La fede nel mirino

Rapporto annuale critica il Governo USA

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di padre John Flynn, LC

ROMA, domenica, 16 maggio 2010 (ZENIT.org).- Il 29 aprile, la Commissione USA per la libertà religiosa internazionale (U.S. Commission on International Religious Freedom – USCIRF) ha pubblicato il suo rapporto annuale. Lo studio contiene, oltre ad una panoramica sulle violazioni, in molti Paesi, del diritto umano della libertà di culto, anche le raccomandazioni per il 2010 sulle nazioni che dovrebbero rientrare nella categoria dei “Paesi di particolare preoccupazione” (“countries of particular concern” – CPC).

L’USCIRF, che è una commissione indipendente del Governo, ha richiesto che 13 nazioni – Birmania, Cina, Corea del Nord, Eritrea, Iran, Iraq, Nigeria, Pakistan, Arabia saudita, Sudan, Turkmenistan, Uzbekistan, e Vietnam – siano considerate CPC.

Inoltre, l’USCIRF ha annunciato che i seguenti Paesi figurano nella Lista di attenzione (Watch List): Afghanistan, Bielorussia, Cuba, Egitto, India, Indonesia, Laos, Russia, Somalia, Tajikistan, Turchia e Venezuela. Si tratta di Stati che richiedono una stretta osservazione, per le violazioni alla libertà religiosa.

Il rapporto esprime anche una chiara insoddisfazione verso il Governo degli Stati Uniti. Nella presentazione del rapporto, il presidente della Commissione, Leonard Leo, ha detto che “La conclusione del rapporto è chiara: il nostro Governo deve fare di più”.

Secondo Leo, “la politica estera degli Stati Uniti sulla libertà religiosa sta mancando l’obiettivo”. In questo senso, ha stigmatizzato il fatto che dall’inizio della nuova Amministrazione, non è stato ancora nominato l’ambasciatore at-large per la libertà religiosa internazionale.

Con ancora maggiore senso critico, Leo ha osservato che dopo le dure parole in favore della libertà religiose, pronunciate dal presidente Obma nel suo discorso al Cairo, “i riferimenti del Presidente sulla libertà religiosa sono diventati rari”.

“Lo stesso vale per il segretario di Stato Clinton”, ha aggiunto Leo.

Leo ha riconosciuto che non è facile gestire la questione della libertà religiosa. Durante le missioni della Commissione in Paesi come Nigeria e Egitto, si è riscontrata una carenza di affidabilità, che consente ad alcuni di attaccare e persino uccidere impunemente coloro che dissentono dalla loro visione religiosa.

Ma è proprio per la gravità delle violazioni alla libertà religiosa che è essenziale che la politica estera USA si renda più efficace nello smascherare e sanzionare tali situazioni, ha insistito Leo.

Affidabilità

Il rapporto approfondisce i dettagli delle situazioni problematiche di molti Paesi. Riguardo le osservazioni di Leo sulla carenza di affidabilità, il rapporto ricorda che la Commissione ha visitato la Nigeria tre volte nell’ultimo anno.

Il rapporto riferisce di ondate incontrollate di violenza settaria. Sin dal 1999 sono stati uccisi almeno 12.000 nigeriani nell’ambito di una dozzina di incidenti, secondo l’USCIRF.

Sia cristiani che musulmani sono state vittima di aggressioni, ma finora nessuno è stato accusato e condannato nel corso di un decennio di violenze, sottolinea il rapporto.

Un altro Paese evidenziato dal rapporto è la Birmania, nota per avere la peggior pagella al mondo sul rispetto dei diritti umani. Le condizioni di libertà religiosa si sono deteriorate nell’ultimo anno secondo la Commissione, mentre il regime militare ha gravemente ristretto le possibilità di praticarla e ha controllato le attività di tutte le organizzazioni religiose.

Inoltre, il Governo ha vietato le attività protestanti non registrate e continuato a distruggere siti religiosi e a promuovere forzatamente le conversioni al Buddismo nelle aree di minoranza etnica.

In Cina il Governo ha continuato ad effettuare sistematiche violazioni della libertà di religione o di credo. Inoltre, nell’ultimo anno vi è stato un marcato deterioramento nelle zone dei buddisti tibetani e degli uiguri musulmani.

Le autorità cinesi hanno continuato la loro campagna contro i gruppi cristiani non registrati, con la chiusura di migliaia di chiese domestiche protestanti negli ultimi due anni. E non meno di 40 vescovi cattolici sono stati arrestati o sono scomparsi.

