La fede è "realmente" un incontro con Cristo

Vangelo della XXVIII Domenica del Tempo Ordinario

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di padre Angelo del Favero*

ROMA, giovedì, 11 ottobre 2012 (ZENIT.org).

Eb 4,12-13

La parola di Dio è viva, efficace…Non vi è creatura che possa nascondersi davanti a Dio, ma tutto è nudo e scoperto davanti agli occhi di colui al quale noi dobbiamo rendere conto.”.

Mc 10,17-30

In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: “Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?”.(…) Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: “Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!”. Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni. Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: “Quanto è difficile per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!”. I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: “Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! E’ più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio”. Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: “E chi può essere salvato?”. Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: “Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio””.

La fede cristiana è un incontro reale, una relazione con Gesù Cristo” (Sinodo dei Vescovi, Instrumentum laboris, n. 18).

Nel testo base del Sinodo sulla “nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana”, è affermato non solo che il centro della fede è il Signore nostro Gesù Cristo (n. 18), ma anche che il presupposto affinché “la liberazione e la salvezza portate dal Regno di Dio raggiungano la persona umana nelle sue dimensioni sia fisiche che spirituali” èl’incontro realecon Lui (n. 29).

L’annuncio sempre nuovo che da duemila anni libera e salva l’uomo, è questo: “Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità” (Gv 1,14). Perciò la fede cristiana è un incontro reale con Cristo, com’è vero che Cristo è stato ed è uno di noi. E’ il realismo dell’incarnazione.

Che una fanciulla concepisse un figlio rimanendo vergine, era cosa del tutto impossibile, ma ciò è avvenuto perché così si dimostrasse che “nulla è impossibile a Dio” (Lc 1,37).

Un’eco di queste parole angeliche a Maria, si trova in quelle con cui oggi Gesù risponde ai discepoli, sconcertati dalla sua affermazione: “E’ più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio”.  Precisa infatti il Signore: “Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio!” (Mc 10,27).

Non è solo il Vangelo di questa Domenica ad emanare il profumo dell’Annunciazione a Maria, ma anche le parole dei vescovi che ho citato all’inizio: “La fede cristiana è un incontro reale, una relazione con Gesù Cristo”. Infatti, nessuno potrà mai godere una relazione con Gesù Cristo paragonabile a quella di Maria, dalla quale il Figlio di Dio fu concepito, partorito, allattato, accarezzato, baciato, allevato ed accudito per trent’anni.

Maria ha creduto alle parole dell’angelo e Dio ha potuto trasferire in terra il suo Regno, inaugurandolo nella sua piccola casa di Nazaret.

E il Verbo è venuto ad abitare in mezzo a noi non solamente per donarci il suo Amore e la sua Vita, ma per fare dell’uomo stesso il regno preferito di Dio: questa è la dignità, il valore, la vocazione, la responsabilità e la felicità della vita umana.

Al riguardo, la Letteraagli Ebrei fa intendere che con lo stesso sguardo d’amore con il quale Gesù fissa oggi il giovane ricco, fin dalle origini del mondo il Padre contemplava ogni uomo nella sola immagine del suo Figlio, mediante il quale lo ha creato e rivestito di soprannaturale bellezza : “Non vi è creatura che possa nascondersi davanti a Dio, ma tutto è nudo e scoperto davanti agli occhi di Colui al quale noi dobbiamo rendere conto” (Eb 4,13).

Questo annuncio meraviglioso vale non solo per le persone ‘visibili’, ma anche per quelle ‘invisibili’, come i figli ancora nascosti nel grembo materno, in particolare quelli le cui dimensioni fisiche sono piccolissime, essendo appena concepiti.

Lo ricordo in riferimento all’auspicio sinodale che “la liberazione e la salvezza portate dal Regno di Dio raggiungano la persona umana nelle sue dimensioni sia fisiche che spirituali”.

Credo che queste parole sinodali potranno realizzarsi nella misura in cui l’enciclica “Evangelium vitae” del beato Giovanni Paolo IIsarà posta al cuore della nuova evangelizzazione.  

Sappiamo che centinaia di migliaia di persone vengono sterminate ogni anno in Italia con l’aborto e con l’iniqua tecnica della fecondazione artificiale: ognuno di questi piccoli ha la dignità infinita dei figli di Dio, predestinati all’incontro e alla relazione con Gesù Cristo.

L’aborto volontario non è solo “il più grande distruttore della pace” (beata Teresa di Calcutta), ma anche il più grande distruttore della fede, dato che: “il rifiuto della vita dell’uomo, nelle sue diverse forme, è realmente rifiuto di Cristo” (Enciclica Evangelium vitae, n. 104).

* Padre Angelo del Favero, cardiologo, nel 1978 ha co-fondato uno dei primi Centri di Aiuto alla Vita nei pressi del Duomo di Trento. E’ diventato carmelitano nel 1987. E’ stato ordinato sacerdote nel 1991 ed è stato Consigliere spirituale nel santuario di Tombetta, vicino a Verona. Attualmente si dedica alla spiritualità della vita nel convento Carmelitano di Bolzano, presso la parrocchia Madonna del Carmine.

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ZENIT Staff

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