La fede e la comunione non sono negoziabili

Secondo Salvatore Martinez, “responsabilità” e “correzione” sono il segreto per vivere in comunione all’interno di un movimento ecclesiale e per rendere “sante” le relazioni tra fratelli

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“Se non sei in comunione con un fratello devi piegare le ginocchia” perché “le relazioni tra fratelli devono essere sante”. Lo ha detto ieri Salvatore Martinez presidente nazionale del Rinnovamento nello Spirito nel corso della relazione programmatica della Conferenza nazionale animatori che si sta svolgendo a Rimini

Una relazione di apertura, dedicata ai 4500 animatori presenti al Palacongressi, che tocca tutti e ciascuno, uno per uno. “Responsabilità” nella sua dimensione tematica e spirituale è stata la parola chiave che  ha percorso l’intero intervento. Il richiamo al ruolo, per ricordarne il valore e ricordare il senso dell’impegno ad ogni grado.

“Il mio ministero – ha spiegato Martinez – è ecclesiale, nella massima espressione consentita. Di ciascuno di voi, del vostro operato, dei vostri sì e dei vostri no, rispondo dinanzi a Dio, al Papa, alla Chiesa nei suoi Pastori. A me è chiesto di farmi garante dell’unità interna, dell’identità carismatica del RnS, della sua diffusione in ogni contesto ecclesiale e sociale”.

In questo contesto ha precisato cosa significhi il verbo della “correzione. “La correzione – ha affermato – è un esercizio salvifico, significa “reggere insieme”, “governare”, “guidare rettamente”. È per questo che si lega indissolubilmente a un percorso di verifica del cammino del Rinnovamento: nella sua “identità”, “unità” e “carità”.

Il Presidente del RnS ha sostenuto che : “è l’azione del correggere a costare fatica e sofferenza mentre essere corretti, imparare a sottomettersi costituisce un punto d’onore”. Quello del correggere ed essere corretto è un atteggiamento necessario per un Movimento ecclesiale con una storia di quasi mezzo secolo e che da 17 anni è ufficialmente riconosciuto dalla CEI, quindi un Movimento con una lunga stagione di maturità ecclesiale ed impegno, che “si muove nella storia, cammina nella storia”.

Atteggiamento tanto necessario quanto difficile, come è difficile “rimanere nell’amore di Gesù”, perché “l’amore di Gesù è esigentissimo. È un amore esclusivo, geloso. Insopportabile se non ti arrendi davvero alla sua signoria e se non cambi modo di pensare, di vivere, di agire, di parlare, di stare con gli altri… Dio ha bisogno di un popolo forte”.

“E servono – ha aggiunto – guide forti, autorevoli, carismatiche, persone innamorate di Gesù.  Il fine che ci prefiggiamo non è la preghiera. Questa è il mezzo, è la formazione, è uno stile di vita, ma l’obiettivo da raggiungere, insieme, come Rinnovamento, è la nuova evangelizzazione”.

“Non serve una laurea per questo, – ha sottolineato – serve uno spirito di conversione permanente, serve abbracciare l’ideale del RnS in modo pieno” “Quando le nostre comunità, le nostre scelte, i nostri cammini accusano un deficit di comunione, un picco di estraneità, – ha rilavato Martinez – è perché abbiamo rotto la comunione con lui. La nostra comunione è un riflesso della comunione con Gesù, è una conseguenza. La differenza di età, di cultura, di razza, di ceto, di carismi, di carattere, di attese, finirebbe per dividerci. Il metodo è un altro: riconoscere la comunione. Questa è già data, possiamo solo romperla”.

È una comunione non negoziabile quella a cui richiama Salvatore Martinez, una comunione che non accetta di cedere il passo alle “chiacchiere” (condannate quotidianamente anche da Papa Francesco), perché “le relazioni tra fratelli devono essere sante”.