Tutte le attività religiose sono sottoposte a un severo quadro politico e giuridico, che impedisce lo svolgimento di molte attività la cui libertà è riconosciuta dal diritto internazionale in materia di diritti umani internazionali, tra cui alcuni trattati firmati e ratificati anche dalla stessa Cina, osserva il rapporto.

Paesi islamici

Un buon numero di Paesi che sono stati inseriti dall’USCIRF tra i CPC o nella Watch List sono di maggioranza musulmana. In Occidente, normalmente l’attenzione è rivolta alla persecuzione dei cristiani in quei Paesi, ma un fatto interessante evidenziato dalla Commissione è che nei Paesi a maggioranza musulmana spesso i governi si dedicano di più alla repressione della libera pratica dell’Islam.

Per quanto riguarda l’Iran, il Governo non solo ha continuato ad opprimere i bahai e i cristiani, ma anche i musulmani sufi. Secondo il rapporto, il dissenso musulmano è stato soggetto a crescenti abusi, tanto alcuni sono stati anche condannati a morte e persino uccisi, accusati del reato di moharabeh, ovvero di aver offeso Dio.

Similmente, in Iraq, il governo continua a tollerare gravi violazioni alla libertà di religione, e continuano a verificarsi attacchi e rapporti tesi tra sciiti e sunniti. Esiste anche una violenza motivata religiosamente, contro le donne e contro i musulmani che rifiutano certe interpretazioni restrittive dell’Islam.

In Arabia saudita il Governo continua a vietare ogni forma di espressione pubblica della religione oltre a quella dell’unica scuola sunnita riconosciuta e come interpretata dal Governo stesso. Questo è restrittivo non solo per i non musulmani, ma anche per i musulmani. Il rapporto afferma che i musulmani ismaeliti continuano a subire gravi discriminazioni e abusi a causa della loro identità religiosa.

Inoltre, il Governo sta continuano a perseguitare i dissidenti sciiti, compiendo numerosi arresti e carcerazioni. L’Arabia saudita continua a sostenere una strategia globale di promozione di una “ideologia estremista e in alcuni casi violenta contro gli altri musulmani e contro i non musulmani”.

Alcuni musulmani si trovano in simili condizioni anche in Afghanistan, secondo il rapporto. Per esempio, le autorità di Governo hanno sequestrato e distrutto una spedizione di libri religiosi sciiti provenienti dall’Iran, poiché contenevano interpretazioni dell’Islam ritenute offensive per la maggioranza sunnita.

Deterioramento

Ulteriori elementi a riprova del deterioramento della libertà religiosa nel mondo riguardano la situazione in Russia. La Commissione sostiene che vi sia stato un peggioramento in Russia a causa delle nuove politiche e delle nuove tendenze. Sotto questo profilo vi è l’uso, da parte del Governo, di normative estremiste contro gruppi religiosi che non sono soliti usare o promuovere violenza.

Il rapporto osserva anche un aumento nelle violazioni della libertà religiosa, da parte di agenti pubblici nazionali e locali, contro musulmani e gruppi considerati non tradizionali, attraverso l’applicazione di leggi come quelle sulle organizzazioni religiose e le organizzazioni non governative.

“Gli agenti russi continuano a descrivere certi gruppi religiosi o non religiosi come estranei alla cultura e alla società russa, contribuendo in questo modo ad un clima di intolleranza”, osserva la Commissione.

Il rapporto si concentra anche sulla situazione in Turchia, dove “gravi restrizioni alla libertà di religione o di credo continuano a verificarsi”. Non solo restrizioni contro la maggioranza sunnita, ma anche contro minoranze come quella cristiana.

Alle comunità non musulmane è negato il diritto di possedere p
roprietà, è vietato di formare il clero religioso e non è consentito di fornire una educazione religiosa.

In Egitto permangono gravi problemi di discriminazione, intolleranza e altre violazioni di diritti umani nei confronti di minoranze religiose, secondo il rapporto.

La Commissione osserva che durante lo scorso anno vi è stata un’ondata di violenza contro i cristiani copti ortodossi. Il Governo è accusato di non aver preso sufficienti misure per fermare la repressione e la discriminazione dei cristiani e di altri credenti.

Un altro Paese con gravi problemi è il Sudan. Secondo il rapporto, il Governo sudanese commette sistematiche violazioni della libertà religiosa. Sia i cristiani, che i musulmani che non seguono l’interpretazione ufficiale dell’Islam, sono bersagliati dalle autorità.

Purtroppo, per molti politici, siano essi in America o ovunque nel mondo, la libertà religiosa non è tra le loro priorità. È responsabilità di tutti i credenti di fare sentire la propria voce perché sia posto rimedio a questa trascuratezza.

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ZENIT Staff

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