La fede cattolica a confronto con quella dei Testimoni di Geova (Prima parte)

Un’analisi apologetica e non polemica dei principi di fede della minoranza geovista, il secondo gruppo più diffuso in Italia e di proselitismo più insistente

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L’entusiasmo, pressoché universale, riscosso da Papa Francesco per il fatto di testimoniare la maternità della Chiesa, ci costringe a fare delle premesse alla trattazione in oggetto. Già dai commenti diversificati che circolano ci rendiamo conto che il mondo “laico” – ma anche quello dei cattolici “lontani” dalla coerenza nella vita di fede – nutre da questo Papa delle aspettative rivoluzionarie mal riposte.

Queste persone, che non hanno familiarità con la fede, non riescono a distinguere nella Chiesa l’aspetto istituzionale (dogmatico, sacramentale, gerarchico, divino e perciò irreformabile) da quello pastorale (dettato dallo scegliere, nelle situazioni storiche particolari, quale sia il modo migliore per guidare il popolo di Dio, che in prospettiva è tutta l’umanità). E quindi non immagina che, quanto al primo aspetto, la Chiesa non può sbagliare né cambiare, mentre nel secondo si possono dare sia degli errori di prospettiva che di scelte; sia l’equivoco da parte del gregge che non realizza che la pastorale non può mai essere scelta in rinnegamento della fede, in concreto contro la dogmatica e la morale.

Così, mentre per i cristiani adulti ed equilibrati è certo che il comportamento di Papa Francesco resta unito ed è perciò in continuità con la dottrina non solo dei precedenti immediati pontefici ma di tutta la Chiesa di sempre, il mondo “laico” suddetto aspetta e spera che vi sia discontinuità; e la più energica possibile, cioè di rottura e ripensamento.

In pratica si spera (e giudichi chi legge con quanta possibilità che avvenga!) che la Chiesa cessi di essere Mater et Magistra, e perfino, rinnegando aspetti dogmatici e di morale sostenuti finora, distrugga se stessa dichiarando – indirettamente ma in modo ineluttabilmente conseguente a tali cambiamenti – di non esserlo mai stata in passato, ma di riconoscersi (finalmente!) una semplice propagatrice di opinioni. Insomma si spera che si comporti come se il relativismo odierno – frutto della cultura laicista – non fosse quel tumore maligno che distrugge sia la propria che qualunque verità, ma il livello obbligato di conoscenza da lei stessa condiviso.

Ed è ovvio che, qualora ciò avvenisse, la Chiesa non avrebbe più alcuna voce in capitolo davanti al dilagante “così è se vi pare” che le si ritorcerebbe contro, con il risultato diametralmente opposto a quello sperato dalla nuova impostazione pastorale che è il risveglio della fede e la ricompattazione del popolo di Dio disperso dall’inquinamento delle idee secolariste.

Venendo alla nostra problematica

… essa non a caso viene iniziata in quest’Anno della Fede e durerà lungo il triennio A-B-C del Ciclo Liturgico. L’intento è quello di ricavarne primieramente una conoscenza delle ragioni della fede (come la Parola di Dio esige in 1Pt 3,15), insieme ad una adesione più entusiasta, appassionata e vissuta, del tesoro della rivelazione che la Chiesa deve custodire e trasmettere integralmente (cf. le Lettere a Timoteo e Tito).

Ci rendiamo conto che potremmo apparire sgraditi, in questa opera di confronto con la fede di una minoranza; una minoranza che però è emblematica di proposta di fede alternativa, (1) come ci ha indicato la CEI; è molto insidiosa quanto a potere di contagio per la fede cattolica; senza dimenticare che quello dei Testimoni di Geova è il secondo gruppo più diffuso in Italia e di proselitismo più insistente. Perciò preciseremo, e lo ribadiremo spesso per chi ci leggesse solo nelle puntate successive, che:

1) Non si tratta di attività polemica (= guerra) ma apologetica (= difesa). E, insieme alla difesa della verità biblica, si persegue quella delle persone che riceverebbero o hanno ricevuto già danno dall’errore. La verità, dice il Concilio, ha una sua forza dolce di persuasione e perciò non avrebbe bisogno di essere “difesa”. Di fatto però vanno difese le persone che possono essere impedite dal conoscerla, o perché sono affette da pregiudizi o perché culturalmente indifese ecc…;

2) Quindi l’oggetto della nostra cura (pastorale e non accademica) sono sia i nostri fratelli di fede, affinché non si lascino affascinare da miraggi illusori e, crescendo nella conoscenza, abbiano la libertà, se vogliono, di “comperare a scatola aperta”; sia gli stessi Testimoni di Geova che, quasi tutti ex cattolici in Italia, hanno, secondo noi, “comperato a scatola chiusa”; così da divenenire e continuare ad essere le prime vittime di una dottrina che non è biblica (nelle linee portanti) e che ha fatto loro scegliere il… surrogato barattandolo con il caffé che la Chiesa Cattolica aveva loro donato.

