La famiglia non è un "luogo di battaglie ideologiche" ma una "grande risorsa"

Nel messaggio per la 49° Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, papa Francesco esorta la comunità cristiana a non lasciare soli i genitori nell’educazione dei figli all’utilizzo dei mezzi d’informazione

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A tre mesi dalla conclusione del Sinodo straordinario e a nove dalla convocazione dell’assemblea sinodale ordinaria, la famiglia è al centro della riflessione di papa Francesco nel suo messaggio per la 49° Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, che si celebra domani, memoria liturgica di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti.

Comunicare la famiglia: ambiente privilegiato dell’incontro nella gratuità dell’amore è il tema scelto dal Santo Padre per la Giornata Mondiale, in primo luogo perché è proprio la famiglia “il primo luogo dove impariamo a comunicare”.

Citando l’“icona evangelica” della visita di Maria a Santa Elisabetta (Lc 1,39-56), il Pontefice osserva come questo episodio mostri “un dialogo che si intreccia con il linguaggio del corpo”, come si evince dal sussulto del piccolo Giovanni Battista nel grembo della madre, al saluto di Maria.

“Esultare per la gioia dell’incontro è in un certo senso l’archetipo e il simbolo di ogni altra comunicazione, che impariamo ancora prima di venire al mondo”, al punto che il grembo materno diventa “la prima ‘scuola’ di comunicazione”, scrive il Papa.

È dunque proprio nell’utero, “ambiente protetto” e scandito dal “suono rassicurante del battito del cuore della mamma”, che il bambino inizia a “familiarizzare col mondo esterno”.

Quello tra madre e figlio è “un incontro pieno di promesse, è la nostra prima esperienza di comunicazione – prosegue il Santo Padre -. Ed è un’esperienza che ci accomuna tutti, perché ciascuno di noi è nato da una madre”.

Il secondo passaggio nell’apprendimento relazionale e comunicativo è, per l’appunto, la famiglia, dove diversi “generi” e “generazioni” comunicano “prima di tutto perché si accolgono a vicenda, perché tra loro esiste un vincolo”.

È nel contesto familiare che apprendiamo l’uso della “parola” e della “lingua materna” che non fanno altro che rinsaldare il legame con i propri cari. “Le parole non le inventiamo: le possiamo usare perché le abbiamo ricevute”, sottolinea il Papa.

“In famiglia si percepisce che altri ci hanno preceduto – prosegue – ci hanno messo nella condizione di esistere e di potere a nostra volta generare vita e fare qualcosa di buono e di bello. Possiamo dare perché abbiamo ricevuto, e questo circuito virtuoso sta al cuore della capacità della famiglia di comunicarsi e di comunicare; e, più in generale, è il paradigma di ogni comunicazione”.

La famiglia è tuttavia anche il contesto in cui si trasmette “quella forma fondamentale di comunicazione che è la preghiera”: appena nati spesso i genitori “affidano a Dio” i loro figli, poi, man mano che crescono, iniziano a recitare “insieme con loro semplici preghiere”. La famiglia diventa quindi il luogo privilegiato in cui si impara la “dimensione religiosa della comunicazione”.

In famiglia si sviluppa “la capacità di abbracciarsi, sostenersi, accompagnarsi, decifrare gli sguardi e i silenzi, ridere e piangere insieme, tra persone che non si sono scelte e tuttavia sono così importanti l’una per l’altra”, e si comprende “la comunicazione come scoperta e costruzione di prossimità”.

Così come la Chiesa è chiamata a ‘uscire da se stessa’, papa Francesco esorta le famiglie a fare altrettanto, ad “aprire le porte”, a “non rinchiudersi nei propri appartamenti”, andando “verso l’altro”.

La famiglia, quindi, “è viva se respira aprendosi oltre sé stessa” e riesce a comunicare il proprio “messaggio di vita e di comunione”, potendo “dare conforto e speranza alle famiglie più ferite, e far crescere la Chiesa stessa”.