È una fede non negoziabile come ha ricordato il Papa, il 6 aprile a Santa Marta: “Quando avvengono difficoltà siamo coraggiosi come Pietro o un po’ tiepidi?”. “L’atteggiamento di fede è quella di un “Rinnovamento senza timore” ha affermato il Presidente richiamando ancora alle parole di Francesco (6 luglio scorso a Santa Marta): “E questo è il regno di Dio che Gesù predica. È un rinnovamento, un vero rinnovamento che è prima di tutto nel nostro cuore”.

 Alla luce di questo nuovo Pontificato, che si muove sulle tre parole del “camminare”, “costruire”, “confessare”, Martinez ha detto ai quadri del RnS: “si cammina insieme e ciascuno secondo il proprio ruolo, si costruisce attraverso la raccolta di energie e risorse, si confessa con una fede carismatica”.

Secondo il Presidente del RnS bisogna fare attenzione alle crisi di fede, che diventano crisi di relazione, crisi di fiducia negli altri quando, ad esempio, facciamo fatica a dare fiducia ai giovani o a riconoscere il dono degli anziani.

Il rischio è che quando “le debolezze si incancreniscono diventano peccati contro la comunione”. “E il Rinnovamento per i responsabili non può non implicare il rapporto con gli altri, la sottomissione agli altri” ha ammonito Martinez, ammettendo che “la comunione è una dottrina difficile e meravigliosa, tanto più esaltante quanto sfidante, tanto più necessaria quanto più carente, tanto più dono dello Spirito quanto più abbisogna di essere rinnovata”.

Altrimenti senza uno spirito comunitario non si potrà parlare di comunità, il che conduce a una “falsa idea di libertà”. Ecco un altro concetto rovesciato davanti ai nostri occhi: quello di “libertà”. “La libertà non è il contrario della comunione – ha asserito il Presidente. Non siamo liberi “da”, ma liberi “di”. Non libero “dal fare il bene”, ma “di fare il bene”. Non siamo liberi dai fratelli, dalle regole, dal bene che ci è chiesto di compiere, dall’obbedienza, dalla comunione”.

Certo anche l’uso della libertà non è semplice, così come non lo è l’esercizio di fedeltà e di appartenenza per un responsabile. A questo proposito Papa Francesco ha ricordato quale sia il segreto per chi esercita l’autorità: “adorare e servire”. L’adorare ci fa stare in comunione, ci aiuta a riscoprirla nel silenzio, nell’ascolto della preghiera. Servire vuol dire andare incontro all’altro, uscire fuori, donarsi, “non farci truffare dal diavolo che ci fa accomodare su una visione ottimistica del nostro egoismo. Se non costa – ha continua Martinez -, non è servire. Bisogna pagare il prezzo di questa libertà. Il dovere di servire è il dovere di non nascondere, di non tradire, di non fuggire, di compiere le opere, di “benedire e di bene fare”.

Il dovere è il grande ferito del RnS. Siamo “sepolcri imbiancati quando sappiamo cosa dobbiamo fare e non lo facciamo – ha spiegato il Presidente – quando graviamo gli altri di pesi e regole e non portiamo le attese e le speranze degli altri, sopportando un peso più grande degli altri. Il dovere è reso facile dall’amore di Dio, insopportabile dall’amore di sé”.

Martinez ha concluso auspicando che ci sia un “vero rinnovamento perché per la Chiesa è scoccata l’ora della carità. Non si può essere veri cristiani senza la carità; non si può essere veri carismatici senza carità fraterna. La carità è la prova della fede. È la prova della vera fede. Il primato di Pietro, in quanto custode della fede, è un primato di carità. Così vuole Gesù”.

“Siamo dentro un “cantiere”, la Chiesa, con due attività affidate a ciascuno di noi: costruire e ricostruire. C’è bisogno di chi lavori nel cantiere per l’espansione del Regno, con volontà e intelligenza; di un risveglio del carisma di maternità e paternità spirituale perché ci sia chi senta di dover consegnare una visione alle generazioni future”.

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Martina D'Onofrio

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