L’argomento è di una serietà estrema se si pensa che il geovismo (termine che useremo per indicare la dottrina) chiede al cattolico di: rinunciare al Dio trascendente e tripersonale per sostituirlo con un essere strutturato ad immagine somiglianza dell’uomo; rinunciare alla figliolanza adottiva con Dio (e all’eredità connessa, come dice S. Paolo); rinunciare alla presenza reale di Gesù nell’Eucaristia; rinunciare ad ogni sacramento, compresi quelli del Battesimo, della Eucaristia e della Riconciliazione; vivere sotto la spada di Damocle di un Armaghedon imminente; di conseguenza rinunciare a costruire un avvenire sociale per i figli spingendoli a diventare tutti predicatori per “evitare la colpa del sangue” e “raggiungere una condizione approvata davanti a Geova; vedere il mondo come un’accozzaglia di nemici governati da Satana e la propria Congregazione come una cittadella di “puri” con la sindrome dell’assedio; rinunciare alla Mamma celeste donataci da Gesù ecc… Tutti aspetti che lumeggeremo strada facendo.

Invero l’iniziale miraggio di diventare, gratuitamente, esperti biblisti e, a breve – data la perenne imminenza dell’Armaghedon distruttore – proprietari di villetta con ettari di terra su una terra diventata paradisiaca, viene pagato da chi accetta la fede geovista e a carissimo prezzo; non esclusi probabili tracolli economici e la perdita di affetti parentali, come la storia di tanti ex TG documenta.

Un metodo documentario

La Società Torre di Guardia (o Watchtower) dice di essere “teocratica”, ovvero governata e diretta da Dio. Di qui il suo assoluto accentramento. Nessun Testimone è autorizzato a pubblicare alcunché sulla sua fede (salvo qualche brevissimo articolo di giornale in difesa) e quindi ogni stampato (di cui daremo i titoli all’occasione) va ritenuto ufficiale in quanto proviene direttamente da Brooklyn ove il Movimento ha la sua Congregazione centrale, la Betel mondiale.

Poiché la Società ha scritto che “quelli di fuori” sono “sviati da Satana” e “scrivono per ingannare”, destituendo così di ogni valore gli stampati “del mondo”, noi per il nostro confronto critico useremo quasi esclusivamente gli stampati ufficiali della Watchtower che edita in inglese, ma cura personalmente anche la traduzione delle sue opere in italiano così da garantirci l’esatta trasmissione del suo pensiero.

Non persecuzione ma pubblica utilità

A chi obiettasse che fare un’opera critica della fede altrui sarebbe fare della persecuzione religiosa, rispondiamo che la parola “critica” non è da noi intesa come corrosiva e malevola denigrazione, ma nella valenza costruttiva che l’etimo ci ricorda. Dal greco krino che significa valutare, soppesare, vagliare, discernere con acribìa ecc…, la nostra critica svolgerà un’opera di confronto del geovismo con la fede cattolica per vedere se e quanto esso corrisponda o meno alla verità biblica che forma la base della fede di ogni cristiano. Ci accorgeremo allora che la condizione che la Bibbia sia capita come libro della Chiesa e da leggere in sintonia con essa, è la conditio sine qua non per non travisarla perdendone così quel tesoro di rivelazione divina proprio mentre si sta cercando di conoscerlo con esattezza. Di riflesso, dunque, ne avremo un approfondimento della
nostra fede.

E al Testimone che insistesse protestando che si sente comunque perseguitato da tale opera, ricorderemo che non è bene informato perché la Società Torre di Guardia ha scritto (per incoraggiare ovviamente i suoi proclamatori ma la cosa, per par condicio, è reversibile): “Dire e dimostrare [i corsivi sono nel testo – Ndr] che un’altra religione è falsa non è una forma di persecuzione religiosa per nessuno. Non è persecuzione religiosa il fatto che una persona informata smascheri pubblicamente una certa religione indicando che è falsa, permettendo così di vedere la differenza tra la religione falsa e la religione vera: (….) Smascherare pubblicamente la falsa religione… è un servizio di pubblica utilità, anziché persecuzione religiosa, ed è in relazione con la vita eterna e la felicità delle persone.” (Torre di Guardia 15/6/1964 p. 368).

* Cioè i Testimoni di Geova non sono come le Chiese storiche del protestantesimo, in dialogo e proficuo scambio teologico, biblico-culturale, caritativo, con la Chiesa Cattolica. Poiché la loro fede non ha nulla in comune con la fede che il cristianesimo richiede come comune denominatore. Essi si pongono purtroppo e propongono come fede diametralmente opposta alla nostra che considerano “apostata” dal cristianesimo (come vedremo a giorni mostrando in quanti punti il nostro Credo viene da loro rivisitato o negato nei vari articoli di fede che esso riassume).

[La seconda parte verrà pubblicata martedi 29 ottobre]

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Sandro Leoni

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