Sperimentando “i limiti propri e altrui, i piccoli e grandi problemi della coesistenza, dell’andare d’accordo”, le persone vivono la famiglia come “scuola di perdono” ed il perdono è anch’esso “dinamica di comunicazione”. Inoltre, non esistendo alcuna “famiglia perfetta”, non bisogna avere “paura dell’imperfezione, della fragilità”, né “dei conflitti; bisogna imparare ad affrontarli in maniera costruttiva”.

Francesco menziona poi il caso delle “famiglie con figli segnati da una o più disabilità”, le quali hanno “tanto da insegnarci”: la disabilità di una persona può rappresentare “una tentazione a chiudersi” da parte dei suoi familiari, oppure, al contrario, “uno stimolo ad aprirsi, a condividere, a comunicare in modo inclusivo”, a diventare un volano di amore e di accoglienza.

In un mondo così contaminato dalla “zizzania”, dalle “chiacchiere” e dalla maldicenza”, la famiglia può diventare “una scuola di comunicazione come benedizione”, anche “là dove sembra prevalere l’inevitabilità dell’odio e della violenza, quando le famiglie sono separate tra loro da muri di pietra o dai muri non meno impenetrabili del pregiudizio e del risentimento”.

Un cenno viene fatto dal Papa ai “media più moderni”, che, se da un lato “possono ostacolare” la famiglia, “se diventano un modo di sottrarsi all’ascolto”, dall’altro “la possono favorire se aiutano a raccontare e condividere, a restare in contatto con i lontani, a ringraziare e chiedere perdono, a rendere sempre di nuovo possibile l’incontro”.

A tal proposito il Pontefice esorta la “comunità cristiana” a non lasciare soli i genitori, in quanto “primi educatori” anche nell’utilizzo dei mezzi di comunicazione, affiancandoli “perché sappiano insegnare ai figli a vivere nell’ambiente comunicativo secondo i criteri della dignità della persona umana e del bene comune”.

La principale sfida di oggi per le comunicazioni sociali è quindi quella di “reimparare a raccontare, non semplicemente a produrre e consumare informazione”, come spingono a fare “i potenti e preziosi mezzi della comunicazione contemporanea”.

Inoltre, sottolinea il Papa, l’informazione “troppo spesso semplifica, contrappone le differenze e le visioni diverse sollecitando a schierarsi per l’una o l’altra, anziché favorire uno sguardo d’insieme”.

In conclusione, Francesco ricorda che la famiglia “non è un oggetto sul quale si comunicano delle opinioni o un terreno sul quale combattere battaglie ideologiche, ma un ambiente in cui si impara a comunicare nella prossimità e un soggetto che comunica, una ‘comunità comunicante’”, in grado di “accompagnare, festeggiare e fruttificare”.

Va riconosciuto, quindi, che “la famiglia continua ad essere una grande risorsa, e non solo un problema o un’istituzione in crisi” o “un modello astratto da accettare o rifiutare, da difendere o attaccare”, come vogliono far credere certi media. Lungi dall’essere “un’ideologia di qualcuno contro qualcun altro”, la famiglia è piuttosto “il luogo dove tutti impariamo che cosa significa comunicare nell’amore ricevuto e donato”.

Della famiglia vanno testimoniate in primo luogo “la bellezza e la ricchezza del rapporto tra uomo e donna, e di quello tra genitori e figli”. Non si tratta di “difendere il passato” ma di lavorare “con pazienza e fiducia, in tutti gli ambienti che quotidianamente abitiamo, per costruire il futuro”, ha poi concluso il Papa.

Per leggere il testo completo si può cliccare qui.

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Luca Marcolivio

Roma, Italia Laurea in Scienze Politiche. Diploma di Specializzazione in Giornalismo. La Provincia Pavese. Radiocor - Il Sole 24 Ore. Il Giornale di Ostia. Ostia Oggi. Ostia Città (direttore). Eur Oggi. Messa e Meditazione. Sacerdos. Destra Italiana. Corrispondenza Romana. Radici Cristiane. Agenzia Sanitaria Italiana. L'Ottimista (direttore). Santini da Collezione (Hachette). I Santini della Madonna di Lourdes (McKay). Contro Garibaldi. Quello che a scuola non vi hanno raccontato (Vallecchi).

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