale della fede cristiana: noi crediamo in Gesù Cristo. Ieri sera abbiamo voluto indagare se Gesù fosse  o no un credente. Dal dibattito – in particolare dall’intervento del cardinale Angelo Amato – è emerso che quella di Gesù non è fede intesa come non conoscenza. Possiamo dire che Gesù si è affidato al Padre come paradigma della fede cristiana. Quello che ieri abbiamo ripreso è un tema centrale della nostra fede: Gesù come modello di vita cristiana, nel suo atteggiamento di fronte al Padre e a noi uomini. Il Figlio di Dio vive un totale abbandono che però vuol dire anche una misura alta della santità.

Quali iniziative sta intraprendendo il Seraphicum per l’Anno della Fede?

Padre Paoletti: Il convegno di ieri rientra proprio nelle iniziative per l’Anno della Fede: approfondire contenuti ed atti della fede. Seguiranno altri momenti accademici con seminari e incontri. Abbiamo anche organizzato alcuni pomeriggi con i residenti del territorio con conferenze sulla fede. È prevista anche la proiezione di un film che faccia riflettere sulla fede cristiana. E poi momenti di preghiera: la preghiera è fondamentale per alimentare la fede.

Come si inserisce lo spirito dell’Anno della Fede nell’ambito del carisma dell’Ordine Francescano?

Padre Paoletti: Per noi Francescani la fede è tutto. Lo stesso discorso vale per Francesco, un uomo che affascina anche i non credenti ma li affascina proprio in virtù del suo essere credente. Francesco non si spiega per il suo essere “ecologista” o “amico dei poveri”: quello è un aspetto consequenziale al suo essere cristiano. Nell’Anno della Fede siamo chiamati a verificare fino che punto siamo credenti. Il Santo Padre ci ricorda di non dare per scontata la nostra fede: siamo tutti quanti un po’ credenti e non credenti al tempo stesso. In questo anno di grazia, quindi, rimettiamo al centro la fede come atto “totale” che coinvolge tutto l’uomo: mente, cuore, volontà e anche i sensi.

Opere come quella di papa Benedetto XVI, del quale è appena uscito l’ultimo volume della trilogia sulla vita di Gesù, possono essere di sostegno alla nostra vita di fede?

Padre Paoletti: Il Santo Padre ha una straordinaria capacità di essere semplice e profondo. Il volume uscito ieri è di grande aiuto per i cristiani, presentandoci la figura completa di Gesù: storia e fede di Gesù che è l’unico Signore Salvatore. Questo Gesù che non va ridotto a un “buonista” o a un moralista ma è il Figlio di Dio e nostro Salvatore e che ha assunto tutta la nostra umanità, è morto in Croce ed è risorto. Il testo del Papa esprime l’infinito che si finito, la piccolezza in cui si rivela tutto l’amore di Dio. Gesù ci rivela Dio che è Amore e soltanto Amore, un Amore che si fa piccolo, povero obbediente, tutto per noi. Un Dio che è tutto e diventa dipendente fino a pendere dalla Croce per noi: siamo stati salvati da questa pendenza e di-pendenza dalla Croce. Nel suo ultimo libro il Papa richiama poi alla mangiatoia, alla greppia, dove si fa “mangiare” da noi, diventa nostro cibo: un altro paradosso dell’evento cristiano.

C’è, a suo avviso, un passo del Vangelo che più di altri è attinente con questo Anno della Fede e con le sfide del nostro tempo?

Padre Paoletti: il Vangelo è già in sé una grande sfida. Una delle frasi che rimangono più impresse è quando Pietro dice. “Signore da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna!” (Gv 6,68). La “vita eterna” richiama la pienezza di vita: siamo troppo curvati su di noi, scoraggiati. Monsignor Fisichella parlava di una ragione debole che provoca una fede debole. Dobbiamo riaprire gli orizzonti di Dio: la fede è l’eternità che Lui ci dona, che è tutto.

Per info: www.seraphicum.org

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ZENIT Staff

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